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Borse di studio per la specializzazione: una scelta in parte iniqua?

di Federico Zanon

07 GEN - Gentile direttore,
la legge finanziaria per il 2025 prevede che una borsa di studio di 4.773 euro lordi annui per la frequenza alle scuole di specializzazione per le professioni sanitarie di veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi, così come da tempo avviene per i medici sebbene con cifre molto maggiori. Questa iniziativa rappresenta indubbiamente un passo avanti per il riconoscimento del ruolo centrale delle professioni sanitarie non mediche. Tuttavia, emergono delle criticità che meritano una riflessione più approfondita.

La legge prevede uno stanziamento di 30 milioni di euro annui, disponibili esclusivamente per le scuole di specializzazione universitarie. Saranno così esclusi gli psicologi che frequentano una delle oltre 400 scuole private di psicoterapia, che sono equipollenti alle specializzazioni universitarie sia per l'esercizio dell'attività professionale che per l'accesso ai concorsi pubblici per il SSN.

Non si tratta certamente di una discriminazione intenzionale nei confronti della nostra categoria, quanto piuttosto del fatto che il legislatore si è basato sul modello consolidato di formazione specialistica delle professioni sanitarie, caratterizzato da percorsi universitari post-laurea a numero chiuso e accessibili tramite concorso. La nostra situazione, invece, è un'eccezione: dal 1989 abbiamo costruito un sistema parallelo di specializzazioni private, senza numero chiuso e con ampia libertà didattica. Questa diversità ci garantisce una libertà e una ricchezza formativa, culturale e scientifica che credo non abbia eguali fra le professioni sanitarie.

Tuttavia, il sistema che fino ad oggi lo Stato ci ha permesso di mantenere e coltivare, oggi si trova di fronte a un ostacolo: uno specializzando psicologo che frequenta una scuola privata di psicoterapia rischia di partire con un handicap di circa 6-8.000 euro rispetto ad un suo collega che frequenta una scuola pubblica, se sommiamo il valore della borsa che verrà erogata e il costo delle rette delle scuole private.

È evidente che come categoria non possiamo aspettarci che lo Stato copra completamente i costi delle nostre scelte, come l'apertura senza limiti di accesso alla formazione post-lauream. E sarebbe anche giunto il tempo di strutturare i programmi didattici delle scuole private di psicoterapia con un set minimo di materie standard, così da garantire al cittadino una base scientifica comune agli interventi di cui beneficia.

Tuttavia una riflessione è d'obbligo: quello delle scuole private di specializzazione è un modello che si è dimostrato fertile dal punto di vista scientifico e culturale, e di impronta profondamente libertaria perché non impedisce a nessuno psicologo di formarsi fino ai massimi livelli. Sarà poi il mercato a selezionare, come è giusto che sia in un contesto liberale.

Sarebbe un peccato perdere tutto questo, escludendo totalmente gli allievi delle scuole private di specializzazione dall'accesso a borse di studio. Ed è paradossale che il titolo rilasciato dalle scuole private sia a tutti gli effetti equipollente a quello delle scuole universitarie, ma poi gli allievi siano del tutto esclusi da un sostegno importante come le borse di studio.

Mi chiedo se questa situazione non possa, in futuro, essere ripensata nella logica della valorizzazione di un sistema formativo che ha una tradizione di decenni, concedendo l'accesso alle borse di studio ad un numero anche limitato di allievi delle scuole private, semmai in presenza di alcuni criteri minimi di standardizzazione dei programmi didattici.

Non intendo con questo muovere critiche al provvedimento, che resta positivo. Ma da vicepresidente dell'Ente di Previdenza degli psicologi, la mia attenzione è necessariamente verso la tutela di tutti i nostri professionisti, molti dei quali frequentano o si sono abilitati in scuole di specializzazione private, con un personale impegno economico che fra l'altro sgrava lo Stato dai costi di gestione di scuole universitarie.

Per loro, ENPAP ha previsto con risorse proprie borse di studio volte a sostenere la frequenza della specializzazione, ma è un contributo limitato che non può certo soddisfare il grande fabbisogno in questo campo.

Questi nostri colleghi, impegnati nella professione e per la salute del Paese, dovrebbero avere l'opportunità di accedere almeno ad una certa quantità di borse di studio, al pari dei colleghi che frequentano scuole universitarie.

Federico Zanon
Vicepresidente ENPAP

07 gennaio 2025
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