Decreto Tariffe. Aisi: “Rischio collasso in numerose regioni dopo tagli indiscriminati”
“I tagli alle tariffe, ridotte mediamente del 30% e in alcuni casi fino all’80%, rendono impossibile coprire i costi di produzione delle prestazioni sanitarie,” spiega Karin Saccomanno, presidente dell’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti. Il DG Onesti: “Molte Regioni non avranno le risorse per compensare i tagli”. Appello a sostenere la petizione che chiede di annullare o sospendere il nuovo tariffario,
18 DIC - “La drastica riduzione delle tariffe previste dal nuovo Nomenclatore Tariffario per le prestazioni sanitarie rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema della sanità privata accreditata, con conseguenze gravissime sull’accesso alle cure, sull’occupazione e sulle disparità territoriali”. A lanciare l’allarme, in una nota, è l’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti (AISI), per voce della Presidente
Karin Saccomanno e del Direttore Generale
Giovanni Onesti.“I tagli alle tariffe, ridotte mediamente del 30% e in alcuni casi fino all’80%, rendono impossibile coprire i costi di produzione delle prestazioni sanitarie”, spiega il Presidente
Karin Saccomanno. “Molte strutture accreditate si troveranno a operare in perdita, e ciò mette in pericolo non solo la loro sopravvivenza, ma anche la capacità di garantire prestazioni essenziali a milioni di cittadini.”
I punti critici della situazione, secondo Aisi, riguardano, nel dettaglio:
• Tagli insostenibili alle tariffe: “Le nuove tariffe risultano inferiori ai costi reali di produzione, spingendo molte strutture a un pericoloso equilibrio economico negativo”.
• Rischio di chiusura e perdita di posti di lavoro: “La riduzione dei rimborsi compromette la stabilità finanziaria delle strutture accreditate, causando chiusure e un significativo impatto occupazionale nel settore sanitario”.
• Esaurimento precoce dei budget: “I fondi regionali, non adeguatamente incrementati per coprire il maggior numero di prestazioni introdotte dai nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), rischiano di esaurirsi rapidamente”.
• Disparità territoriali: “Le Regioni del Centro-Sud, già in difficoltà economica o in piano di rientro, non possono sopperire con risorse proprie, aggravando il divario nell’accesso ai servizi sanitari”.
“Non possiamo ignorare le conseguenze di questa misura”, incalza il DG
Giovanni Onesti. “Molte Regioni non avranno le risorse per compensare i tagli, e interi territori rischiano di rimanere scoperti. La sanità privata accreditata è una colonna portante del Servizio Sanitario Nazionale e contribuisce in modo fondamentale a ridurre le liste d’attesa. Mettere a rischio questa rete significa compromettere il diritto alla salute”.
L’Aisi porta anche due esempi concreti: Lombardia e Puglia. “La Lombardia – spiega l’associazione nella nota - rappresenta un caso emblematico: Guido Bertolaso, assessore al Welfare, ha espresso forte preoccupazione per il rischio di una perdita vicina a 1 miliardo di euro per il 2024. La Regione, per evitare il collasso, ha dovuto deliberare un incremento dei fondi con un impatto finanziario straordinario. Ma questa soluzione, come sottolinea AISI, “non è replicabile per le Regioni già in sofferenza economica”.
In Puglia, la situazione appare ancora più critica: “Il nuovo tariffario rischia di bloccare prestazioni fondamentali come la procreazione medicalmente assistita, la fisioterapia e gli screening neonatali. L’ANISAP Puglia, che rappresenta le strutture accreditate, ha già denunciato che ‘il 60% della domanda sanitaria regionale rischia di rimanere senza risposta’. Se il nuovo tariffario venisse applicato, molte cliniche private e laboratori d’analisi sarebbero costretti a chiudere, con un inevitabile aumento delle liste d’attesa e disagi per migliaia di pazienti”.
L’Aisi, dunque, si chiede: “Se la Ragioneria Generale dello Stato aveva stimato fondi sufficienti per coprire i nuovi LEA, perché è stato deciso di ridurre i rimborsi? Perché il Ministero della Salute non ha adottato un approccio più trasparente e inclusivo nella definizione delle nuove tariffe? È accettabile che un diritto costituzionalmente garantito, come quello alla salute, sia subordinato a logiche economiche così miopi?”.
L’Aisi, in qualità di componente dell’UAP (Unione nazionale degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata), invita quindi a sostenere la petizione avviata per chiedere la sospensione o l’annullamento del nuovo Nomenclatore Tariffario. La petizione, sostenuta già da migliaia di firme, invoca:
• L’adeguamento dei budget al fabbisogno reale del sistema sanitario.
• Una revisione delle tariffe che garantisca una remunerazione equa delle prestazioni.
• Un monitoraggio continuo degli impatti del nuovo tariffario per introdurre correttivi tempestivi.
“La salute dei cittadini non può essere sacrificata a logiche di risparmio indiscriminato e non dimentichiamo che il nuovo tariffario avrà ricadute anche sul pubblico perché beneficia degli stessi rimborsi. AISI continuerà a vigilare e a sostenere tutte le azioni necessarie per tutelare il diritto alla salute e garantire la sostenibilità delle migliaia di strutture sanitarie private”, concludono Saccomanno e Onesti.
18 dicembre 2024
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