Nella mattina di ieri si è riunita a Cagliari l’assemblea dei Sindaci della Sardegna che ha previsto all’ordine del giorno la presentazione di Federsanità Anci Sardegna e la discussione sul tema riguardante la Sanità in Sardegna e le prospettive future. Ne parla a
Quotidiano Sanità l’assessore
Armando Bartolazzi, che ha presenziato all’incontro.
“Ho partecipato – commenta l’assessore - con vivo piacere alla presentazione di Federsanità Anci Sardegna durante l’incontro ‘La Sanità in Sardegna, quali prospettive?’ organizzato dall’ Assemblea regionale dei Sindaci a Cagliari. Nel corso della mattina si sono susseguiti gli interventi di numerosi sindaci che hanno riportato la realtà dei rispettivi territori ed espresso le esigenze di salute dei loro cittadini, per gran parte riconducibili ad una maggior capacità di presa in carico del malato a partire dalla sanità diffusa a livello locale”.
“Tutti - prosegue Bartolazzi -, a partire dalla presidente Daniela Falconi, hanno rivolto un appello affinché la casa comune della Sanità per i sardi venga costruita a partire dalle fondamenta, ovvero dalla rete sanitaria e socio assistenziale dei territori, piuttosto che attraverso ipotesi di riforma non aderenti esigenze di cura del cittadino. Lo ha già detto la presidente Todde e lo ribadisco anche io: non ci sarà nessuna nuova riforma sanitaria in Sardegna. Più che riformare occorre rifunzionalizzare quello che c’è”.
“L’Ospedale non può fare tutto, ma deve avere delle mission specifiche come si fa nei paesi europei con modelli sanitari avanzati. Ogni struttura deve avere una o più mission, creando un’interconnessione fra hub specialistici e reti territoriali diffuse per patologia, che vanno costruite a partire dalle indicazioni già espresse dal DM 77, adattate alla nostra realtà territoriale. Ciò che occorre fare è mettere in rete i centri deputati ad erogare prestazioni sanitarie complesse con gli altri che trattano complessità inferiori. Si parla di carenza di medici e di infermieri. Ma spesso non si considera il fattore attrattività che risulta determinante nella scelta dei professionisti verso una realtà lavorativa o un’altra”.
“Una delle principali criticità che ho riscontrato in Sardegna è la polarizzazione del personale medico-sanitario su Sassari e Cagliari. La soluzione è certamente da ricercarsi nella costruzione di una rete sanitaria territoriale efficiente ed efficace, anche attraverso l’allargamento della rete formativa. Avviene in tutte le regioni italiane: l’Università deve farsi carico degli ospedali periferici. Per far questo non bisogna necessariamente operare delle fusioni, tra ospedali ed Asl. Basta strutturare accordi e protocolli d’intesa in grado di innescare processi virtuosi”.
“Tutti i medici in formazione nelle varie branche specialistiche devono poter muoversi verso gli ospedali interni, organizzati per coprire turni con precisi ordini di servizio. Altra cosa che auspico è portare in Sardegna gli Irccs, che sono presenti in tutta Italia tranne che nella nostra isola e in Calabria. Le nostre priorità sono chiare: rimettere in moto la macchina della Sanità in Sardegna, riportare l’eccellenza delle cure nell’isola, abbattere le liste d’attesa e la mobilità sanitaria verso altre regioni. Siamo impegnati in questo, e poiché la salute dei sardi non è né di destra, né di sinistra siamo certi che con la collaborazione ed il senso di responsabilità di tutti, dentro e fuori il Consiglio Regionale, riusciremo a portare a casa un buon risultato” – conclude l’assessore.
Elisabetta Caredda