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Assistente infermiere, auspicabile una pausa di riflessione per l’apertura di un dibattito

di Annalisa Silvestro

17 SET - Gentile Direttore,
abbiamo letto con la dovuta attenzione le affermazioni della dr.ssa Mangiacavalli - Presidente Fnopi - sull’attivazione della figura dell’Assistente infermiere (A.I.) da Lei pubblicate il 13 settembre scorso.

Ma stiamo anche leggendo e non solo sul quotidiano da Lei diretto, le numerose posizioni di dissenso sulla figura dell’A.I. che sono forti e ampiamente diffuse e che si articolano sia sui due Accordi in generale, sia su alcuni specifici punti. Il dissenso non riguarda solo la parte incidente sulla compagine infermieristica ma anche sulla compagine variegata dei cosiddetti Operatori di supporto. Cosa peraltro inevitabile visto che le due figure vengono intrecciate nell’altrettanto così detta innovazione degli uni e nello sviluppo professionale degli altri che pomposamente costituirebbe “ ... una delle risposte concrete messe in campo dalle istituzioni per affrontare le nuove criticità, i nuovi setting e i nuovi bisogni di salute”.

Ma nel merito, vogliamo nuovamente esprimere il nostro dissenso su quanto previsto nei due Accordi.

La dr.ssa Mangiacavalli afferma che l’AI non è una figura pensata con logica sostitutiva, che ciò si evince dalla normativa in esame e che l’A.I. implementa e permette di rendere più appropriata la presenza infermieristica qualificata.

Qui manifestiamo la nostra difficoltà di comprensione della normativa in esame. L’Accordo nel suo articolato dice alcune cose, peraltro in modo molto generico, mentre nell’allegato dello stesso Accordo se ne dicono altre ed in maniera molto chiara. Ci chiediamo cosa dovrebbe essere se non “sostituzione” il fatto che, ad esempio, l’A.I. prepara e fa assumere farmaci per via naturale tramite accessi enterali stabilizzati o che somministra farmaci per via intramuscolare e sottocutanea. Certo nel caso di somministrazione dei farmaci per via intramuscolare e sottocutanea nell’allegato è indicata la previa valutazione delle condizioni clinico assistenziali da parte dell’infermiere oltre che la sua supervisione. Ma riteniamo che forse non vi è la consapevolezza che nelle strutture sanitarie e socio sanitarie del territorio c’è una presenza giornaliera minimale di infermieri di giorno e che di notte spesso gli infermieri sono addirittura reperibili. Ci ha inoltre colpito l’affermazione che l’A.I. rende appropriata la presenza infermieristica qualificata. Ricordiamo sommessamente che in Italia non ci sono due presenze infermieristiche una qualificata e una meno o non qualificata; la presenza infermieristica è una sola ed è garantita dalla figura dell’infermiere.

La dr.ssa Mangiacavalli afferma che l’AI non rappresenta “un ibrido” ma l’evoluzione naturale delle precedenti figure di supporto con più attività da svolgere in quadri di bassa complessità clinica che restano sempre e solo attribuibili dall’infermiere stante la sua maggiore formazione.”.

E anche qui manifestiamo difficoltà di comprensione. L’unica figura di supporto, come denominata dalla dr.ssa Mangiacavalli, che poteva e può svolgere alcune attività da sempre ritenute infermieristiche, è l’OSS con formazione complementare (OSSfc).

È quindi sull’ OSS che sarebbe opportuno e doveroso intervenire per una sua reale evoluzione professionale che impatti significativamente nei processi assistenziali ospedalieri e territoriali.

Cosa che non è avvenuta perchè poche e non davvero sostanziali per il suo sviluppo professionale sono le modifiche introdotte dall’Accordo che li riguarda.

È difficile pertanto non definire A.I. un ibrido visto che è un Operatore socio sanitario che con una ulteriore e contenuta formazione potrà effettuare attività infermieristiche ma che dovrà anche continuare a svolgere le funzioni attualmente attribuite all’OSS.

L’evoluzione indicata dalla dr.ssa Mangiacavalli consisterebbe quindi in ulteriori poche ore di formazione innestate sul profilo dell’Oss e il cambio di denominazione peraltro confusiva per degenti e ospiti delle strutture ospedaliere e territoriali. A tal proposito ricordiamo sommessamente che per Direttiva europea recepita con Legge 15 novembre n 795 del 1973 dal nostro Paese non devono esserci ambiguità né sul profilo né sulla denominazione dell’Infermiere.

Nelle dichiarazioni della dr.ssa Mangiacavalli si parla poi delle lauree magistrali ad indirizzo clinico abilitanti che saranno presto emanate e che completerebbero un percorso complessivo in cui si inserisce l’istituzione dell’ A.I..

Qui proprio non capiamo come si intreccia l’A.I. con le lauree magistrali ad indirizzo clinico. Speriamo davvero non si intenda che coloro che saranno in possesso di laurea magistrale ad indirizzo clinico saranno gli infermieri con la I maiuscola del futuro e che di conseguenza l’assistenza attualmente svolta dai laureati in infermieristica passerà in parte ancora più consistente all’A.I. sotto la pianificazione e la supervisione degli infermieri laureati magistrali. Se questo fosse il pensiero, ricordiamo che numerose ricerche e studi scientifici hanno dimostrato che se l’assistenza non è effettuata da infermieri laureati l’indice di mortalità sale significativamente ( 7%).

Non entriamo nelle affermazioni di quando e come sono stati coinvolti nella decisione della Fnopi gli Ordini provinciali, le Società scientifiche infermieristiche e i non ben definiti Stakolder di settore anche se abbiamo letto note che contestano tali affermazioni. Concludiamo la nostra disamina auspicando una pausa di riflessione sui due Accordi, un dibattito con una diffusa partecipazione di professionisti ed operatori ed un diretto e coinvolgimento delle Rappresentanza sindacali visto l’impatto che ogni innovazione professionale produce nel mondo del lavoro e nella contrattazione nazionale e decentrata. Fials è, come sempre peraltro, disponibile.

Annalisa Silvestro
Responsabile Coordinamento Nazionale
Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie FIALS

17 settembre 2024
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