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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Regioni e Asl

Abruzzo. La medicina generale dichiara lo stato di agitazione 

immagine 12 settembre - Diverse le criticità denunciate da Fimmg, Snami e Smi, dai “non più tollerabili ritardi da parte dell’Assessorato alla Sanità a dare disposizione alle quattro Asl di interrompere il recupero delle somme percepite dai colleghi della Continuità Assistenziale”, alla carenza di medici”. A questo si sommano altre penalizzazioni che sviliscono il settore. Ai medici abruzzesi la solidarietà di Scotti (Fimmg Nazionale): “Il tempo delle attese si sta esaurendo”
Fimmg, Snami e Smi Abruzzo dichiarano lo stato di agitazione. Molteplici le ragioni che hanno spinto i sindacati alla protesta contro le condizioni di lavoro e gli impegni disattesi che rendono il lavoro dei medici della medicina generale ogni giorno più difficile e i medici sempre più insoddisfatti.

A partire, spiegano Fimmg, Snami e Smi in una nota, dai “non più tollerabili ritardi da parte dell’Assessorato alla Sanità a dare disposizione alle quattro ASL di interrompere il recupero delle somme percepite dai colleghi della Continuità Assistenziale (ex guardia medica) come indennità di rischio hanno deciso di dichiarare lo stato di agitazione”. Le ragioni sono dovute al perpretrarsi della vicenda iniziata nel 2017 quando la Procura della Corte dei Conti inoltrava alla Regione una richiesta di semplici chiarimenti in merito alla corresponsione ai medici di continuità assistenziale di una cosiddetta “indennità di rischio”, disciplinata dall’art.13 comma 1 dell’accordo integrativo regionale (AIR) siglato nel 2006, in ragione del fatto che tutte le sedi di guardia medica non erano a norma per quanto riguardava i dispositivi di sicurezza e di tutela dell’incolumità dei colleghi. “La regione – spiega la nota - evitava di interloquire con la magistratura contabile e con DGR 398 del 18/07/2017 procedeva ad intimare alle AASSLL di interrompere l’erogazione della suddetta indennità e preannunciava il recupero di quanto già erogato”.

“A fronte delle nostre rimostranze – proseguono i sindacati - per l’iniquità del suddetto provvedimento, che vedeva i colleghi subire un ingiusto ed incolpevole danno economico, che in alcuni casi era, ed è, di alcune decine di migliaia di euro, per l’accettazione di un lavoro i cui compensi erano, come detto, stabiliti da un contratto, l’allora giunta regionale intraprendeva un percorso per trovare una soluzione che, ignorando le indicazioni del sindacato e le procedure adottate da altre regioni che avevano risolto analogo problema, complicava ulteriormente la situazione. Pertanto, ne nasceva un intenso contenzioso giudiziario, con varie cause, fino al giugno 2023 quando l’Onorevole Nazario Pagano, investito della problematica, se ne faceva carico ed in qualità di Presidente della Commissione Affari Costituzionali in fase di approvazione della legge di conversione del decreto P.A. n. 44/2023 inseriva l’articolo 19 che, modificando l’art. 24 bis della L.69 del 21/05/2021, estendeva a tutti i medici convenzionati l’esonero alla restituzione di quanto corrisposto loro fino al 31/12/2020 (in origine disposto solo per i medici della emergenza territoriale convenzionata). Tale norma purtroppo non veniva applicata”.

Fimmg, Snami e Smi Abruzzo spiegano che, su loro ulteriore sollecitazione, “la regione ne richiedeva parere interpretativo al Ministero della Funzione Pubblica che concordava sull’applicabilità della cosiddetta “norma Pagano” e quindi la irripetibilità delle suddette somme in capo ai colleghi di guardia medica. Ad oggi purtroppo anche tale parere viene disatteso dalle ASL abruzzesi creando ulteriori disagi e malcontenti della categoria in seguito al recupero delle suddette somme da parte di alcune ASL. Tutto questo nonostante i nostri interventi e le rassicurazioni dell’assessorato che però a tutt’oggi non hanno trovato giusto riscontro ma che, al contrario, evidenziano un forte “cortocircuito” tra la parte politica e quella funzionariale-amministrativa”.

A questo problema che, riferiscono i sindacati, “sta contribuendo anche ad allontanare molti colleghi dalla medicina convenzionata aggravando il problema della carenza di medici”, vanno a sommarsi numerose altre criticità. “Le molte differenze di interpretazione ed applicazione degli accordi vigenti, sia nazionali che regionali, tra le varie ASL fortemente condizionate dai loro notevoli deficit di bilancio che vedono “utilizzare”, a volte impropriamente, fondi destinati alla medicina del territorio a copertura di altri settori. Esempio eclatante è il mancato reintegro, soprattutto nella ASL dell’Aquila, nelle forme associative già operanti sul territorio dei colleghi andati in pensione con conseguente perdita del relativo budget che potrà comportare delle difficoltà nel reperire le somme necessarie alla costituzione delle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) previste dall’ACN e dalla DGR n. 15/2023. Queste ultime sono delle nuove forme associative che dovrebbero migliorare l’assistenza su tutto il territorio con erogazione di numerose prestazioni aggiuntive anche diagnostiche, di attività di telemedicina e teleassistenza con apertura degli ambulatori per l’intero arco della giornata e della settimana, contribuendo alla riduzione degli accessi cosiddetti “impropri” al pronto soccorso e delle liste d’attesa”.

Ancora, “il mancato accantonamento delle somme relative alle quote capitarie non corrisposte ai medici per la mancata scelta del proprio medico di famiglia, da parte di circa sessantamila cittadini abruzzesi, a causa delle numerose carenze, ed anch’esse destinate a coprire altri disavanzi di bilancio. La resistenza ad accogliere le nostre richieste di personale di studio, oramai indispensabile a garantire una moderna attività ambulatoriale. In buona sostanza la medicina territoriale vede somme ad essa destinata impegnate non per un suo sviluppo ma a coprire deficit generati in altri settori. Tutto questo – denunciano Fimmg, Smi e Snami - a causa di una programmazione sanitaria regionale che segue sempre di più criteri clientelari e non di management perseguendo solo annunci e spot, come gli ultimi che vedono il nostro assessorato impegnato a “promuovere” e “valorizzare” le farmacie dei servizi come Hub vaccinali dimenticando che l’ultima campagna antinfluenzale ha visto come veri “protagonisti” i medici di famiglia che hanno eseguito ben l’80% delle vaccinazioni contro il 20% dei centri vaccinali SIESP e farmacie. Anche l’annuncio dell’inizio della sperimentazione delle medesime come punti di erogazioni di servizi avviene senza un minimo di coinvolgimento ed informazione preventiva di noi medici”.

“Oramai – aggiungono i sindacati -, nonostante gli insegnamenti della pandemia, si continua a farci “marciare” in ordine sparso e con ulteriore spreco di risorse. Tutto questo incoerentemente su quanto si va proclamando in merito alla centralità del ruolo del medico di medicina generale che, secondo il PNRR ed il DM 77, dovrà diventare attore principale nella gestione e tutela della salute nel territorio. Mentre la medicina sta già vivendo il futuro la politica ragiona ancora al “passato”. Per queste ragioni, e soprattutto a sostegno dei colleghi della continuità assistenziale, abbiamo ritenuto opportuno e necessario proclamare lo stato di agitazione e stiamo valutando anche la possibilità di indire uno sciopero di tutti i settori della medicina del territorio e, nel frattempo, procedere con la richiesta di audizione in V Commissione Sanità Regionale per rappresentare la situazione attuale della medicina generale ed avanzare nostre proposte. Da segnalare anche l’avvenuta richiesta, il 19 agosto u.s., della convocazione di un Comitato Regionale con la presenza del Presidente Marsilio”.

Ai medici abruzzesi arriva anche la “piena solidarietà” della Fimmg Nazionale. “I colleghi di Pescara sono giustamente preoccupati e stanchi per le condizioni nelle quali, ogni giorno, sono chiamati a garantire assistenza ai cittadini”, dichiara in una nota il segretario generale Fimmg, Silvestro Scotti.

Scotti evidenzia come i temi al centro di un malessere ormai dilagante sul territorio nazionale (paura per la dilagante violenza fisica e verbale, una gestione della medicina del territorio a dir poco carente, la mancata sostituzione degli organici in pensione e persino il rischiano per i medici della continuità assistenziale di dover restituire le somme delle indennità di rischio) sono temi che “si ripetono e si sommano alle carenze che la Federazione sta segnalando ormai da tempo – conclude Scotti, che avverte - il tempo dell’attesa si sta rapidamente esaurendo, molto presto tireremo una linea e, in assenza di risposte concrete, faremo valere i nostri diritti a tutela della categoria e della giusta pretesa dei cittadini di poter contare su un’assistenza territoriale efficace, efficiente e proattiva rispetto agli obiettivi di salute”.
12 settembre 2024
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