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Ddl prestazioni sanitarie. Donatori sangue a Schillaci: “Serve competenza a capo Centro nazionale sangue” 


In una lettera aperta al ministro Fidas, Civis, Fratres e Croce Rossa Italiana chiedono di riconsiderare l’emendamento che vuole modificare i requisiti per il ruolo di direttore del Cns: “Ha anche un ruolo di garante della salute pubblica e la sua direzione non può essere priva delle necessarie competenze tecnico-scientifiche”

18 DIC -

“Il Centro nazionale sangue (Cns) ha un ruolo cruciale nella gestione e nella sicurezza del Sistema trasfusionale italiano e quindi la sua direzione non può che essere affidata a professionisti di comprovata esperienza e competenza, capaci di interpretare le sfide scientifiche e operative con visione e responsabilità”.

È quanto si evidenzia in una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, da Giovanni Musso, presidente di Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue e coordinatore pro-tempore di Civis (Coordinamento interassociativo dei volontari italiani del sangue) insieme ai presidenti di Avis, Fratres e Croce Rossa Italiana per esprimere “profonda preoccupazione riguardo alla proposta di modifica” dei “requisiti per il ruolo di direttore del Cns, che amplierebbe la selezione anche a soggetti privi di competenze medico-scientifiche in ambito trasfusionale. Significa indebolire le fondamenta su cui si regge l’intero sistema trasfusionale del Paese”.

Il riferimento è, nello specifico, alla proposta di modifica dell’articolo 12, comma 3, della legge numero 219 del 21 ottobre 2005, contenuta in un emendamento al Ddl Prestazioni Sanitarie. “Una preoccupazione condivisa da oltre due milioni di donatori volontari di sangue ed emocomponenti”, si spiega nella lettera. L’emendamento, continuano gli esponenti di Civis, “rischia di ledere i diritti fondamentali di pazienti con patologie croniche e rappresenta un danno per la sanità pubblica”. Il Cns “ha anche un ruolo di garante della salute pubblica e la sua direzione non può essere priva delle necessarie competenze tecnico-scientifiche: una scelta, a nostro avviso, discutibile che rappresenta anche un rischio per l’intera collettività”.

“Chiediamo - afferma Musso - di riconsiderare il suddetto emendamento perché rimanga fermo il principio di una direzione medica del Cns con comprovata esperienza in ambito trasfusionale. Vogliamo ricordare che il sangue non è una merce, ma un dono prezioso che richiede competenza e rispetto. Una figura non adeguatamente specializzata significherebbe tradire questo fondamentale principio, mettendo a repentaglio un patrimonio costruito con la generosità di milioni di donatori volontari”.



18 dicembre 2024
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