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La manovra discrimina gli specializzandi extracomunitari 

di David Zaccagnini

18 OTT - Gentile Direttore,
chi vi scrive è un medico italiano specializzando in radiodiagnostica. Desidero porre alla vostra attenzione il trattamento che è stato riservato con la nuova Manovra ai colleghi specializzandi extracomunitari; colleghe e colleghi albanesi, israeliani, iraniani e via dicendo, coi quali mi sono trovato a lavorare in molte occasioni, pandemia compresa. Il governo ha infatti stabilito un incremento del 547% per l'iscrizione al sistema sanitario degli studenti extracomunitari, vale a dire una spesa annuale di 700€ per usufruire del SSN. Nella categoria degli studenti, rientrano i medici specializzandi.

Oltre alle considerazioni che si possono fare sulla equità della decisione e sulla sua costituzionalità, che verrà eventualmente giudicata in altra sede, voglio sollevare il problema della spesa di iscrizione al SSN che graverà sui medici specializzandi extracomunitari.

Infatti nonostante siano medici, e quindi professionisti, il loro lavoro all'interno degli ospedali viene retribuito con borsa di studio, e solo in alcuni casi integrato con continuità assistenziale o sostituzioni di medicina generale. Queste occupazioni libero-professionali non sono continuative e prevedono contratti di breve durata, cosicché il permesso di soggiorno di questi colleghi medici viene rinnovato per motivi di studio, essendo il contratto di specializzazione il documento che, di fatto, attesta la presenza in Italia per un lungo periodo di tempo con una occupazione fissa.

La borsa di studio prevede una quota fissa di 22.700€ lordi annui e una quota variabile, di 2.300€ lordi per i primi due anni di corso e di 3.300 € annui lordi per i successivi; la cifra netta mensile, dunque, corrisponde a circa 1650€ al mese nei primi due anni di corso.

La borsa, oltre a essere tassata, è soggetta a gestione separata INPS, oltreché ai contributi ENPAM; questi professionisti inoltre, ovviamente, pagano la quota annuale di iscrizione all'Ordine professionale e sono, nella maggior parte dei casi, provvisti di partita IVA.

Mantengono in piedi il sistema sanitario esattamente come i loro colleghi italiani, ma, poiché considerati studenti, dovranno pagare una quota annuale di 700€ per usufruire delle cure che essi stessi provvedono a dare, si tratti di una terapia antibiotica, di controlli in gravidanza o di esami diagnostici.

Decisioni di tal fatta sono inaccettabili per un paese civile e democratico e rappresentano una discriminazione intollerabile.

Vi ringrazio per la Vostra cortese attenzione
Cordiali saluti

Dott. David Zaccagnini

18 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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