Gentile direttore,
leggo con grande soddisfazione, che a Pieve di Cadore, tra le alte montagne bellunesi, sorgerà la prima Casa della Salute in Cadore, si tratta della ristrutturazione di un vecchio edificio che fu centro amministrativo e ufficio Igiene della Usl, la compianta e mai abbastanza sospirata USL “Cadore”, per quelli che come me, hanno i capelli bianchi e tanti bei ricordi. Con i proventi del PNRR e l’impegno economico della USL 1 Belluno, per la primavera del 2025, la struttura aprirà i battenti ai cittadini che avranno bisogno di assistenza e cure primarie, perché vi troveranno il medico di assistenza primaria, il medico di continuità assistenziale diurna, lo sportello amministrativo, i servizi del consultorio, infermieri, diagnostica di primo livello e ufficio igiene. Bellissimo: l’idea è concettualmente giusta, ma soffre di alcune criticità che mi lasciano perplesso e vorrei tanto che un sereno ed esplicativo confronto istituzionale mi chiarisse le idee. Anche perché, il tema non è soltanto locale, ma la questione sul riordino dell’assistenza primaria del territorio, riguarda tutta la Nazione. Vado ad elencare:
1- dato che l’assistenza medica non si fa con i muri ma con i medici, dove troveremo le figure professionali da impiegare nelle case della salute? E con quali modalità di servizio?
2- cosa fare dei medici di medicina generale che attualmente lavorano nei propri ambulatori sul territorio: impiegarli nella struttura o lasciarli al loro destino?
3 - Perché in Italia, anziché riformare l’assistenza medica primaria, si costruiscono le cattedrali che poi, inevitabilmente, rimarranno cattedrali nel deserto? E’ necessario che i medici di base diventino dipendenti pubblici della USL come ogni altro medico pubblico. Perchè continuare a tenere questa figura professionale ai margini del SSN, mantenendo lo status di libero professionista convenzionato, quando il suo ruolo è fondamentale per il funzionamento del SSN ? Deve essere un medico pubblico del SSN, a contratto orario di 38 ore settimanali, da impiegare in tutti gli ambulatori pubblici del SSN. Questa riforma viene prima di ogni sistemazione logistica del territorio. Non si può combattere sul territorio con un esercito preso in affitto o pagato come mercenari-gettonisti.
4- Che non ci provi nemmeno, la USL, a proporre i soliti imbarazzanti compromessi, del tipo: i medici di base facciano le proprie quindici ore settimanali nei propri ambulatori e poi completino con l’attività nelle Case della Salute. Nessun medico accetterebbe tale soluzione, perché significherebbe lavorare diciotto ore al giorno, cosa non applicata nemmeno per la costruzione della piramide di Cheope. Non si tratta più di “raffazzonare” i servizi, mettendo insieme il vecchio con il nuovo, ma bisogna riformare interamente il ruolo dei medici di base: contratto pubblico, 38 ore settimanali, ferie e malattia garantiti e formazione accademica universitaria: corso di specializzazione triennale in Medicina Generale e Cure Primarie. Impiego completo ed esclusivo in strutture e ambulatori pubblici.
5-Dal punto di vista logistico, la concentrazione cittadina dei servizi, può funzionare. In una città, avere un paio di case della Salute, può bastare, ma in un territorio vasto e disperso, come quello montano o rurale, centralizzare è la soluzione giusta? Faccio riferimento al mio territorio di competenza. In Cadore è prevista una sola Casa della Salute sul territorio, ubicata a Pieve in centro Cadore: chi parte da Cortina o da Danta in Comelico, dovrà percorrere più di sessanta chilometri tra andata e ritorno, per vedere un medico; è fattibile e proponibile una cosa del genere, tenuto conto anche della cronicità e delle tante persone anziane e disabili?
6- Perché questa assurda e kafkiana dicotomia tra gli amministratori USL e la base operativa costituita dai medici del territorio? Perché ogni volta che, da professionista di una azienda sanitaria, scrivo una mail e pongo dei quesiti, nessuno mi risponde? Perché quando i decisori di una azienda costruiscono qualcosa non si confrontano mai con chi in quel qualcosa dovranno lavorare?
7-Per quanto riguarda la diagnostica di primo livello, di cui dovrebbero essere dotate le Case della Salute, o Case di Comunità, comunque si voglia definirle, chi effettuerà le ecografie, spirometrie elettrocardiogrammi? Per quanto, adeguatamente preparato, il medico generalista, non avrà mai la competenza tecnica di un radiologo o cardiologo o pneumologo che effettuano centinaia di esami, trattandosi di una loro specifica competenza, anche dal punto di vista medico legale, si tratta di una responsabilità inaccettabile per un medico generalista al quale, molti aspetti tecnici-diagnostici potrebbero sfuggire per inesperienza. È possibile la presenza di diagnostica di primo livello solo con la collaborazione dei colleghi specialisti predisposti, in sede o in telemedicina.
Sono assolutamente convinto che ci troviamo difronte ad una svolta epocale dell’assistenza sanitaria pubblica, perché l’attuale organizzazione non può affrontare e sostenere l’attuale e futura domanda di salute dei cittadini. Allora, delle due opzioni, o si collabora tutti insieme, decisori e operatori per un programma comune utile ed efficiente, partendo dalla prima azione utile: la riforma contrattuale del medico di medicina generale, oppure gettiamo la spugna e dichiariamo bancarotta, diciamo chiaro e tondo alla gente, di tener pronto il portafogli e stipulare delle buone assicurazioni per il futuro, perché il SSN come ipotizzato dall’articolo 32 della Costituzione, non esiste più.
Enzo Bozza