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Aree interne: i nodi essenziali da sciogliere

di Luigi Carlo Bottaro

29 APR -

Gentile direttore,
ormai da tempo il tema delle Aree Interne, inteso come “capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale ai bisogni di salute delle popolazioni che vivono in questi territori”, rappresenta uno dei punti cruciali per la sanità nazionale del futuro ma anche per le politiche economico-ambientali che in questi territori trovano un punto ineludibile di investimento. Parliamo dei tre quinti del territorio abitati da poco meno di un quarto della popolazione italiana.

La rimodulazione/riconversione in itinere dei piccoli ospedali, spesso fonte di pressione da parte dell’opinione pubblica con inevitabile attenzione politica non sempre accompagnata da un attenta analisi della necessità e del loro effettivo utilizzo a garanzia dei LEA, deve necessariamente incardinarsi in un contesto sinergico. Una rete territoriale attiva e pronta ad accogliere e assicurare al cittadino le risposte alla domanda di assistenza socio-sanitaria. Non è necessario inventare nulla ma organizzare e mettere a sistema le figure e le realtà che a vario titolo incidono sulla salute collettiva: MMG, Infermiere di Comunità, Farmacia dei Servizi, Residenzialità, PPAA, Sindaci e Associazioni di Volontariato, Tutela e Malattia.

Un contesto che va definito a livello programmatico ma anche sul quale intervenire in maniera settoriale e strutturale. E veniamo quindi ai “nodi”. E’ il caso di ricordare come la figura del Medico di Medicina Generale rappresenti oggi, al netto della parte contrattuale e formativa, il primo aspetto da risolvere. Urgono decisioni a livello nazionale che rendano questo tipo di servizio appetibile ai “pochi” professionisti disponibili, anche e soprattutto nelle aree meno attrattive.

Il secondo elemento è rappresentato dalla indispensabile diffusione sul territorio di una “rete informatica” che consenta in maniera sistematica, e non sporadica, l’applicazione della telemedicina, e/o comunque dell’Assistenza Sanitaria Virtuale, per permettere ai punti cardine del sistema - MMG, Infermiere di Comunità, Farmacia dei Servizi, Residenzialità, PPAA, Sindaci e Associazioni - di essere parte integrante e attiva della “rete”.

E arriviamo al terzo nodo da sciogliere: il modello di risposta socio sanitaria e la sua taratura. E’ più che evidente che i parametri stabiliti (es. concentrazione abitativa, età media, orografia del territorio) spesso sono lontani o nulla hanno a che vedere con realtà delle quali, a mala pena, se ne conoscono gli “effettivi” bisogni, che rappresentano peraltro la quarta criticità.

Se si vuole comprendere infatti quali siano gli effettivi bisogni è indispensabile lavorare a stretto contatto con i Sindaci e con gli stessi abitanti dei territori omogenei, anche se in Comuni diversi. Da questo presupposto e attraverso una analisi congiunta e costruttiva con il SSN, declinata con il SSR e con le ASL è possibile davvero condividere obiettivi che da una parte garantiscono il rispetto dei LEA e che, contestualmente, sono centrati sul “vero” bisogno di salute, quello percepito, quello visto dal lato del cittadino.

Ovvio che questo tipo di approccio necessita di una presa in carico organizzativo/normativa a livello nazionale, anche se, crediamo che, la diffusione sul territorio di questo modo di pensare\agire possa essere il volano per la tanto attesa “svolta” della sanità delle Aree Interne.

Luigi Carlo Bottaro

Direttore Generale ASL3 Genova
Presidente Federsanità Liguria  



29 aprile 2022
© Riproduzione riservata

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