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Congresso Nazionale SIA. Paolo Rossi: “Con l'artroscopia la mia carriera non sarebbe finita così presto”


Testimonianza d'eccezione quella del calciatore che rimpiange di non aver avuto a suo tempo possibilità di operarsi in artroscopia. Ma non solo i campioni più famosi possono far ricorso a questo tipo di chirurgia mininvasiva. Di questo e altro si parlerà al Congresso SIA di Pesaro, dal tema “Artroscopia e Sport”.

21 SET - “La chirurgia artroscopica rappresenta una risposta sia in termini di prevenzione sia di terapia grazie a tecniche mininvasive, con minor danno per il paziente e con una riduzione quasi certa dei tempi di guarigione. Gli interventi, durano in genere da 20 minuti a un’ora, ed in media è sufficiente il ricovero ospedaliero per una sola notte, con benefici evidenti anche sul versante dei costi”. Con queste parole Raul Zini, responsabile scientifico del gruppo privato Gruppo Villa Maria, ha lanciato il XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Artroscopia di cui sarà Presidente e che si terrà a Pesaro dal 2 al 4 ottobre. Una chirurgia, quella di cui parla Zini, che interessa sempre di più anche i ragazzi che praticano sport amatoriale, ma soprattutto gli over 40 e gli anziani che vogliono tenersi in forma.

È infatti con l’avanzare dell’età, che l’apparato muscolo-scheletrico diventa sempre più fragile e va incontro a traumi o danni da usura. Sebbene si senta parlare di questo tipo di interventi quasi solo quando riguardano grandi campioni dello sport, quelle risolte con la chirurgia artroscopica non sono condizioni che riguardano pochi, ma gran parte della popolazione. “Abbiamo voluto focalizzare il prossimo Congresso Nazionale della SIA sul tema Artroscopia e Sport perché è proprio a chi ama il movimento ed un corretto stile di vita attivo che l’artroscopia permette di dare le risposte più idonee”, ha dichiarato Giancarlo Coari, Presidente della Società Italiana di Artroscopia. “Come gli interventi più complessi permettono di recuperare in fretta i grandi campioni, così le stesse tecniche diventano poi un patrimonio risolutivo per tutti.”
Il ginocchio l’ articolazione più operata, spalla al primo posto per causa di disfunzione e caviglia la più colpita da traumi nei professionisti. Con oltre 236 mila interventi nel 2009, rispettivamente 191.000 e 45.000, ginocchio e spalla sono le articolazioni più trattate dalla chirurgia artroscopica. Sempre la spalla è al primo posto come causa di disfunzione e limitazione della performance fino alla impossibilità di proseguire l'attività sportiva. “Tra le più frequenti ci sono le rotture di vario grado della cuffia dei rotatori, le lesioni con distacco dell'inserzione del tendine del bicipite, le lesioni cartilaginee e le lesioni capsulari”, ha chiarito Gianezio Paribelli, Responsabile di unità funzionale ortopedica Domus Nova, Ravenna. Gli sport che maggiormente causano lesioni alla caviglia risultano essere gli sport di contatto e quelli con rapidi cambi di velocità e di direzione come il football americano, il calcio, il basket e il volley. “I risultati raggiunti dall’artroscopia sono legati alla società di oggi, dove oltre alle necessità degli atleti professionisti, si assiste ad una sempre maggiore partecipazione allo sport amatoriale, soprattutto tra le donne”, ha poi aggiunto Piero Volpi, Responsabile Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio e di Traumatologia dello Sport Istituto Humanitas ed ex calciatore professionista.
Ma non solo dai quaranta anni in poi si possono riscontrare problemi. “Secondo i nostri dati, il picco di incidenza di problemi articolari si riscontra tra i 30 e 50 anni, per lo più tra coloro che praticano sport di resistenza come corsa, calcio, nuoto, ciclismo, ma anche tennis e golf. Insito nel concetto di sport è la prevenzione. La cura, nello sport, è già una contraddizione di termini, perché quando l’atleta si fa male, non a causa di un incidente inevitabile, significa che la prevenzione non è stata efficace”, ha commentato ancora Coari.
Con le tecniche mininvasive, infatti, la chirurgia artroscopica diventa anche prevenzione. Ne sono un chiaro esempio gli interventi di artroscopia dell’anca, spiega Zini. “In questo settore riusciamo oggi a curare l’impingement femoro-acetabolare (FAI), una patologia osteoarticolare fino a pochi anni fa sconosciuta, dove si possono verificare da piccoli sfregamenti a veri e propri urti, nel movimento, tra la cartilagine della testa del femore e l'acetabolo. Il trattamento precoce di questa patologia, può evitare l’insorgenza di una grave artrosi fino a scongiurare trattamenti drastici quali, ad esempio, la protesi d’anca.”

Problemi che riguardano le persone comuni, ma che hanno negli sportivi più famosi degli esempi d'eccezione. “Se avessi avuto la possibilità di essere operato in artroscopia, la mia carriera di calciatore non si sarebbe fermata a soli 31 anni”, ha affermato ad esempio, con convinzione, Paolo Rossi, campione del Mundial ‘82. “In questi ultimi anni, anche per lavoro, ho avuto l’opportunità di confrontarmi spesso con il mondo della medicina, e quasi tutti gli specialisti mi hanno assicurato che, se negli anni settanta avessimo potuto contare sulle tecniche artroscopiche, la mia vita da calciatore sarebbe durata almeno 5-6 anni in più.”
“Purtroppo i continui allenamenti sono causa spesso inevitabile di traumi e lesioni mentre l’aspirazione di un atleta è sempre quella di poter tornare in pedana il prima possibile”, ha dichiarato anche Giovanna Trillini, indimenticata schermitrice plurimedagliata. “Nel mio caso è stato proprio grazie alla programmazione di una serie di interventi in artroscopia al ginocchio ed al menisco che sono riuscita a partecipare e vincere le Olimpiadi del 1992 a Barcellona.”
Aspetti che determinano opzioni e programmazioni differenti in relazione al tipo di tecnica chirurgica da scegliere sono “le necessità di un atleta d’élite, il tipo di sport praticato, il momento della stagione in cui avviene l’infortunio, la fase della sua carriera, l’età stessa”, ha commentato Vittorio Calvisi Dir. Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, Università dell'Aquila.
“L’artroscopia della caviglia – ha poi spiegato Francesco Ljoi, Direttore U.O. Ortopedia e Traumatologia, Forlì – ha portato ad un miglioramento della diagnosi delle patologie della caviglia stessa, sia nella parte anteriore che in quella posteriore, e dei tendini situati in prossimità di questa.” In uno studio sull’incidenza dei traumi nelle competizioni mondiali di calcio della FIFA per squadre di club e nazionali di tutte le età, sia maschili che femminili, e nei Giochi Olimpici, la caviglia si è confermata essere in assoluto l’articolazione più colpita, con una percentuale di 19% sul totale dei traumi registrati negli anni 1998-2012.

Insomma, dai più giovani ai più anziani, da chi pratica sport a livello agonistico a chi lo pratica a livello amatoriale, dagli uomini alle donne, tutti possono incorrere in problemi che necessitano artroscopia. Tuttavia, spiegano gli esperti che proprio di questo parleranno nel corso del XXI Congresso Nazionale Sia tra qualche giorno, grazie alle innovative tecniche di artroscopia è oggi possibile garantire nella stragrande maggioranza dei casi un ritorno all’attività sportiva, o semplicemente alla normalità ed agli stessi livelli precedenti alla lesione, anche nei casi più difficili, come quelli legati alle lesioni cartilaginee.

21 settembre 2013
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