Gentile Direttore,
uno degli obiettivi dell'aziendalizzazione nel SSN era quello di introdurre delle efficaci logiche manageriali, per leggere e risolvere problemi complessi nella erogazione dei servizi. Personalmente ho studiato ed applicato con passione, nel corso della mia attività di direttore in Salute Mentale, metodologie come il Toyota System e il Six Sigma, cercando di prendere quello di positivo che potevano offrire. La classica obiezione che produrre salute non è la stessa cosa che produrre automobili, trovava la classica risposta che magari che ci fosse nella organizzazione dei servizi la stessa capacità di analisi ed affinamento dei sistemi di produzione che ci sono in certa industria automobilistica.
Si prendono certe metodologie, non necessariamente le stesse finalità.
Queste ed altre riflessioni mi vengono sollevate dal leggere alcune soluzioni che vengono suggerite per risolvere il problema delle liste d’attesa e della carenza del personale nelle strutture pubbliche.
La prima è che occorre diminuire il numero delle richieste di prestazioni a scopo diagnostico o terapeutico da parte dei medici stessi, dal momento che il sistema non è in grado di rispondere. Sarebbe un po’ come se una casa automobilistica cominciasse a pubblicizzare che bisogna comprare meno auto, dal momento che non è in grado di produrne abbastanza.
E come se si chiedesse di prendere alla lettera quella geniale pubblicità di un’auto di molti anni or sono che dichiarava “Non compratela!”. Certo, esiste un problema di prestazioni a volte non indispensabili o non totalmente appropriate, ma non è certo la norma e forse risponde anche ad una cultura della medicalizzazione dei problemi a cui pazienti e medici fanno fatica a sottrarsi e che non si risolve partendo dall’anello finale.
Allo stesso modo in cui l’enorme spinta che è stata data alla cultura dell’automobile non si risolve dicendo di non comprare auto. Ma poi questa è l’ennesima mortificazione della professionalità del medico e l'ulteriore tensione che si crea fra questo ed il paziente, che chiede solo di capire e presto perché sta male e cosa si può fare.
La seconda soluzione è quella che, se proprio il medico vuole prescrivere esami e visite, sia lui stesso a prenotarli, sollevando il paziente dalle lunghe e spesso infruttuose ricerche presso i vari CUP. Non si comprende perché il medico dovrebbe essere più fortunato. Ma poi, cosa ha a che fare questa attività amministrativa, fatta di telefono o attesa alla pagina CUP, con quello che sa e può fare nello stesso tempo? E’ un curioso servizio sanitario, in cui i dirigenti amministrativi dicono come deve svolgersi la cura e i medici si devono occupare di controllare impegnative e pagamento ticket, compilare vari moduli dove fornisce gli stessi dati dieci volte, ed ora anche occuparsi di prenotazioni.
La terza è quella dell’”overbooking strutturato”, emersa ora in Veneto, per cui in analogia alle compagnie aeree, si chiede ai medici di prevedere “slot” aggiuntivi alla loro abituale agenda di visite. A differenza delle compagnie aeree, aziende private scelte liberamente dall’utente e non obbligate a soddisfare le richieste, che prevedono questa possibilità in vista di possibili assenze al check in, qui abbiamo un servizio sanitario pubblico, obbligato a fornire LEA, dove per giunta la difficoltà ad ottenere le prestazioni ed i lunghi tempi di attesa rendono molto improbabile che la persona non si presenti. L’unica conclusione immaginabile è che la corretta traduzione del dispositivo sia: "fare più visite nelle stesso tempo".
E’ stato detto che è un intervento aggiuntivo molto modesto e che il medico eventualmente sottrarrà il tempo necessario da altre attività, senza specificare quali. E’ un approccio che mi ricorda Taylor ed i suoi studi per ottenere dal minatore la massima estrazione di carbone, ma mi permetto di pensare che vi siano importanti differenze a favore di Taylor: aveva lungamente studiato quale era la badilata ottimale, non semplicemente detto che bisognava farne di più nello stesso tempo (che - preciso - aveva ritenuto poco vantaggioso per la produzione)
Se l’intervento poi è modesto, francamente non si capisce come questo provvedimento possa realmente incidere sulle liste di attesa. E’ facile immaginare invece le conseguenze sulla ulteriore mortificazione del medico e del suo lavoro. Platone, che non ambiva a fare il manager in sanità, aveva a suo tempo distinto fra medici-schiavi, che applicano tecniche in modo meccanico e ripetitivo, e medici-liberi, che applicano concetti scientifici e li rendono efficaci nel rapporto con il paziente. Sono passati 24 secoli ma siamo ancora su questo bivio. Poi ci si sorprende se il personale è scontento, sogna la pensione o corre dai privati!
E’ facile immaginare anche le conseguenze per i pazienti che vengono visti in forma di “visitificio” o devono aspettare, o vengono rimandati ad altro momento, incrementando un clima di tensione con i sanitari di cui abbiamo conferme ogni giorni. Peraltro, come sappiamo, le Linee Guida del Veneto per la gestione delle aggressioni al personale hanno già pronte le soluzioni per eventuali episodi incresciosi, fra cui eventualmente gli psicofarmaci, la contenzione e l’onnipresente intervento risolutivo da parte dello psichiatra, di cui si siamo già occupati su Quotidiano Sanità.
Attendiamo con trepidazione le nuove strategie che verranno proposte, sapendo che nessuna azienda automobilistica si sarebbe mai sognata soluzioni di questo tipo per risolvere un problema di produzione, e lasciandomi nel dubbio su dove vadano cercate le evidenti fragilità nella aziendalizzazione del SSN.
Andrea Angelozzi