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Anca


20 SET - A parlare della chirurgia artroscopica dell'anca, ultima in ordine di tempo ad essere trattata con questa tecnica mininvasiva, è Raul Zini, Presidente del XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Artroscopia e responsabile scientifico del gruppo privato Gruppo Villa Maria.

“Nonostante nel trattamento dell'anca l'artroscopia sia arrivata relativamente tardi, questa tecnica è in continua crescita in termini di numeri e risultati, posizionandosi al terzo posto come numero di interventi annuali negli USA dopo gli interventi al ginocchio e alla spalla”, ha spiegato. “La patologia dell’anca più frequente, che viene trattata in artroscopia, è l’impingement femoro-acetabolare: esito di una serie di progressive patologie micro-traumatiche che intervengono in un’anca con minime alterazioni morfologiche congenite, a livello della testa femorale o del bordo acetabolare. L’impossibilità di una perfetta congruenza articolare può determinare degli anomali attriti tra femore e cavità acetabolare nei movimenti articolari”.

Questa condizione determina progressivamente danni da usura quali rotture del labbro acetabolare, il menisco dell’anca, e lesioni della cartilagine dell’acetabolo e della testa del femore, che a poco a poco evolvono verso una grave artrosi. “L’attività sportiva praticata in età giovanile mette in evidenza queste situazioni e tende ad aggravarle progressivamente”, ha commentato Zini. “Tra gli sport più a rischio ci sono il calcio, le arti marziali, la danza, il basket ed il volley. L’impingement femoro-acetabolare generalmente si presenta con un dolore all’anca subdolo ed insistente, spesso interpretato erroneamente come pubalgia, e progressiva limitazione funzionale dell’anca. Se diagnosticata e trattata precocemente invece questa patologia, altrimenti destinata a portare negli anni ad un intervento di protesi di anca, può essere curata con successo. L’artroscopia rappresenta un valido trattamento precoce e mini-invasivo che permette il rimodellamento delle superfici articolari, eliminando gli attriti tra testa femorale e cavità acetabolare e prevenendo l’evoluzione degenerativa dell’articolazione. La grande innovazione dell’artroscopia dell’anca è quindi la capacità di prevenire in maniera definitiva, qualora il trattamento sia precoce, la inesorabile evoluzione di un anca malformata verso una grave artrosi, quando sovraccaricata dall’attività sportiva”.

20 settembre 2013
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