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Salviamo la sanità, la speranza è sempre l’ultima a morire

di Giancarlo Pizza

28 GIU -

Gentile Direttore,
l’articolo di Ivan Cavicchi comparso il 25 giugno sul Suo prestigioso giornale online “Salviamo la sanità. Un appello alla destra e alla sinistra” come al solito, non può passare inosservato. Se c’è una cosa che ho sempre apprezzato del Prof. Cavicchi, a parte la forza davvero non comune del suo pensiero riformatore, è che quello che ha da dire in genere non lo manda a dire. Cioè, la sua urticante, a volte, irriverente, altre volte, disarmante libertà intellettuale. Lui, come si dice, non guarda in faccia a nessuno ma in libertà esprime ciò di cui è convinto sforzandosi di essere il meno sgradevole possibile. Per lui (glielo avrò sentito dire non so quante volte) “libertà e verità” sono la stessa cosa. Un marchio di fabbrica. Senza libertà non c’è verità. Qualche tempo fa, ricordo proprio su questo giornale un suo articolo, nel quale sposava l’idea di scrivere un libro bianco sulla sanità come quelli che scrivevano gli inglesi una volta tanto tempo fa e che purtroppo ora nessuno scrive più il cui titolo mi è rimasto impresso perché davvero eloquente “Prima dire la verità sulla sanità, poi decidere cosa sia giusto fare” (QS 3 novembre 2023). Per Cavicchi, come sanno tutti coloro che lo seguono, le verità sulla sanità spesso sono negate con l’ipocrisia la disonestà e l’ignoranza. E questa negazione alla sanità pubblica non fa mai bene.

Una sera a cena dopo un convegno- Una sera a Bologna dopo un convegno organizzato dal nostro Ordine sul “futuro della sanità” (Febbraio 2024), al Tavolaccio”, un ristorante non lontano dalla nostra sede, una Collega chiese a Cavicchi come faceva in un mondo pensato sul “politically correct” lui, per contro, era invece veramente poco “politically correct”. Lui rimase colpito dalla domanda e rispose pressappoco così (vado a memoria): “Ci mancherebbe che con i casini che abbiamo ci raccontassimo delle balle o contraffacessimo i fatti o evitassimo di chiamare i problemi con i loro nomi. I matematici ci dicono che le balle e le gambe corte sono la stessa cosa. Cioè, sono isomorfe. Con entrambe non si va da nessuna parte. Se dobbiamo salvarci si deve sapere primo che si va a fondo quindi non negarlo, secondo che, se prima non ammettiamo che stiamo affondando non ci salveremo mai”. La Collega ricordo chiese ulteriori chiarimenti e lui come risposta, spiegò con grande serietà a tutta la tavolata la differenza tra l’uomo morale e l’uomo legale di Kant. Una cosa di cui si parla ancora.

L’uomo morale e l’uomo legale- L’uomo morale è un uomo la cui moralità deriva dalla ragione. L’altro quello legale ha una moralità “tecnica” che deriva da una norma da una procedura, da un algoritmo, in genere da un riferimento. L’uomo veramente libero segue la ragione che, se rispettata assicura sempre la morale. In sanità per Cavicchi, come è noto, non sempre l’uomo morale coincide con quello legale e spesso quello legale non è così morale come si pensa. I suoi libri sono pieni di esempi che dimostrano in sanità il divario tra l’uomo morale e l’uomo legale.

L’appello alla ragione - Dopo aver letto su Quotidiano Sanità “L’appello alla Ragione” del Prof. Cavicchi, ma soprattutto fresco di lettura del suo ultimo pamphlet “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti”, un libretto sul serio imperdibile, mi sono ricordato di quella cena al “Tavolaccio”. Ebbene anche in questo libretto il nostro Pensatore parte dalla ragione anzi fa addirittura un “appello alla ragione” e davanti alla prospettiva di perdere l’art. 32 della Costituzione e la sanità pubblica, costruisce la sua proposta di “salvare il salvabile”, creando le condizioni per fare un accordo politico tra sinistra e destra (la convenzione tra punti di vista).

Personalmente su questa proposta politica non ho molto da aggiungere. Mi limito solo a dire che: condivido la necessità di fare un appello alla ragione perché anche io credo che la situazione della sanità sia gravemente compromessa. Aggiungo che, come Ordine, abbiamo già messo in agenda una iniziativa di discussione subito dopo l’estate (ormai siamo vicini alle ferie) perché è urgente fare qualcosa di concreto. Oggi “salvare il salvabile della sanità” è la questione, quindi ora e subito prima che sia troppo tardi.

La questione politica della ricontestualizzazione dell’art. 32. - Anche io sono preoccupato come Cavicchi per la “questione del debito” e per la procedura di infrazione che l’Europa ha deciso nei nostri confronti e non sono meno preoccupato della svolta neoliberista del sindacato. Sono altrettanto convinto che l’art 32 sia stato tradito prima di tutto dalla sinistra e che bisogna trovare al più presto una soluzione politica e che questa soluzione sia quella che propone Cavicchi e cioè la “Convenzione dei Punti di Vista” con lo scopo prima di tutto di “ricontestualizzazione” dell’art 32. Cavicchi dice, e non si può non essere d’accordo con lui, che l’art 32 non si può ridurlo ad una petizione di principio, cioè a ornamento, ovvero a una cosa finta come hanno fatto le politiche neoliberiste adottate sino ad ora. Ora che il neoliberismo sta prendendo piede è necessario rianimarlo. Riproporlo. Ridefinirlo.

Vorrei ricordare che è stato Cavicchi a scrivere in “Sanità Pubblica addio” (2023) il capitolo su la “controriforma dell’art. 32” (pag. 16) e a regalarci la penetrante lezione sul “metavalore”. Tutti vorrebbero salvare l’art. 32 ma nessuno, a me pare sia disposto a ridiscutere ciò che l’ha affossato riducendolo come ha scritto Cavicchi ad una “diritto potestativo”. Tutti vogliono salvare l’art. 32 ma nessuno dice quali politiche bisogna cancellare per salvarlo veramente.

“One healt” - Mi hanno sempre colpito quegli autori come Asiquas, per esempio, che ci propongono continuamente lo slogan “One healt”, ma che non è null’altro che uno slogan per l’appunto, e che, come tale, è di fatto la negazione del metavalore di Cavicchi. Il metavalore è il cambiamento che serve per agire in concreto il diritto alla salute. Asiquas parla di “One healt” ma non indica il cambiamento enorme che serve per porre in pratica questa idea. Per esempio, superando la separazione istituzionale che esiste tra ambiente e salute. Tra dipartimenti di prevenzione e agenzie per l’ambiente. Tra comunità e ambiente. Tra il diritto alla salute e il diritto all’ambiente. Il metavalore, se ho capito bene, per Cavicchi ma non per Asiquas, è “andare oltre” la 833 oltre le sue soluzioni superate e inventare un nuovo discorso sulla salute quello peraltro prefigurato dalle modifiche della Costituzione approvate di recente (modifica gli articoli 9 e 41) che hanno introdotto nella nostra Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali. Oggi Cavicchi anziché seguire la moda di “One healt” ci propone un appello alla ragione e una convenzione di punti di vista per riscrivere l’art 32 come un metavalore. La sua proposta è chiara. Salvare il salvabile riguarda prima di tutto l’art 32. Per salvare l’art 32 bisogna riformare l’attuale organizzazione dei dipartimenti di prevenzione e restituire le competenze sulla salute ai Comuni. Senza questa riforma “One healt” parrebbe solo uno slogan.

I bagnini che non sanno nuotare - Chiudo dicendo che del libretto di Cavicchi mi ha colpito moltissimo il primo capitolo dedicato ai bagnini che vorrebbero salvare la sanità ma non sanno nuotare. Per chi ha familiarità con il pensiero di Cavicchi sa bene che il paradosso è uno dei suoi strumenti preferiti. Il paradosso per lui è qualcosa di simile a una contraddizione, cioè una incoerenza quindi qualcosa di strano e di poco logico. Che i bagnini, ben 10 i casi e i personaggi esaminati, testualmente nelle loro proposte non sappiano nuotare, cioè, non sembra abbiano idee adeguate per scongiurare il peggio, vuol dire che l’art. 32 e il Servizio Sanitario Nazionale lo perderemo.

E davanti a questa terribile eventualità che si spiega l’idea di Cavicchi di una “Appello alla Ragione” e di una “Convenzione di Punti di Vista” tra destra e sinistra, quindi l’idea di “salvare il salvabile”, cioè la citazione di Battiato.

Devo dire che davanti a questa tragica eventualità mi fa un certo effetto leggere colti e raffinati articoli sulla società liquida e articoli che propongono di bloccare il privato nel Paese senza un preventivo accordo politico tra il Governo e le Regioni quindi senza concordare, come propone Cavicchi, un’altra idea di politica sanitaria, cioè quella che lui chiama la quarta riforma. Debbo però confermare il mio pessimismo nel vedere accolta una simile intelligente proposta. Se guardo al panorama politico attuale e ai profondi dissidi che si evidenziano tra le diverse forze politiche in campo, basate soprattutto su aspetti che a me paiono sostanzialmente ideologici, temo che la proposta di Cavicchi sia destinata a non essere ascoltata. Confesso, però, che mi piacerebbe molto essere smentito. La speranza è sempre l’ultima a morire. Comunque noi a Bologna dopo l’estate proveremo a risollevare il problema dell’art. 32. Ha ragione Cavicchi “libertà e verità” sono indissolubili.

Giancarlo Pizza

Vicepresidente OMCeO
Provincia di Bologna



28 giugno 2024
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