Dirigenti sanità: scatta l’ora della pensione integrativa
di Luciano Fassari
Solo il 4% dei dirigenti medici pubblici ha una previdenza complementare, contro il 25% degli autonomi. Il numero lo segnala la Cosmed che ha organizzato ieri a Roma un’intera giornata dedicata al presente e al futuro delle pensioni che vanno difese ma anche costruite.
18 NOV - L’assunto di partenza lo ha ben sintetizzato
Giorgio Cavallero segretario della Confederazione di medici e dirigenti pubblici: “La pensione è la nostra forma di risparmio più considerevole e va tutelata ma bisogna anche iniziare a pensare a forme di previdenza complementare”. Insomma, più si andrà avanti (e più sarà diffuso il metodo contributivo attivato dalla riforma Dini) e più sarà difficile avere un assegno previdenziale con un tasso di sostituzione alto rispetto all’ultimo stipendio. Ma prima di analizzare le proposte di previdenza complementare, gli organizzatori hanno chiamato a fare un quadro dello status quo della pensione pubblica dei medici, il dg della Direzione generale dell’Inpdap,
Giorgio Fiorino che, oltre a fare un excursus di tutte le riforme intervenute negli ultimi anni, ha sottolineato l’importanza del “legame che sussiste tra la previdenza e il lavoro e di come la politica non sempre abbia affrontato frontalmente i due aspetti” specificando che oggi si è in una situazione per cui “nel pubblico costa di più mantenere un dipendente che mandarlo in pensione” e infatti i dati parlano di una crescita delle uscite dal lavoro negli ultimi due anni. Fatta la premessa, Fiorino ha criticato poi “la scelta di innalzare l’età pensionabile nel pubblico per le donne a 65 anni, mentre nel privato l’età è fissata a 60 anni” e non vede di buon occhio nemmeno la fusione degli enti previdenziali, proposta che a più riprese torna sempre a paventarsi nelle agende dei governi.
Ma, oltre all’assegno della pensione, c’è anche una riflessione da fare sul Tfr. Infatti, la legge 122/2010 ha cambiato il computo del Tfr (in peggio) e inoltre sono state introdotte norme che ne differiscono i tempi per l’effettiva erogazione. Certo, non si può dire che le pensioni dei medici dirigenti siano basse rispetto alla media, ma è certo che le ultime riforme ne hanno intaccato molto il valore e in questa fase di crisi finanziaria globale, nonché di passaggio dal metodo retributivo al contributivo, la Cosmed suggerisce di guardare oltre, nella direzione della previdenza complementare, se si vuole avere la garanzia di mantenere il proprio tenore di vita anche quando si è in quiescenza lavorativa. A disegnare il contesto delle pensioni integrative ci ha pensato così l’esperto
Maurizio Sarti che ha specificato come i “fondi complementari hanno una tassazione intorno al 10% e quindi sono convenienti “ anche se bisogna specificare come il comparto dell’integrativa vada diviso in due: tra i soggetti che la propongono come iniziativa commerciale e chi come bisogno assistenziale. Rispetto a quest’ultimi, Sarti ha parlato del nuovo fondo nazionale complementare pubblico che si chiamerà Perseo e che dovrebbe partire nei prossimi mesi. Anche
Luigi Daleffe, presidente di Fondo Sanità ha illustrato i vantaggi del Fondo integrativo che gestisce e ha spiegato come “non si debba però confrontare la pensione obbligatoria con quella complementare” perché sarebbe sbagliato.
Fin qui si è parlato quindi dei fondi complementari su cui però ogni medico è libero o meno di aderire ma il medico ha già altre forme di assistenza complementare. Stiamo parlando dell’Enpam e dell’Onaosi. Per quest’ultimo ente è stato il presidente
Serafino Zucchelli a salire sul palco. “Il tema delle casse previdenziali private non ha mai avuto diritto di cittadinanza come oggi”. Zucchelli ha poi parlato dell’Onaosi sottolineando come il bilancio sia solido e ad un costo di circa 140 euro l’anno si garantiscono molti bisogni assistenziali e di supporto per i professionisti del Ssn e che il progetto e sempre più quello di allargare la fascia dell’utenza. “Il problema – ha specificato l’ex sottosegretario alla Salute – semmai sono i controlli poco efficaci e il sistema di doppia tassazione”. Anche
Giampiero Malagnino, vicepresidente dell’Enpam, cui è bene precisare i medici dipendenti pubblici sono obbligati a versare un contributo per l’attività che svolgono in libera professione, ha illustrato le novità per il Fondo A: “Lo vogliamo dedicare sempre più al welfare”. Ma Malagnino ha poi puntato il dito contro la politica dei controlli “mai efficienti” e ha chiesto una tassazione come per la previdenza complementare. Insomma, l’offerta integrativa specifica per i professionisti non manca, senza dimenticare tutte le altre offerte, aperte a tutti, disponibili sul mercato. Quello che manca oggi è forse la consapevolezza che per avere una buona pensione domani è il caso di iniziare a pensare alla costruzione di un'altra gamba previdenziale, almeno per chi è in condizioni di poterlo fare.
Luciano Fassari
18 novembre 2011
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