Gentile Direttore,
è di poche ore fa la notizia che giunge dal Parlamento Ue: la ferma bocciatura (87 voti contrari, 7 a favore e 12 astenuti) al riconoscimento facciale tramite intelligenza artificiale; non solo: è giunto (direi finalmente) anche il primo autorevole richiamo alla necessità di porre una regolamentazione di legge: “l’Artificial Intelligence Act”, che dovrà disegnare i principi ed i limiti per lo sviluppo e l’uso di questa tecnologia nell’UE.
Lo scenario che si prospetta è infatti quanto mai ampio e sofisticato; ad es. anche limitatamente all’uso dei soli c.d. “controlli biometrici” ci sarebbero applicazioni molto diversificate, così come multiformi sarebbero le possibilità di approfittare di queste tecnologie che comunque restano ancora misconosciute (se non proprio completamente sconosciute) ai più.
«Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.» … con questa frase Albert Einstein voleva forse confermare che la verità è più sorprendente anche della fantasia, e deve essere proprio così, viste le trame cinematografiche che in questo momento i cronisti stanno richiamando ad una memoria carica di preoccupazione: il sistema “Precrimine” di «Minority Report» del 2002 con Tom Cruise, concettualmente simile al c.d. “predictive policing”, cui aggiungerei una scena del più datato «Demolition Man» del 1993, ove uno scatenato Wesley Snipes, usa il globo oculare appena asportato con una penna da una delle sue vittime (il direttore del criopenitenziario dal quale evade, impersonato da Andre Gregory), per spalancare ogni porta e carpire l’uso di ogni dispositivo tramite l’identificazione della retina di un occhio … non suo.
Potremmo effettivamente scatenarci con l’immaginazione, visto che, parafrasando questa volta il nostrano Principe Antonio De Curtis (in arte Totò), «è l’occasione che fa l’uomo ladro» e con l’intelligenza artificiale pare che le occasioni (id est: il «social scoring») bisogna soltanto pensarle.
Tutto questo discorso per far tornare alla memoria come l’Italia nel 2019 si sia (forse imprudentemente, visti gli ultimi giudizi di “alto rischio” su alcune tecnologie di IA) precipitata a porre in normativa, con il c.d. «ddl concretezza» – L. 19/06/2019, n. 56 “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo” – l’uso di detti controlli biometrici + la videosorveglianza negli uffici pubblici, senza considerare non soltanto l’ingerente conflitto normativo verso la privacy, ma anche le possibilità di falsificazione della identità, che soltanto una odierna crescente consapevolezza sta finalmente ponendo in preoccupante primo piano. Infatti assai prevedibilmente dette misure non sono state applicate così “a tappeto” come evidentemente la norma stabiliva – tutt’altro – come ad evidenziare che insistere nel compilare norme di legge di evidente illeggibilità ed altrettanta inapplicabilità non è di uno Stato maturo.
Ai sostenitori della intelligenza artificiale – ve ne sono stati anche qui a QS – prima (molto prima) di pure concedere di disegnare ulteriori strani scenari, ove ad es. la conoscenza e l’uso di detta AI dovrebbe costituire criterio selettivo di esseri umani viventi, bisognerebbe ricordare che:
- Stephen Hawking, che ha sempre mantenuto una posizione critica a riguardo, tra le varie sue affermazioni ci ha messo in guardia (Web Summit di Lisbona, novembre del 2017) con la seguente massima:
«L’ascesa della IA potrebbe essere la cosa migliore o la cosa peggiore che può accadere per l’umanità”. Una tecnologica che sta minacciando milioni di posti di lavoro.»
- Carl Sagan nel suo libro “Il mondo infestato dai demoni. La scienza come una candela nel buio”, del 1995, affermava quanto segue:
«La scienza è più di un corpus di conoscenze; è un modo di pensare. Ho il presentimento di un’America ai tempi dei miei figli o dei miei nipoti in cui gli Stati Uniti saranno un’economia dei servizi e dell’informazione; in cui quasi tutte le principali industrie manifatturiere saranno scivolate via in altri paesi; in cui magnifici poteri tecnologici saranno nelle mani di pochissimi e nessuno che rappresenti l’interesse pubblico potrà nemmeno afferrare i problemi … Quando vivremo in una società nella quale le persone hanno perso la capacità di stabilire i propri programmi o interrogare consapevolmente coloro che hanno autorità, quando, stringendo i nostri cristalli e consultando nervosamente i nostri oroscopi con le nostre facoltà critiche in declino, saremo incapaci di distinguere tra ciò che ci fa sentire bene e ciò che è vero, scivoleremo, quasi senza accorgercene, di nuovo nella superstizione e nell’oscurità.».
Ergo: Visto che l’intelligenza naturale resta (e sempre resterà – pena soccombenza) la base di ogni sviluppo ed utilizzo di ogni stato patrimoniale – conoscenza in primis; suggerirei di tornare (o iniziare – non è mai troppo tardi) a coltivare L’INTELLIGENZA NATURALE (NI) prima anche solo di pensare a quella artificiale.
Calogero Spada