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QS Edizioni - giovedì 28 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Sanitari e indennizzo delle ferie non godute, per la Corte di Giustizia UE non ci sono più scuse

immagine 28 novembre - La seconda pronuncia della Corte di Giustizia Europea su un caso italiano torna ad accendere le luci sul mare magnum di ferie maturate e non godute dai sanitari: la monetizzazione delle ferie è un diritto “che non può essere sottoposto a condizioni”.

Dopo lo sciopero nazionale dello scorso 20 novembre, mentre si mette in discussione la Manovra 2025 – considerata insufficiente nelle risorse investite per l’adeguamento dei contratti e il contrasto alle carenze di personale, nonché per la mancata detassazione della retribuzione – torna caldo anche il tema delle ferie non godute, da sempre tasto dolente di una sanità in costante affanno.

Nel 2024 la Corte di Giustizia europea si è pronunciata ben due volte sulla monetizzazione delle ferie non godute, intervenendo su due processi italiani e condannando pesantemente la giurisprudenza italiana e le Aziende per l’atteggiamento mostrato verso i dipendenti che la richiedevano.

Dopo la sentenza del 18 gennaio (C-218/22) è tornata a far discutere quella del 24/07/24 (C-689/22), che si oppone con forza alla cattiva interpretazione, fin troppo abusata secondo la CGUE, dell’art. 5 del DL 95/12, secondo cui “le ferie non godute del dipendente pubblico non sono in nessun caso monetizzabili”. Quest’ultima utilizzata come scudo dalle Aziende pubbliche – anche quelle Sanitarie – per portare i dipendenti a desistere dalla loro richiesta di indennizzo.

Il contenzioso della seconda pronuncia riguardava un dirigente pubblico che, dopo la pensione, reclamava il pagamento per le ferie maturate e non godute. Dopo il secco “no” dell’amministrazione della sua azienda, il caso è arrivato nelle mani del Giudice del lavoro che ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la valutazione pregiudiziale sulla corretta interpretazione delle disposizioni dell’articolo 31, paragrafo 2, della Carta e dell’articolo 7, paragrafo 2, della direttiva 2003/88, rispetto a disposizioni o prassi nazionali che - motivate dall’osservanza dei vincoli di finanza pubblica - prevedano la negazione di qualsiasi compensazione economica per le ferie non godute.

La Corte di Giustizia Europea ha rilevato una coincidenza sostanziale con la questione già risolta lo scorso 18 gennaio e ha confermato con un’ordinanza che l’interpretazione di diritto era la medesima: il dirigente aveva diritto all’indennizzo per le ferie non godute.

Il 2024 è stato un anno di svolta anche per le richieste di tanti medici e professionisti sanitari, ci racconta l’avvocato Francesco Del Rio di Consulcesi & Partners, che ha ottenuto oltre 300 mila euro di indennizzi per ferie maturate e non godute dai sanitari.

L’avvocato Del Rio parteciperà il prossimo 10 dicembre 2024 al webinar “Ferie non godute: la monetizzazione è un diritto. La pronuncia definitiva della Corte UE sull’Italia” organizzato da Consulcesi Club.

“Le due pronunce della Corte sono state una sveglia per la giurisprudenza italiana – conferma l’avvocato – da troppo tempo veniva negato un diritto che, per sua stessa costituzione, non può essere sottoposto a condizioni.

“La Corte ha precisato – prosegue – come, per la monetizzazione, sia richiesta, da un lato, la cessazione del rapporto di lavoro e, dall’altro, il mancato godimento delle ferie nel periodo di servizio, senza che sia possibile vincolare il diritto ad ulteriori condizioni non previste dalla normativa europea”. Dunque, anche se le dimissioni fossero state volontarie, o si trattasse di prepensionamento o congedo per malattia, la monetizzazione sarebbe comunque un diritto innegabile.

Il grande bagaglio di ferie non godute che pesa sui sanitari che lavorano nel Sistema Sanitario Nazionale ha origini antiche, ma post pandemia è andato ulteriormente ad accrescersi. La carenza di personale e le liste d’attesa sempre più lunghe costringono i dipendenti delle aziende sanitarie ad estendersi spesso oltre l’orario lavorativo e a dover rinunciare alle ferie per non aumentare le difficoltà dei colleghi.

Questa condizione rappresenta uno snodo cruciale proprio perché, come specifica ancora l’avvocato: “È obbligatorio che il datore di lavoro metta il lavoratore in condizione di usufruire delle ferie maturate in servizio, assicurandosene concretamente. Se necessario, dovrà quindi invitarlo formalmente a farlo, e nel contempo informarlo, in modo preciso e in tempo utile, del fatto che, se non ne fruisce, i giorni di ferie andranno persi al termine del periodo di riferimento e non potranno più essere sostituite da un’indennità finanziaria”.

“La perdita del diritto – aggiunge l’avvocato Del Rio – discende unicamente dal fatto che il lavoratore, deliberatamente e con piena cognizione delle conseguenze, si sia effettivamente astenuto dal fruire delle ferie annuali retribuite, dopo essere stato posto in condizione di goderle”. “L’onere della prova – continua – di aver esercitato tutta la diligenza necessaria perché il lavoratore potesse prendere le ferie spetta comunque e sempre al datore di lavoro e, nel caso di un’Azienda Sanitaria, viene spesso preso sottogamba proprio a causa delle carenze di personale”.

Prevede un aumento delle richieste alle Aziende Sanitarie da parte dei dipendenti? “A mio avviso, le richieste dovrebbero aumentare anche in ragione di una consapevolezza, auspicabilmente sempre maggiore, dei propri diritti da parte di coloro che, negli ultimi 10 anni, sono cessati dal rapporto di lavoro con le aziende pubbliche”

28 novembre 2024
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