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Aggressione in sanità, enti e aziende devono fare tutto il possibile per contrastarli

di Giovanni Bruno

23 OTT - Gentile Direttore,
l’ennesimo episodio di aggressioni verso sanitari avvenuto nel Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università “Federico II” di Napoli, per la morte di un cane anziano e tetraplegico, è particolarmente grave poiché in quella vile aggressione non solo si è colpito un luogo di cura ma anche e soprattutto un luogo di formazione e di trasmissione di saperi.

Purtroppo, sono sempre più frequenti e diffusi gli episodi di aggressione fisica e verbale che mettono a repentaglio l’incolumità fisica e professionale degli operatori durante la loro attività lavorativa. Tanto da assumere, stante in alcuni casi l’alta frequenza, carattere patologico.

Queste violenze oramai non hanno più confini e si manifestano in aggressioni sia fisiche che verbali, ma anche omicidi o tentati omicidi o altri eventi criminoso che possono determinare lesioni personali significative. Ma possono verificarsi anche azioni criminose indirette ossia azioni nei confronti di beni del personale sanitario quali ad esempio furti o incendi di auto, abitazioni etc.

Elemento pregnante e ricorrente di tali fenomeni è rappresentato dal rapporto interattivo e personale che si instaura tra il sanitario e l’utente, inteso sia come “paziente” sia come operatore soggetto a controllo nel caso di ispezioni effettuate a tutela della salute pubblica e collettiva.

Di frequente accade che il personale aggredito non solo subisce violenza ma, poi, si ritrova da solo a combattere contro una palude burocratica che, a volte, demoralizza ancora di più rispetto all’aggressione stessa.

Infatti, spesso si è assistito ad Enti che non supportano il personale nel percorso post aggressione, non garantendo l’assistenza legale né eventuali spese mediche, psicologiche etc., e addirittura, sono accaduti anche episodi di decurtazioni dello stipendio per i giorni malattia conseguenziali. In questo caso il sanitario si sente ancor più demoralizzato per l’atteggiamento spesso “pilatesco” dell’Ente di appartenenza.

In questo scenario, non è compito dei sindacati analizzare, da punto di vista sociologico, il degrado morale e civile della nostra società da cui nascono le violenze in genere, ma questi devono sentirsi direttamente coinvolti nel proporre le misure necessarie alla tutela del sanitario.

Ebbene, in Campania partendo dall’assunto che ai sensi dell’art 357 e 358 del codice penale gli operatori del settore sanitario sono, nell’ambito delle funzioni svolte, pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio; inoltre, taluni operatori sanitari, nell’ambito delle proprie funzioni, rivestono anche la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria, ai sensi dell’art. 57 del codice di procedura penale, abbiamo cercato di imporre agli Enti, con gli strumenti legislativi disponibili, di “tutelare” nel senso più ampio possibile, il personale sanitario aggredito.

Pertanto, utilizzando lo strumento del confronto regionale di cui all’art. 7 del CCNL 23/01/2024 area Sanità. abbiamo condiviso con la Regione, tra l’altro, talune azioni che gli Enti devono mettere in atto quando si verificano tali aggressioni.

Dunque, con la Delibera di Giunta regionale n. 329 del 03/07/2024, con cui sono state approvate le linee di indirizzo per il confronto e la contrattazione integrativa aziendale, si è obbligato le Aziende sanitarie a:

- garantire il patrocinio e l’assistenza legale ai dipendenti ed agli operatori che, nell’ambito delle proprie attività, siano stati vittime di violenza o di minaccia sia fisica che verbale,

- garantire le eventuali spese mediche, riabilitative, psicologiche e farmacologiche che i dipendenti devono affrontare a seguito dell’evento criminoso,

- garantire che non avvenga nessuna decurtazione economica del salario accessorio per i Dirigenti che sono state vittime di un evento criminoso,
riconoscendone l’infortunio sul lavoro,

- costituirsi parte civile nei confronti degli esecutori degli atti criminosi.

Con i suddetti obblighi, in uno con quelli che sono stati stabiliti da norme nazionali ossia con il D.L. 1 ottobre 2024, n. 137 (modifica e aggiornamento dell’art. 635 c.p. e artt. 380 e 382 bis del c.p.p.), spetta a tutti gli Enti coinvolti, ivi comprese le Aziende sanitarie, mettere in atto tutte le azioni per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari e per perseguire gli aggressori.

Cordialità

Dr Giovanni Bruno
Presidente FVM Campania23 ottobre 2024

23 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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