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Salviamo la sanità. Un appello alla destra e alla sinistra

di Ivan Cavicchi

25 GIU -

Gentile direttore,
i paesi con un debito eccessivo come il nostro saranno obbligati a causa del patto di stabilità e di crescita (PSC) sottoscritto dal governo con l’EU, a ridurlo forzosamente. Una riduzione che la sanità pubblica pagherà cara.

Il governo in carica senza neanche una mezza idea di riforma, non ha altra strada che privatizzare ancora di più.

C’è da dire che già da tempo in sanità non è più lo ius che comanda (probabilmente proprio per questo è sempre più de-finanziato) ma il lucrum agevolato dallo Stato

Oggi la sanità pubblica non è più un “servizio al popolo” come l’ha definita il Santo padre (19 nov 2023) ma, a spese del popolo e nonostante i diritti del popolo, è diventata per lo più un “servizio a pagamento”.

Il sindacato ha piegato la testa

Come ho scritto di recente (QS 3 giugno 2024) siamo ormai arrivati alle “controriforme della seconda generazione” quelle che, in aperta violazione dell’art. 32 e della 833, sottoscrivono accordi nei quali le grandi imprese speculative e quindi le assicurazioni private “cogestiscono” con il sindacato la salute dei cittadini e di chi lavora come un business.

Non è vero che la salute non è una merce. Al contrario per l’impresa e per il sindacato essa è una merce a tal punto che nei contratti di lavoro ha il valore del salario ed è contrattata come tale. Oggi molti lavoratori sono pagati in parte con il salario e in parte con il welfare aziendale.

Il sindacato ha piegato la testa davanti al neoliberismo, oggi la vera ideologia vincente. La Cgil va in piazza a protestare contro il governo di destra che non finanzia la sanità pubblica ma nello stesso tempo ha venduto l’art 32 all’impresa e alla speculazione finanziaria. Oggi i soldi passano dalla sanità pubblica ma per andare alla sanità privata e con l’accordo di tutti i sindacati.

Basta ipocrisie

Insomma, smettiamo tutti di fare gli ipocriti. Ormai la situazione è chiara: in Italia c’è una doppia sanità, una pubblica che si restringe sempre di più e una privata che grazie al sindacato si estende sempre di più dando luogo a quel fenomeno che, nel mio pamphlet, ho definito “esclusione competitiva” (pag 53).

Da anni ormai il pubblico e il privato, sono stati messi in competizione per accaparrarsi le risorse economicamente disponibili. Oggi attraverso la detraibilità fiscale, il privato ormai domina sul pubblico, che de-finanziato sta diventando di giorno in giorno sempre più marginale.

Insomma, signori, la riforma del 78 quindi l’art 32 della Costituzione sulla base del quale essa è nata, nel derby “diritti/ interessi” hanno perso i diritti e il neoliberismo ha vinto.

Questa è la “catastrofe” di cui parlo da tempo e sulla quale tutti fanno finta di niente.

Salviamo la sanità. Un appello alla ragione.

È in queste condizioni difficili, quasi disperate, che mi sono convinto ad avanzare la mia temeraria proposta “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti” (Castelvecchi editore 2024).

Per me in sanità i processi di controriforma sono andati troppo avanti per sperare di invertirli, cioè per me oggi è difficile se non impossibile rimettere tutto il dentifricio che soprattutto a sinistra abbiamo versato e sprecato di nuovo dentro il tubetto dell’art 32 e della 833.Come si fa a cancellare 50 anni di errori e di tradimenti?

Tradimenti ed errori

Permettetemi di insistere ancora su questo punto e di precisare che tra “tradimento” e “errore” passa la stessa differenza che passa tra:

una azione delittuosa o comunque dannosa compiuta consapevolmente ai danni del paese e di una intera popolazione, profittando della sua buona fede e della sua fiducia

una svista, un equivoco, un fraintendimento, un abbaglio causato da circostanze finanziarie avverse e difficili quindi da problemi contingenti di sostenibilità e di governo.

Guardate cari “amici e compagni” che in sanità, per problemi i più diversi (nobili e meno nobili), se continueremo a confondere “errore” e “tradimento” non ne verremo mai fuori.

Non si tratta di sculacciare la Bindi di cui, in tutta franchezza davvero mi interessa poco, ma di decidere la verità di riferimento cioè di decidere nella tempesta a quale bitta, legare la barca.

In “sanità pubblica addio. Il cinismo delle incapacità” il libro dello scorso anno penso di aver dimostrato chiaramente che i nostri guai nascono da un tradimento (l’uccisione dell’albatros narrato nella ballata del vecchio marinaio pag. 12) e non da un errore cioè nascono dalla decisione tutta politica di sostituire i valori della Costituzione con i valori del liberismo. Il problema ribadisco non è sculacciare la Bindi perché ha sparato sull’albatros ma è decidere a sinistra se questo tradimento è controvertibile o no. Cioè se l’albatros lo salviamo o no. Il danno ormai è fatto che si fa?

La ri-contestualizzazione dell’art. 32

Oggi a me interessa capire due cose:

dalla sinistra in campo se l’albatros deve vivere o no e se deve vivere, come io auspico, a quali condizioni

dalla destra vorrei invece capire se oggi è pronta a fare un accordo per salvare l’albatros

Il tradimento dell’art 32 non si può affrontare come se fosse un errore politico o una svista della sinistra ma va rimosso decidendo di ricontestualizzare l’art 32 in questo contesto sociale economico e politico. Cioè di rigenerarlo mettendo l’art 32 dentro il nostro tempo e nelle nostre complessità.

La proposta di “ricontestualizzare” l’art 32 e quindi rigenerarlo cioè di non limitarsi semplicemente a ribadirlo come una petizione di principio, personalmente l’ho resa pubblica in tempi davvero non sospetti e purtroppo nell’indifferenza generale. Già 10 anni fa e non a caso nel primo capitolo del “riformista che non c’è. Le politiche sanitarie tra invarianza e cambiamento” (Dedalo 2013) dedicato proprio ai problemi dell’art 32.

Oggi l’art 32 lo abbiamo perso certo perché gli interessi hanno preso il sopravvento sui diritti, ma soprattutto perché l’art 32 cioè l’albatros stato ammazzato perché di fatto è finito fuori contesto diventando praticamente utopico e quindi quasi inagibile. Una petizione di principio.

I bagnini che non sanno nuotare

La Bindi e dietro di lei praticamene tutta la sinistra invece cosa fa? Si dichiara fedele alla Costituzione ma conferma la seconda gamba a spese del fisco, conferma l’azienda a spese della usl, cioè conferma il tradimento neoliberista dichiarandosi, ma solo a mezza bocca, disponibile a razionalizzarlo. Cioè a smussare gli angoli.

Oggi non c’è dubbio che la sanità a causa di questi giochetti sull’art 32 sta andando a fondo e come ho scritto nel mio pamphlet (pag 11) non c’è alcun dubbio che i bagnini che la vorrebbero salvare davanti ai tradimenti loro malgrado non solo mostrino di non sapere nuotare ma sono tutti caduti nella trappola della razionalizzazione del tradimento, nella trappola della riduzione del danno. Questi bagnini in tutta buona fede in cuor loro tutti senza eccezione confermano il tradimento quindi neanche si pongono il problema di ricontestualizzare l’art 32 pensando solo che il tradimento è stato necessario ma deve essere minimo, cioè più piccolo di quello che è. Il nuovo corso neoliberista non vuole rimuovere la contraddizione dell’art 32 ma renderla semplicemente minima, più piccola, più flessibile, proprio per non ostacolare gli interessi in gioco. Cioè gli interessi dei nuovi padroni.

“Salvare il salvabile”

Per me oggi considerando la situazione grave alla quale si è arrivati forse è giunto il momento di fare un'altra operazione politica lanciando un “appello alla ragione” con lo scopo di andare oltre i tradimenti e di ridefinir nei nuovi contesti delle nuove regole.

L’appello alla ragione è una specie di “ultima ratio regis” con il quale parlare al paese. L’idea non è nuova ed ha un sacco di precedenti storici anche illustri. In genere chi fa l’appello alla ragione è perché si trova nella merda e non sa dove sbattere la testa. Io propongo di fare la stessa cosa per la sanità. Non si tratta di tirare fuori i cannoni dagli arsenali, anche perché di cannoni da tirar fuori soprattutto a sinistra, non ce ne sono, ma, al contrario, di tirare fuori la ragione come se fosse un cannone nel tentativo di trovare un accordo come dice una bella canzone di Bennato per “salvare il salvabile”.

Salvare l’art 32 o la sanità pubblica è come salvare una civiltà un patrimonio del paese, un valore per la nostra intera comunità nazionale, cioè per salvare qualcosa che, essendo universale a priori, vale sia per la destra che per la sinistra

Fare il salto riformatore

È chiaro che per rispettare l’appello della ragione servono dei politici saggi, quindi degli accordi, delle persone intelligenti; quindi, un board fatto apposta per “salvare il salvabile”. Questo board non si trova sotto l’albero di Natale. Bisogna chiederlo rivendicarlo conquistarlo.

Oggi la sinistra fa bene a chiedere più soldi per la sanità ma nello stesso tempo farebbe bene a chiedere un board per salvare la sanità. Essa è un patrimonio del paese. Si possono dare soldi senza salvare il paese.

Non possiamo pensare di mettere su un board nazionale fatto da saggi sia di destra che di sinistra per mettere indietro l’orologio di 50 anni. Oggi si deve andare oltre la “mezza riforma” la famosa 833 e fare la “quarta riforma” quella che tutti i savants e i miei amici della sinistra movimentista hanno educatamente snobbato alcuni di loro preoccupati di restare improvvisamente senza la mamma. Ma oggi il mondo è cambiato e per forza bisogna andare oltre la mamma. Oggi si tratta di pensare la sanità in questo tempo non in un tempo che non c’è più. Per andare oltre la mamma bisogna emanciparsi dalla mamma e cambiare le logiche che abbiamo usato fino ad ora. Non possiamo fare un appello alla ragione senza decidere oggi quale sia la “ragione” adeguata a questo contesto. A quale “ragione” si ispirano i miei amici movimentisti? E a quale “ragione” si dovrebbe riferire l’appello che qui propongo di fare? A quale ragione il board dei saggi dovrebbe riferirsi? Quali i suoi argomenti?

La sfida della compossibilità

Tutti i problem solvers che scrivono regolarmente su questo giornale ma anche i miei amici movimentisti alla fine sono tutti senza eccezione dei compatibilisti e ci spiegano oltre che la loro teoria del “tradimento minimo” come integrare al meglio il pubblico e il privato. Nessuno di loro, sottolineo nessuno, è in grado di dirci come rendere “compossibili” oggi i diritti fondamentali del popolo con gli interessi personali degli individui? Nessuno, neanche i miei compagni movimentisti, nonostante le mie insistenze, ha fatto propria l’idea di compossibilità. Questa parola nei loro vocabolari ideologici non c’è. E loro, meschini, anche se si tratta di salvare l’art 32, di cambiare il vocabolario non ci pensano proprio. Ma anche Marx per teorizzare il comunismo ha dovuto adeguare il proprio vocabolario. Ma come ci ha insegnato un neo-pragmatista del calibro di Rorty cambiare i vocabolari significa cambiare le visioni dl mondo e quindi le politiche. Cari “amici e compagni” se si resta prigionieri dei nostri vocabolari ideologici è difficile dire come l’art 32 oggi può “con-essere” (direbbe Heidegger) facendo così coesistere tanto i diritti che gli interessi.

Insomma “l’appello alla ragione” ha senso se la “ragione” alla quale ci si appella è pragmaticamente adeguata al nostro tempo ed è espressa soprattutto con i vocabolari giusti.

Una convenzione di punti di vista

L’idea politica che è alla base del mio libretto è la sottoscrizione tra le varie parti politiche e sociali di una “convenzione tra diversi punti di vista”. Si tratta di una espressione in uso nel mondo della complessità ma del tutto alla politica e soprattutto alla sinistra. Essa si rende sempre necessaria quando si hanno gradi alti di complessità di eterogeneità e di diversità. Le convenzioni tra punti di vista si basano sul pragmatismo e sulla ragionevolezza e sul buon senso e sulla condivisione a maggioranza quindi rinunciando fin dall’inizio all’unanimismo.

Fare un accordo per salvare l’art 32 non è come si potrebbe pensare un “embrasse nous” una ammucchiata non è mettere da parte la conflittualità ma è organizzarla in un altro modo. E usare le idee disponibili migliori, che se fossimo dei veri pragmatisti sarebbero semplicemente le idee più convenienti nei confronti del contesto al quale ci si riferisce.

Vogliamo tutti riaffermare l’art 32. Ma in questo contesto non si tratta di dire che cosa è giusto fare secondo le nostre ideologie ma cosa conviene fare secondo la realtà. Questa è la domanda pragmatica che nessuno si pone.

Per rispondere a questa domanda c’è un solo vincolo da rispettare: essere tutti, sia di destra che di sinistra, intellettualmente onesti e mettere davanti a tutto e a tutti l’interesse generale del paese.

I tradimenti sono tradimenti e gli errori sono errori e l’art 32 muore se non lo ricontestualizziamo dentro una teoria della compossibilità.

Stiamo affondando e i bagnini non sanno nuotare. Questa è la situazione.

Non si può avere la botta piena e la moglie ubriaca

Per me ci vuole necessariamente una sanità pubblica forte ma questo non vuol dire che esiste l’obbligo per ciascuno di noi di farsi curare solo dallo Stato ma vuol dire che:

chi vuole curarsi nel privato lo può fare liberamente ma a spese proprie cioè senza mungere la mucca delle agevolazioni fiscali

come esiste la gerarchia delle fonti esiste anche una gerarchia tra diritti fondamentali e interessi individuali.

Il problema personalmente l’avevo già affrontato in quel primo capitolo sull’art 32 del “riformista che non c’è” che ho citato prima. Già allora proponevo di ammettere il principio di libertà quindi rendere compossibile l’assistenza privata con quella pubblica evitando con cura che a causa sua il diritto fondamentale e l’interesse collettivo di cui parla l’art 32 risultassero danneggiati e compromessi da quello individuale di cui parla l’art 3.

Come ci ha spiegato l’Ocse oggi è rischioso per i diritti agevolare il privato a spese del pubblico e nemmeno si può far crescere contestualmente la spesa pubblica e la spesa privata e meno che mai è realistico chiedere come fanno tanti bagnini di sinistra di allineare la spesa sanitaria alla media europea.

Non ha senso consentire alla libertà individuale di danneggiare i dritti fondamentali di una intera comunità nazionale. Cioè non ha senso impedire o ostacolare il diritto di un intero paese ad avere dei diritti. Questo è il punto di partenza. Se non si è d’accordo su questo la convenzione tra punti di vista non i può fare.

Conclusione

“Salvare il salvabile” sembra una cosa ovvia ma oggi non lo è. Non è detto che tanto la sinistra che la destra, nelle condizioni politiche date, con la conflittualità acuita dalle elezioni europee, siano in grado di farlo e abbiano voglia di farlo.

Se vogliamo farlo dobbiamo lottare per farlo e convincere tutta la politica a farlo. Secondo me addirittura ci vorrebbe una mobilitazione della gente. Cioè “salvare il salvabile” dovrebbe diventare una domanda sociale.

Questa soluzione è senz’altro difficile e complicata ma per me è anche l’unica cosa sensata che si può fare. Se restiamo fermi e chiusi nelle nostre antinomie continuando a fare giochetti e schermaglie, avremmo perso tutti, causando al paese un danno irrimediabile.

Chi vuole saperne di più si legga il mio libretto, proposte incluse, e se ha un po' di tempo e un po' di voglia per favore ci dia una mano nella discussione.

Come Ebner Eschenbach anche io non ho “paura di chi controbatte ma di chi elude.”

Ivan Cavicchi



25 giugno 2024
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