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Caviglia


20 SET - Gli sport che maggiormente causano lesioni alla caviglia risultano essere gli sport di contatto e quelli con rapidi cambi di velocità e di direzione come il football americano, il calcio, il basket e il volley. In qusti sport anche la caviglia è un’articolazione frequentemente interessata da traumi e lesioni. Di come la chirurgia artroscopica possa venire in aiuto anche per il trattamento di questa parte del corpo, ci parla Francesco Ljoi, Direttore U.O. Ortopedia e Traumatologia, Forlì.
“In uno studio sulla incidenza dei traumi nelle competizioni mondiali di calcio della FIFA per squadre di club e nazionali di tutte le età, sia maschili che femminili, e nei tornei di calcio dei Giochi Olimpici, la caviglia si è confermata essere in assoluto l’articolazione più colpita da traumi, con una percentuale di 19% sul totale dei traumi registrati negli anni 1998-2012”, ha detto Ljoi, prima di raccontare in che modo è cambiato nel tempo l'intervento in artroscopia per la caviglia. “Questa parte del corpo, agli inizi ritenuta articolazione non operabile con la tecnica artroscopica per la ristrettezza dell’articolazione stessa e per alcune particolarità anatomiche specifiche, è stata fino a una decina di anni fa operata in artroscopia solo nella parte anteriore. Questa metodica non veniva invece adottata per la parte posteriore della caviglia in quanto la presenza di strutture vitali in questa regione impedivano l’accesso per il pericolo di provocare lesioni gravissime al piede. Dall’anno 2000 l’artroscopia della parte posteriore è attuabile mediante una tecnica ideata in Olanda e verificata e validata anatomicamente con studi effettuati in Italia: attualmente questa tecnica è utilizzata in tutto il mondo e consente di trattare in artroscopia la caviglia a 360°”, ha detto.

La distorsione, il trauma più frequente, risulta essere causa di disturbi dolorosi sia in fase acuta sia, molto spesso, in fase cronica. “Da tempo sono note alcune tra le più frequenti cause di disturbi cronici conseguenti a traumi distorsivi della caviglia: possono essere la conseguenza di lesioni non perfettamente guarite delle capsule e dei legamenti (chiamati “conflitti da tessuti molli”), di formazione di “spine ossee” sui margini articolari (“conflitti ossei”) o di lesioni delle cartilagini susseguenti a traumi distorsivi puri o con fratture associate”, ha continuato Ljoi. “La tecnica artroscopica ha contribuito a migliorare sia la diagnosi che la terapia della maggior parte di queste patologie, potendo portare a risultati clinici di benessere in tempi più rapidi e con complicanze minori rispetto alla chirurgia tradizionale. L’artroscopia della caviglia ha inoltre portato ad un miglioramento della diagnosi delle patologie dei tendini situati attorno alla caviglia stessa (tendini peronei, tendine tibiale posteriore, tendine di achille) mediante l’inserimento dell’artroscopio nella guaina dei tendini stessi (Tendoscopia). Le possibilità di trattamento per tali patologie sono in pieno sviluppo: già oggi è possibile trattare in questa maniera alcune forme di tendiniti e si cominciano a sviluppare tecniche endoscopiche per il trattamento di lussazioni (spostamenti patologici) di alcuni tendini”.

In conclusione, spiega, “l’artroscopia di caviglia, fino a pochi anni fa tecnica poco conosciuta e sviluppata, sta mostrando negli ultimi tempi tutto il suo potenziale nel chiarire la diagnosi dei disturbi post-traumatici dell’articolazione in assoluto più coinvolta nei traumi sportivi e nel restituire alla vita normale e allo sport i pazienti con un atto chirurgico meno invasivo della chirurgia tradizionale”.

20 settembre 2013
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