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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Tosse da Covid e tosse da influenza: è possibile distinguerle?

di Fabrizio Anatra
immagine 9 gennaio - Si assiste ad un’ampia sovrapposizione di sintomi tra CoVid e influenza stagionale ed a volte è veramente difficile, se non impossibile, riuscire a differenziare le due malattie basandosi unicamente sulla loro estrinsecazione clinica, tanto più se si considera un solo sintomo come può essere la tosse. Serve quindi un corretto inquadramento diagnostico.

Esiste una differenza che permetta di distinguere la tosse provocata dalla CoVid da quella imputabile a una sindrome influenzale? Pur trattandosi di patologie ben distinte e causate da virus di diverso tipo, soprattutto da quando è comparsa la variante Omicron del coronavirus che con le sue innumerevoli “figlie e nipoti” colpisce di preferenza le vie aeree superiori piuttosto che le inferiori, si assiste infatti ad un’ampia sovrapposizione di sintomi tra CoVid e influenza stagionale ed a volte è veramente difficile, se non impossibile, riuscire a differenziare le due malattie basandosi unicamente sulla loro estrinsecazione clinica, tanto più se si considera un solo sintomo come può essere la tosse.

Un corretto inquadramento diagnostico, dunque, oltre a considerare il corteo sintomatologico con il quale le due patologie si manifestano, non può in ogni caso prescindere da uno specifico test di laboratorio che possa confermare il sospetto clinico di malattia.

Fatta questa premessa, a titolo puramente indicativo la classica tosse da CoVid è spesso più secca (non accompagnata, cioè, dalla presenza di secrezioni catarrali) e persistente, per fenomeni infiammatori che interessano l’epitelio laringo-tracheo-bronciale e che scoprendo i recettori ritenuti coinvolti nel riflesso della tosse, espongono le terminazioni nervose a stimoli irritativi di varia natura (fisici, chimici e meccanici). Anche la posizione clinostatica (da sdraiati a letto) potrebbe peggiorare la situazione rendendo la tosse ancora più stizzosa e insistente; spesso si accompagnano anche affanno e “respiro corto” (dispnea).

Naturalmente, la tosse secca non è specifica del CoVid ma può comparire anche in altre condizioni patologiche: può essere espressione, ad esempio, di un reflusso gastro-esofageo come riflesso allo stimolo dell’aerosol acido, proveniente dallo stomaco, che proprio in posizione supina potrebbe finire nelle vie aeree irritandole. Sempre la tosse secca potrebbe rappresentare, a volte, l’unica manifestazione clinica di asma bronchiale; e questo solo per citare i disturbi più frequenti che possono annoverare tra i loro sintomi questa tipologia di tosse.

Nel caso dell’influenza, invece, la tosse tende più spesso ad evolvere in forma produttiva (tosse grassa) nel tentativo di eliminare il muco in eccesso stimolato dalla presenza del virus. Già fisiologicamente alcune cellule e ghiandole della mucosa respiratoria producono una modesta quantità di muco per lubrificare le pareti ed intrappolare particelle o corpi estranei che, se inalati, potrebbero pericolosamente raggiungere il polmone profondo.

Il muco viene trasferito continuamente verso l’alto dalle “ciglia”: si tratta di lunghi e sottili filamenti che protrudono dalla parte apicale delle cellule della mucosa respiratoria nel lume delle vie aeree e che, incurvandosi come una frusta, con un movimento ritmico ad onda trasportano progressivamente il muco verso l’alto (ascensore ciliare) dove, all’altezza dell’esofago, viene insensibilmente deglutito.

Uno stimolo biologico, come la presenza di un virus, può causare una produzione di muco in eccesso nel tentativo di bloccare il microrganismo prima che possa penetrare nelle cellule. La grande quantità di muco prodotto può addirittura bloccare il movimento delle ciglia che viene peraltro inibito dallo stesso virus: ne consegue un ristagno del catarro che rappresentando un ottimo “pasto” per i patogeni può paradossalmente amplificarne la replicazione e favorire l’infezione delle cellule. Poiché l’ascensore ciliare è bloccato, l’unico mezzo che l’organismo ha per espellere il muco infetto è proprio la tosse che può generarsi sia come riflesso che come atto volontario.

Come detto, questa distinzione è puramente orientativa e la tipologia di tosse non può essere patognomica dell’una o dell’altra malattia che richiedono comunque un’attenta valutazione anche per un trattamento più mirato ed efficace. In entrambi i casi, a nulla vale la terapia antibiotica trattandosi di patologie di origine virale. L’antibiotico trova indicazione soltanto se dovesse sopraggiungere una sovrainfezione batterica: in questo caso, la tosse secca si trasforma rapidamente in tosse produttiva ed il catarro diventa ancora più abbondante, denso e di colore giallo-verdastro.

La tosse secca e irritativa può essere placata con un leggero lenitivo; la tosse produttiva, al contrario, non va sedata altrimenti si rischia di far ristagnare il muco infetto che deve essere invece eliminato; tutt’al più, le secrezioni potrebbero essere idratate e fluidificate con un’opportuna terapia che possa facilitarne l’espulsione evitando di "annegare" nel proprio muco.

Fabrizio Anatra
Medico Pneumologo

9 gennaio 2024
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