Cooperare con l’obiettivo comune di promuovere l'innovazione e la ricerca clinica, biologica e traslazionale in campo oncologico e non solo. È questo l’obiettivo del Protocollo di collaborazione scientifica e tecnologica sottoscritto dall’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” di Meldola (Forlì – Cesena) e Fondazione Fadoi e siglato dal Direttore generale IRCCS Francesco Stefano Maffioli e dai Presidenti FADOI e Fondazione FADOI Francesco Dentali e Dario Manfellotto.
Il protocollo avrà durata di 5 anni e nello specifico la sinergia sarà finalizzata ad accrescere la qualità dell’assistenza garantendo un approccio globale al paziente e perseguendo processi di umanizzazione delle cure.
Ma non solo, vi sarà l’impegno a favorire il trasferimento dei risultati della ricerca alle attività assistenziali, a promuovere studi clinici interventistici, osservazionali ed epidemiologici e sperimentare nuovi modelli organizzativi.
Tra i punti del protocollo poi vi sarà l’obiettivo di promuovere la formazione continua degli operatori del settore e implementare e sviluppare la collaborazione e lo scambio di conoscenze con altri centri di eccellenza.
“Il protocollo che abbiamo sottoscritto con l’Irccs ‘Dino Amadori’ – dichiara il Direttore scientifico di Fondazione Fadoi, Stefano Alvergna - rappresenta un’opportunità di rafforzamento della sinergia tra la Medicina Interna e la cura, l’assistenza e la ricerca Oncologica con uno dei poli più importanti d’Italia. I medici internisti hanno nel loro DNA l’integrazione e il coordinamento tra le varie specialità, allo scopo di favorire un’organizzazione moderna delle cure senza steccati e divisioni tra i reparti, così da porre concretamente il paziente al centro dell’assistenza”.
In tal senso, questo protocollo “ci offre anche l’opportunità di promuovere la ricerca di esito volta a migliorare la qualità delle cure, monitorando i percorsi assistenziali per sviluppare congiuntamente il know-how e le conoscenze scientifiche acquisite in questi ambiti”, aggiunge il Presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto.
“Siamo fortemente interessati a coinvolgere le medicine interne in un futuro progetto che mira a promuovere l’applicazione della medicina di precisione. Questo approccio innovativo si basa sull’integrazione dei dati genetici e clinici raccolti su base popolazionale, offrendo così nuove opportunità per sviluppare metodi diagnostici più accurati e personalizzati. La collaborazione con le medicine interne è fondamentale per integrare, in un contesto di interoperabilità, tutte le informazioni raccolte durante il percorso del paziente, al fine di tradurre questi dati in interventi clinici efficaci migliorando così la qualità delle cure dei nostri pazienti” spiega Nicola Normanno, Direttore scientifico dell’IRST
"Obiettivo del coinvolgimento degli internisti – illustra il Presidente Fadoi, Francesco Dentali - è quello di migliorare la continuità assistenziale condividendo dati e informazioni di quei pazienti in cura oncologica che vengono ricoverati per diverse ragioni in un reparto di Medicina.”
Esprime profonda soddisfazione anche il Direttore generale IRST, Lorenzo Stefano Maffioli: “Questa collaborazione ci permetterà di rafforzare ulteriormente il nostro impegno nella promozione della ricerca clinica e traslazionale, nonché nell'innovazione delle pratiche assistenziali. Ritengo particolarmente significativo il potenziale di questa sinergia per sviluppare un modello di cura più integrato e multidisciplinare, in grado di offrire ai pazienti un’assistenza ancora più globale e personalizzata. Insieme, possiamo non solo migliorare la qualità delle cure oncologiche, ma anche favorire il trasferimento rapido delle scoperte scientifiche nella pratica clinica, con benefici diretti per la salute dei pazienti. Un altro aspetto importante sarà la collaborazione nella formazione continua del personale sanitario, elemento essenziale per mantenere alto il livello delle competenze all’interno delle nostre strutture. Sono certo che questo protocollo, che vede coinvolti anche altri centri di eccellenza, aprirà nuove prospettive di crescita e miglioramento per tutti i professionisti coinvolti e, soprattutto, per i pazienti.”