La funzione della psicologia nel Ssn: un nuovo capitolo per rafforzarla
di Ivan Iacob
05 DIC -
Gentile direttore,
il 3 dicembre 2024 è stato pubblicato un documento fondamentale in merito alla funzione della psicologia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), un passaggio che segna una svolta significativa per la salute mentale in Italia. Il documento, intitolato Funzione della Psicologia nel SSN, delinea un quadro normativo e operativo che rafforza il ruolo della psicologia nel contesto sanitario pubblico, cercando di colmare un vuoto che, negli anni, ha limitato l’accesso a servizi psicologici adeguati e diffusi sul territorio nazionale.
La psicologia nel Ssn: una necessità emergente
Negli ultimi decenni, la salute mentale è stata al centro di numerosi dibattiti, evidenziando l’urgenza di un approccio integrato e multidisciplinare. L’emergere di problematiche legate alla salute mentale, tra cui disturbi da stress post-traumatico, depressione, ansia e altre patologie, ha dimostrato che l’approccio sanitario tradizionale, basato principalmente su medici e specialisti, non è sufficiente a rispondere alle necessità di cura della popolazione. La psicologia, infatti, è una disciplina che può svolgere un ruolo chiave nell’affrontare molte di queste problematiche, non solo in ambito terapeutico, ma anche preventivo.
Il documento della Conferenza delle Regioni evidenzia che la psicologia non è più considerata un ambito specialistico separato dal resto delle altre professionalità sanitarie, ma un’area funzionale essenziale per il benessere psicofisico del paziente. L’integrazione delle figure psicologiche nei contesti ospedalieri, nelle reti territoriali e nei servizi di prevenzione risulta cruciale per un approccio olistico alla salute.
Un modello integrato di saluteUno degli aspetti principali delineati nel documento è l’istituzione dell’Area Funzionale di Psicologia all’interno delle strutture sanitarie. Questo modello prevede che gli psicologi lavorino in modo integrato con medici, infermieri e altri professionisti, al fine di offrire un’assistenza che tenga conto anche degli aspetti psicologici delle patologie fisiche. Ad esempio, per pazienti affetti da malattie croniche o oncologiche, l’intervento psicologico risulta fondamentale per la gestione del dolore, la riduzione dello stress e il miglioramento della qualità della vita.
Il documento sottolinea inoltre la necessità di sviluppare protocolli specifici per l’inserimento degli psicologi nei dipartimenti di medicina generale e in ambito pediatrico, aree dove la componente psicologica spesso è trascurata. In particolare, viene evidenziata la centralità dell’intervento precoce nella prevenzione dei disturbi psicologici, come l’ansia e la depressione, soprattutto tra le nuove generazioni. Questo approccio proattivo potrebbe ridurre il carico delle patologie psichiatriche sul sistema sanitario, migliorando al contempo l’efficacia dei trattamenti e riducendo i costi a lungo termine.
Potenziale di cambiamento: le sfideNonostante il forte impatto positivo che questa innovazione potrebbe avere sulla salute mentale in Italia, il documento non tralascia le sfide che potrebbero sorgere nella sua implementazione. Innanzitutto, la scarsità di risorse economiche e la difficoltà di garantire una distribuzione uniforme dei servizi psicologici tra le diverse regioni italiane rappresentano ostacoli significativi. Le disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi, già evidenti in altre aree della sanità pubblica, rischiano di ripetersi anche nell’ambito psicologico, se non si adotteranno misure per garantire l’equità nell’erogazione dei servizi.
Inoltre, una delle principali difficoltà che il sistema sanitario italiano potrebbe affrontare riguarda la formazione degli psicologi e la loro integrazione nei team sanitari. La creazione di un modello che veda gli psicologi lavorare a stretto contatto con altre figure professionali richiederà un aggiornamento delle competenze e dei protocolli operativi. Il superamento delle resistenze culturali verso l’intervento psicologico da parte di altri professionisti sanitari, ancora spesso percepito come un “lusso” o un intervento non strettamente necessario, rappresenta un ulteriore punto critico.
L’importanza di una salute mentale accessibile
La spinta verso l’integrazione della psicologia nel SSN non è solo una questione di efficienza sanitaria, ma anche di giustizia sociale. La salute mentale è un diritto fondamentale di ogni individuo e deve essere garantito a tutti, indipendentemente dalla classe sociale o dalla localizzazione geografica. L’introduzione di un’Area Funzionale di Psicologia ben strutturata potrebbe rappresentare una grande opportunità per ridurre il carico psicologico che affligge molti italiani, offrendo soluzioni tempestive ed efficaci, soprattutto in un periodo storico segnato da incertezze economiche e sociali.
Il passo compiuto dalla Conferenza delle Regioni segna un punto di svolta importante, ma è solo il primo di una lunga serie di azioni necessarie per creare un sistema sanitario che risponda davvero alle esigenze psicologiche della popolazione. La salute mentale non può più essere relegata a un ambito marginale del sistema sanitario, ma deve essere trattata come una priorità, con investimenti concreti e un impegno reale per migliorare la vita di milioni di cittadini.
In conclusione, la proposta della Conferenza delle Regioni è un segno positivo di cambiamento per il sistema sanitario italiano. Integrare la psicologia all’interno dei servizi sanitari pubblici è una mossa che mira a rafforzare l’approccio globale alla salute, portando benefici non solo a livello terapeutico, ma anche sociale ed economico. Tuttavia, perché questo progetto abbia successo, sarà necessario un impegno coordinato da parte delle istituzioni, dei professionisti sanitari e della società civile. La salute mentale, infatti, riguarda tutti, e l’accesso a cure psicologiche di qualità deve essere un diritto per ogni cittadino.
Ivan Iacob
Segretario Generale Aupi
05 dicembre 2024
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