13 dicembre -
Gentile Direttore,la Associazione Italiana di Psicologia (AIP) ha elaborato
un documento sugli aspetti psicologici ed etici dell’uso della triptorelina per sospendere lo sviluppo puberale fisiologico di adolescenti e preadolescenti in casi di disforia di genere, considerato che questa si accompagna non di rado a patologie psichiatriche, disturbi dell’emotività e del comportamento. L’uso del farmaco bloccante della pubertà è finalizzato a prolungare la fase di diagnosi e confermare o meno la stabilità della condizione.
Al fine di esprimere una posizione dell’AIP sulla tematica in discussione sono state consultate le fonti bibliografiche che riportano gli studi scientifici più recenti a livello internazionale; il documento ne riassume i risultati, con l’obiettivo di offrire una sintesi del dibattito scientifico e di elaborare una proposta che faccia avanzare il dibattito stesso in termini applicativi.
Riguardo agli approcci teorici si ritiene che vadano evitate radicalizzazioni che finiscono per richiamare posizioni ideologiche più che scientifiche, ed in particolare interpretazioni dello sviluppo infantile riferite a criteri generali di tipicità, senza tenere conto della complessità delle variabili coinvolte nei singoli casi e nei loro contesti familiari, culturali e sociali.
Quanto alle metodologie usate per le verifiche empiriche delle ipotesi, si dovrebbero utilizzare non soltanto criteri di Evidence-Based Medicine (EBM) ma anche quelli dell’Evidence-Based Practice in Psychology (EBPP) che comprendono sia l’evidenza empirica (propria dell’EBM), sia la valutazione clinica e la considerazione dei valori esistenziali dell’utente.
Appare indispensabile intraprendere studi di follow-up sulla salute mentale di adolescenti e preadolescenti esposti o meno al trattamento bloccante la pubertà, che devono necessariamente valutare anzitutto i costrutti personali – e la conseguente consapevolezza soggettiva – della costanza di genere e quelli subordinati della consistenza e stabilità di genere, ma anche tutti gli importanti fattori psicosociali di mediazione: appartenenza al gruppo dei pari, relazioni genitoriali e legami familiari, pressione di genere percepita, senso individuale di sicurezza determinato dai legami di attaccamento, ambiente socio-economico e culturale di provenienza, adozione di comportamenti a rischio, presenza di supporto psicoterapeutico e sociale.
Tale metodologia complessa si rende necessaria poiché gli esiti, sia della somministrazione delle sostanze bloccanti sia del non intervento, si integrano nella rete psicosociale dei soggetti, e la presenza/assenza e il peso relativo dei fattori di mediazione può far emergere differenze che sono invece oscurate nei dati aggregati tipici di molte delle ricerche considerate nelle rassegne.
La valutazione di efficacia comporta – per l’argomento in discussione – la necessità di un costante monitoraggio su base empirica dei singoli casi su cui si decide di intervenire, e di quelli, pure problematici, su cui si decide di non farlo, ipotizzando quali variabili intervenienti si prevede siano importanti e come interagiscono tra loro, e integrando poi altre variabili che dovessero emergere nel tempo. Questo monitoraggio va effettuato dalla già prevista équipe multi-professionale (che includa uno/a psicologo/a esperto/a in clinica dello sviluppo psicosociale). I dati raccolti per ciascun case-study dovrebbero essere inseriti in una banca dati omogenea e condivisa a livello nazionale, in modo da consentire un trattamento meta-analitico dei risultati, favorendo così procedure di ricerca attendibili e qualitativamente valide sul fenomeno in esame, che tengano in dovuto conto le dimensioni soggettive, relazionali e sociali delle parti coinvolte.
L’Associazione Italiana di Psicologia è disponibile a collaborare a questa ricerca multidisciplinare e multicentrica, che possa dare dei contributi scientifici alle decisioni su problemi complessi e controversi – oltre che eticamente delicati – come quello sull’uso dei farmaci bloccanti della pubertà.
Associazione Italiana di Psicologia