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Favorire il voto di tutti i Medici per gli Ordini

di Marco Ceresa

17 GIU - Gentile Direttore,

in questo anno vi saranno le elezioni per il rinnovo degli organismi direttivi degli Ordini dei Medici, quindi la Federazione Nazionale, FNOMCEO, ha appena emesso il proprio comunicato, evidenziando le modalità di voto consentite.

In tempi così complessi per il Ssn il rinnovo dei Consigli e dei Presidenti degli Ordini dei Medici, dovrebbero essere sentiti come importanti da parte di tutti, poiché vi saranno necessari cambiamenti per la professione medica ed anche gli Ordini dovrebbero sentire il bisogno di essere sostenuti da una larghissima rappresentanza.

Da sempre la partecipazione al voto ordinistico è scandalosamente bassa, oltre ogni limite immaginabile. Certo gli Ordini sono sentiti come distanti, obsoleti e non concretamente utili, vissuti solo come emanatori di un ulteriore orpello annuale da pagare.

Ma ciò accade anche per la loro non rappresentatività, favorita dalle vetuste procedure elettorali solitamente in uso, che obbligano ad andare fisicamente in una sola sede per tutta la provincia di pertinenza. Ciò non favorisce il diritto di voto, che spesso appare esercitato essenzialmente da una componente minima di medici fidelizzati dalla lista in carica. In tal modo si mantiene di fatto costante la presenza, anche per decenni, delle stesse figure ai vertici degli Ordini, vissuti come piccoli centri di potere da perpetuare.

In questi giorni ci si scandalizza del voto europeo, disertato dalla maggioranza, che evidentemente non ha interesse per i “lontani” decisori europei, ma cosa si dovrebbe dire della esigua rappresentatività di Ordini dei medici votati anche da meno di 1/6 degli iscritti (circa 14% a Milano, poco più di 3mila votanti su quasi 25mila iscritti)? Evidentemente gli Ordini, chiamati a vigilare sulla vita professionale medica, sono invece percepiti a distanza siderale dai loro iscritti.

Eppure se davvero si volesse ricercare la partecipazione alle elezioni, cercando la vera rappresentatività e quindi la maggiore incisività degli Ordini dei medici, bisognerebbe in ogni modo favorire le possibilità di accedere al diritto di voto, anzitutto consentendo anche la modalità telematiche (ai colleghi ospedalieri in turno non è di fatto altrimenti negato il diritto di votare?).

Ovviamente, Ordini che non rappresentano davvero i propri iscritti perché non votati da oltre l’80% di essi, hanno scarsissima incisività e credibilità nelle loro richieste verso i decisori istituzionali regionali e nazionali, poiché essi sanno che non rappresentano effettivamente la classe medica.

Appare davvero pretestuoso e non condivisibile, il rifiuto di consentire la modalità di voto telematico da parte di alcuni ordini, citando problematiche tecniche e contestazioni emerse in alcune sedi. Tale possibilità è prevista da anni e sancita dalla FNOMCEO che ha stilato anche normative ad hoc e creato una apposita guida al voto, che quindi basta voler applicare.

Sembra palese il tentativo di evitare l’allargamento della platea dei votanti, nel timore di cambiamenti degli organi ordinistici (gli stessi che, in possibile conflitto di interessi, possono decidere se aderire o meno alla modalità telematica). Proprio i primi errori nella applicazione del voto telematico devono consentire i miglioramenti necessari (nell’epoca della IA …), ben lo sa proprio l’”arte medica”, che assi spesso ha trovato il suo progresso imparando di fronte agli errori e non certo arretrando

In questo momento complesso per il settore medico, non è tanto importante chi governa gli Ordini, ma che essi trovino la credibilità necessaria di fronte alle istituzioni con la maggior rappresentatività possibile.

Sarebbe pertanto auspicabile che il voto telematico si diffondesse e che i consigli degli Ordini dei Medici, che soli possono decidere di aderivi, mostrassero finalmente CORAGGIO aderendo anche a tale possibilità innovativa; coraggio che peraltro potrebbe poi anche premiare elettoralmente chi lo dimostra. Ciò potrebbe dare agli Ordini dei Medici la maggior forza di cui necessitano per essere incisivi a livello istituzionale, con richieste in rappresentanza reale della maggioranza dei medici.

In questo tempo va ricordato con forza, anche attraverso gli Ordini dei Medici, che gli investimenti in sanità sono in effetti un risparmio per la collettività e non un costo. Investire in salute (con prevenzione, diagnosi e cure precoci, sollievo da ogni sofferenza) garantisce non solo netta riduzione di costi futuri, ma anche di costi odierni, con maggior qualità di vita per tutta la popolazione unitamente ad incremento di prosperità, garantita anche da maggior persone in attività lavorativa ed in salute.

Marco Ceresa

Medico



17 giugno 2024
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