Silvestrini (Nursing Up): “Tre mila pensionamenti in vista solo tra gli infermieri. La Regione come pensa di rimpiazzarli?”
Il sindacalista chiede rassicurazioni alla Regione, anche in considerazione del legame tra carenza di personale e demansionamento. Per Silvestrini non è solo questione di dignità professionale. “Agli infermieri viene chiesto di svolgere attività improprie e questo va anche a discapito di quelle propriamente infermieristiche. Ma le cure infermieristiche perse hanno conseguenze sulla salute dei degenti e inevitabilmente incidono sull’aumento dei costi sanitari”.
di Endrius Salvalaggio
22 MAG - Nursing Up minaccia lo stato di agitazione contro le criticità legate al demansionamento e alla carenza di organico nelle varie Ulss venete. Durante la scorsa manifestazione svoltasi il 10 maggio scorso nella sede della Regione Veneto, nell’ambito della campagna promossa a livello nazionale dal sindacato, è stato consegnato all’assessore alla Salute,
Manuela Lanzarin, un documento che certifica il disagio di tanti professionisti e il segretario regionale
Guerrino Silvestrini evidenzia come siano numerosi gli infermieri che hanno deciso di scendere in campo per contestare la pratica del demansionamento a cui ogni giorno sono sottoposti da parte delle Ulss.
Dott. Silvestrini perché questa protesta?
Il nostro ordinamento prevede che gli infermieri vengano formati con dei corsi universitari: talvolta molti infermieri perseguono anche dei master, che però le Aziende Sanitarie di fatto non riconoscono. Accade sempre più frequentemente che il carico di lavoro gravi sempre più sugli Infermieri, considerata la carenza di personale di supporto, subendo un’inevitabile e costante dequalificazione quotidiana. Si tratta, infatti, in prevalenza di attività che non interessano propriamente l’assistenza diretta, la terapia o la cura alla persona, e comunque sono ben lungi dal poter essere qualificate come strumentali all’esercizio professionale infermieristico, mentre rientrano, esplicitamente, nell’elenco delle mansioni a cui è tenuto l’Operatore Socio Sanitario o il restante personale di supporto.
Cosa sta accadendo nello specifico alla categoria degli infermieri?
Accade che per razionalizzare la spesa le Aziende sanitarie non assumono a sufficienza personale -operatori sociosanitari- a supporto di quello infermieristico. A quest’ultimo gli è chiesto ogni giorno di svolgere attività improprie rispetto la sua professione, costringendolo talvolta a procrastinare le attività di cura e dando luogo così al fenomeno delle cosiddette “cure infermieristiche perse”, ossia quando un qualsiasi intervento infermieristico necessario al paziente viene omesso completamente, parzialmente o rimandato ad un altro momento rispetto a quanto pianificato, per mancanza di tempo.
Le cure infermieristiche perse rientrano, per definizione, nella fattispecie degli errori legati agli “atti di omissione” che, nonostante suscitino meno clamore perché difficili da riconoscere, rappresentano un grosso problema per la pratica clinica, hanno conseguenze sulla salute dei degenti e inevitabilmente incidono sull’aumento dei costi sanitari.
Cosa chiedete alla Regione Veneto?
Chiediamo l’assunzione di infermieri e del personale a supporto. Chiediamo di poter svolgere con professionalità il nostro lavoro, senza essere demansionati ogni giorno e o chiamati a svolgere attività che esulano dalla cura diretta al malato. Tra giugno ed agosto stimiamo che, anche in conseguenza del provvedimento “quota 100”, andranno in pensione in Italia circa 60.000 infermieri: in Veneto circa 3.000. Ebbene, come e soprattutto quando questo esercito di persone verrà rimpiazzato? Senza tanti giri di parole: senza un numero adeguato di infermieri e senza personale di supporto mancheranno i numeri per mantenere i livelli minimi di assistenza.
Endrius Salvalaggio
22 maggio 2019
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