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Osteopatia in Italia: il pomo della discordia

di Saverio Colonna

17 SET - Gentile direttore,
sono un medico, ortopedico e medico dello sport, con un percorso di medicina osteopatica concluso con un diploma post-laurea dell’Università di Parigi. Sono anche direttore e docente di una scuola di osteopatia a Bologna, scuola appartenente all’AISO (Associazione Italiana Scuole di Osteopatia).

Si legge molto sui social, e alcuni articoli della Sua rivista parlano dell’osteopatia come una nuova professione inutile, se non addirittura pericolosa.
Avendo molti anni di esperienza, oltre che in campo osteopatico, nella rieducazione funzionale e nella terapia manuale, provo a esprimere il mio pensiero.

Parto dalla premessa che, essendo direttore di una scuola, ho un conflitto di interesse, quindi sono sicuramente di parte. Tuttavia, se si vuole avere un confronto serio e costruttivo, bisogna togliersi la maschera e dire pubblicamente che anche i detrattori dell’osteopatia hanno dei conflitti di interesse, vista la notevole quantità di soggetti patologici e non, che in Italia decide ogni giorno di andare dall’osteopata piuttosto che dal fisioterapista. Dunque, anche loro sono di parte. I detrattori dovrebbero porsi una domanda: visto che si parla di milioni di pazienti che ogni anno vanno dall’osteopata, come mai l’osteopatia ne ha conquistato così tanti? L’osteopata non ha messo la pistola alla fronte di nessuno, costringendolo a farsi trattare, né ha affabulato i pazienti con giochi di prestigio. E se qualcuno pensa questo, sta insultando l’intelligenza dei pazienti che quotidianamente ne usufruiscono.

Forse ha influito l’effetto moda, ma sicuramente l’osteopata ha dato, e continua a dare, risposte a delle richieste che la classe medica e fisioterapica non riescono a dare. Alcuni giustificano la loro crociata contro l’osteopatia sventolando la bandiera dell’interesse per la sicurezza del paziente. Come direttore di una scuola di osteopatia e direttore dello Spine Center di Bologna, struttura sede di tirocinio per fisioterapisti dell’Università di Bologna, Modena-Reggio e Ferrara, posso dire con estrema onestà che il neodiplomato in osteopatia non è più pericoloso del neodiplomato in fisioterapia.

Non si può non condividere la raccomandazione del presidente della SIOT, Prof. Mamoli (Adnkronos 14 settembre 2024), che mette in guardia dall'eseguire certe manovre cruente perché spesso portano poco beneficio ai pazienti. Ma questo è un suggerimento valido per chiunque metta le mani sul paziente: medici, osteopati, fisioterapisti, chiropratici. L’episodio, a dir poco disdicevole, capitato al dott. Vianello continua a essere agitato come uno spauracchio. Mi dispiace molto per quanto successo al dott. Vianello, ma finché non viene chiaramente identificato l’autore dell’intervento avventato, non si può utilizzare l’episodio come clava contro l’osteopatia. Esistono osteopati con anche la laurea in fisioterapia e fisioterapisti che con corsi sommari (1-3 anni) di osteopatia, si spacciano per osteopati, visto che, come detto in precedenza, l’osteopatia è di moda.

Mi sarei astenuto, invece, dall’esprimere giudizi su quale figura sia più opportuna per eseguire trattamenti osteopatici, a meno che il presidente Mamoli non abbia una approfondita conoscenza dei percorsi formativi forniti dalle scuole serie di osteopatia in Italia.

Come espresso in precedenza, sul pomo della discordia osteopatia, ci sono punti di vista diversi, basati sugli interessi che si toccano. Ma per portare un punto di vista neutro: qualcuno mi potrebbe spiegare perché in nazioni dove la fisioterapia è all’avanguardia (Australia, Nuova Zelanda, Francia, Regno Unito, parte del Canada) esistono il fisioterapista e l’osteopata come due distinte figure sanitarie?

Dott. Saverio Colonna
Direttore
Scuola di osteopatia OSCE Bologna Ultimo Presidente Associazione Medici Osteopati Italiani (AMOI)

17 settembre 2024
© Riproduzione riservata

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