18 ottobre -
Gentile Direttore,non c’è niente di più sconosciuto delle cose scontate e poiché tanti si rivolgono ancora al medico di base, pensando di conoscerne il lavoro e i compiti, dimostrando poi, nei fatti, che non è così, elenchiamo le norme e gli errori più comuni.
Uno: il medico di base è la prima risorsa sul territorio del cittadino, sbadatamente lo si considera un medico “generico”, nei fatti, non è così. Molto spesso, il medico “generico” è anche specializzato, in diverse discipline specialistiche e spesso anche con attestato regionale di assistenza primaria. Generico potrebbe definire una generica preparazione e per questo, spesso classificato come medico di serie B. Invece, il medico di base affronta nel suo lavoro, ogni tipo di malattia, dalle tonsilliti agli infarti, dai raffreddori alle malattie degenerative neurologiche, mentre i medici specialisti ospedalieri, si occupano di un solo apparato, il medico di base li affronta tutti, ogni giorno. Il medico specialista ha un bagaglio di pochi farmaci inerenti al suo apparato di competenza, il medico di base, li conosce tutti: dall’aspirina agli anticorpi monoclonali, perché li usa tutti, ogni giorno.
Due: molti pensano, dicono e scrivono che il medico di base lavori solo tre ore al giorno, l’orario scritto nella tabella affissa accanto alla porta del suo ambulatorio. In realtà, il medico di base alle sette del mattino, quando accende il cellulare, deve leggere già una ventina di messaggi e altrettante mail, che gli apparecchiano il lavoro almeno fino all’ora di pranzo. Dopo aver chiuso l’ambulatorio, deve intrattenersi con il proprio computer per almeno un’altra ora: è il cosiddetto back office, il lavoro a porte chiuse fatto di telefonate, messaggi, mail, certificati, piani terapeutici, ricette e impegnative. Quando esce, finalmente, dall’ambulatorio, lo aspettano le visite domiciliari, la cui durata è materia degli indovini e cartomanti. Così come sarà praticamente impossibile prevedere quante persone riceverà in ambulatorio, molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche: se piove, ambulatorio pieno, se la giornata è sfavillante di caldo sole, i pazienti preferiranno passeggiare o dedicarsi al bricolage all’aperto. Il guaio è nel fatto che il lavoro del medico di base non è certificabile. Non timbra il cartellino, di conseguenza, tutto diventa opinabile.
Tre: Una persona afflitta da qualsiasi disturbo, vive nell’iperuranio della propria condizione e pensa di essere l’unica persona malata sul pianeta; pertanto, non sarà nemmeno sfiorato dalla banale considerazione che il medico debba assistere almeno altre 1499 persone, vorrà tutta l’attenzione e vorrà occupare il lettino dell’ambulatorio o il telefono del medico per svariate ore, incurante della folla che lo aspetterà all’uscita per un giusto linciaggio dopo inoppugnabile verdetto.
Quattro: molti pensano che il telefono del medico sia un call center H24, pertanto le telefonate incominciano alle sette del mattino, imperversano all’ora di pranzo, si impennano dopo le 16 e raggiungono il culmine alle 19,55. Quando il medico non risponde, perché per pura casualità sta visitando qualcuno, il commento diventa unanime: il medico non risponde mai al telefono.
Cinque: il medico di base è l’unico medico al mondo ad essere interpellato per una diagnosi al volo mentre sta facendo rifornimento dal benzinaio o mentre sta scegliendo una scatoletta di Tonno al supermercato. Il suo destino è comune con i carabinieri: mentre l’appuntato scrive il verbale appoggiandosi al cofano della macchina, nello stesso modo, il medico, spesso, scrive una ricetta. Sul cofano della macchina, in strada.
Sei: il contratto di lavoro del medico di base, che poi non è un contratto ma un accordo collettivo nazionale per liberi professionisti, perché il medico di base NON è un dipendente pubblico, non prevede l’emergenza. Il lavoro della medicina del territorio è pianificata e programmata, l’emergenza spetta al servizio preposto: Suem 118. Eppure, nell’immaginario collettivo il medico deve precipitarsi al capezzale del pargolo di 36 anni con 37,4 di febbre, poiché intrasportabile se non a rischio e pericolo di prematuro decesso.
Sette: benché il medico di base sappia leggere scrivere e far di conto, non è scontato che debba scrivere per nome e per conto dei medici ospedalieri pubblici e privati che forniscono di pizzinni i pazienti da far trascrivere su ricettario. Per disposizione di Legge, saprebbero leggere scrivere e far di conto anche loro, pertanto, ognuno si scriva le PROPRIE ricette.
Otto: la gravità di una malattia che necessita di opportuno certificato, dipende NON dalla clinica, ma dal contratto di lavoro del paziente. Notoriamente, per una sciatica il dipendente pubblico pretende dieci giorni di riposo domiciliare assoluto. Il paziente con partita IVA, con la stessa sciatica, DEVE recarsi al lavoro. Almeno finché morte non sopraggiunga.
Nove: Il peggior nemico della Medicina tutta, è l’ignoranza, spesso camuffata da pseudoinformazione. A tutti quei pazienti che consultano Dottor Google, il medico di base non serve. Hanno già diagnosi, terapia e centro ultraspecialistico in cui recarsi. Mancano solo le ricette ma per questo si rimanda al paragrafo sette. Per tutti questi il valore di una diagnosi dipende solo dal costo: più alta è la parcella, migliore sarà il medico.
Dieci: Alla base di ogni politica scellerata c’è il denaro. La banalizzazione della medicina attraverso il commercio, perdendone i valori. Se il servizio pubblico è allo sbando, la colpa è di tutti: di coloro che fanno affari col privato a tutti i medici che nel tempo hanno dato sempre più spazio alla teknè a discapito della relazione. La tecnologia è uno strumento formidabile per la Medicina, ma non il principale. Il primo strumento è la relazione con il paziente: la parola, l’empatia, l’ascolto, il tempo della cura. Abbiamo perso tutto questo e stiamo pagando a calci e pugni. La gente non vede più il medico nel suo ruolo. Ma noi, siamo ancora medici?
Enzo BozzaMedico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)