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Consultori familiari. Indagine Iss: “Ancora troppo pochi, percorso nascita e screening dei tumori femminili i punti di forza, da rafforzare l’assistenza post parto e gli interventi per i giovani”


E’ questa la prima fotografia scattata dall’Istituto Superiore di Sanità. In Italia c’è un consultorio ogni 35 mila abitanti anche se per la legge dovrebbe essercene uno ogni 20 mila. “Sono troppo pochi rispetto ai bisogni della popolazione ma offrono servizi essenziali con differenze nelle diverse aree del Paese”. IL REPORT

11 DIC - Dal concepimento fino alla nascita, per tutta l’adolescenza e anche nell’età adulta i consultori familiari tutelano la salute della donna e del bambino. Sono troppo pochi rispetto ai bisogni della popolazione ma offrono servizi essenziali con differenze nelle diverse aree del Paese. E’ questa la prima fotografia scattata dall’Istituto Superiore di Sanità grazie al progetto CCM “Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi” finanziato e promosso dal Ministero della Salute e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS i cui dati saranno illustrati domani nell’ambito del convegno I Consultori Familiari a 40 anni dalla loro nascita tra passato, presente e futuro.

In base a questa prima indagine sui modelli organizzativi, le attività e le risorse, effettuata su 1.800 consultori italiani, è emerso che il loro numero sul territorio è quasi la metà in rapporto ai bisogni della popolazione. 

In Italia, infatti, vi è un consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene la legge 34/96 ne preveda uno ogni 20.000. La differenza tra le regioni è così marcata che in sette il numero medio di abitanti per consultorio è superiore a 40.000.

“I consultori risultano da questa prima analisi un servizio unico per la tutela della salute della donna, del bambino e degli adolescenti – afferma Laura Lauria dell’ISS, responsabile scientifico del progetto - nonostante la frequente indisponibilità di risorse dedicate e la carenza di organico, tutti i consultori svolgono un’insostituibile funzione di informazione a sostegno della prevenzione e della promozione della salute della donna e in età evolutiva. Accompagnano il percorso nascita seguendo le donne in gravidanza e nel dopo parto, offrono lo screening del tumore della cervice uterina e garantiscono supporto a coppie, famiglie e giovani, sebbene con diversità per area geografica suscettibili di miglioramento”.
 
Sono servizi prevalentemente dedicati alla salute materno infantile, le cui aree più consolidate di attività sono l’assistenza al percorso nascita e al percorso IVG e gli screening oncologici per i tumori femminili.
 
“Il ruolo dei consultori è stato e rimane strategico per il forte orientamento alla prevenzione e alla promozione della salute, la multidisciplinarietà dell’équipe professionale e l’approccio olistico alla salute. Nell’ambito della promozione della procreazione consapevole e responsabile, i consultori hanno contribuito a ridurre le Interruzioni Volontarie di Gravidanza nel Paese di oltre il 65% dal 1982 al 2017 – dice Serena Donati, Direttore del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva – rimane critica l’offerta gratuita dei contraccettivi che è garantita dal 25% dei consultori e l’offerta di interventi di educazione all’affettività e di promozione delle salute nelle scuole che riguardano meno della metà dei servizi.”
 
L’indagine
 
L’indagine si è svolta su tre livelli: regionale, di ASL e di singolo consultorio, pubblico o privato accreditato. Tutte le Regioni e PA hanno aderito al progetto. La raccolta dei dati è iniziata a livello regionale nel novembre 2018 e si è conclusa con la raccolta nelle singole sedi consultoriali nel luglio 2019.
 
E’ emerso che in 5 regioni i consultori sono incardinati nel Dipartimento materno infantile, in 2 regioni nel Dipartimento delle cure primarie, in 7 regioni fanno capo a Dipartimenti diversi nelle diverse ASL e in 5 non fanno parte di un Dipartimento ma di un Distretto. 
 
I consultori privati sono presenti in 6 regioni e una PA e sono più numerosi nelle regioni del Nord.
 
Quasi tutte le regioni hanno istituito i Comitati Percorso Nascita aziendali dedicati al monitoraggio e miglioramento dell’assistenza in gravidanza, parto e puerperio in collaborazione con il livello regionale. L’assistenza al percorso nascita, il percorso d’interruzione volontaria di gravidanza e l’accesso allo spazio giovani sono prestazioni gratuite garantite in tutte le regioni. Cinque regioni prevedono il pagamento di un ticket per alcuni servizi: esami per infezioni/malattie sessualmente trasmissibili, visite per menopausa, consulenza psicologica e sessuologica, psicoterapie e contraccezione.
 
La quasi totalità dei consultori partecipanti all’indagine (1535 su 1800; 622 al Nord, 382 al Centro e 531 al Sud) operano nell’ambito della salute della donna. Più del 75% dei consultori si occupa di sessualità, contraccezione, percorso IVG, salute preconcezionale, percorso nascita, malattie sessualmente trasmissibili, screening oncologici e menopausa e postmenopausa. Nell’ambito del percorso nascita il consultorio prende in carico le gravidanze a basso rischio ostetrico e offre attivamente Corsi di Accompagnamento alla Nascita (CAN) e sostegno all’allattamento materno.
 
Per quanto riguarda l’area coppia, famiglia e giovani sono 1.226 (Nord 504, Centro 224, Sud 498) i consultori che effettuano attività in questo ambito. Gli argomenti più trattati sono la contraccezione, la sessualità e la salute riproduttiva, le infezioni/malattie sessualmente trasmissibili e il disagio relazionale.
 
Tra i consultori che hanno svolto attività nelle scuole il tema più frequente è l’educazione affettiva e sessuale (il 94%), seguito dagli stili di vita, dal bullismo e cyberbullismo; meno frequenti i programmi di prevenzione dell’uso di sostanze che però sono in carico anche ad altri servizi.
 
Le figure professionali più rappresentate nei consultori sono il ginecologo, l’ostetrica, lo psicologo e l’assistente sociale, con una grande sofferenza e variabilità in termini di organico tra le regioni. Prendendo ad indicatore il numero medio di ore lavorative settimanali per 20.000 abitanti previste per le diverse figure professionali per rispondere al mandato istituzionale, solo 5 regioni del Nord raggiungono lo standard atteso per la figura dell’ostetrica, 2 per il ginecologo, 6 per lo psicologo e nessuna per l’assistente sociale che al Sud registra un numero medio di ore settimanali (14) che è quasi il doppio rispetto al Centro (8 ore) e al Nord (9 ore).
 

11 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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