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Liste d’attesa, per il 39% degli italiani destinate ad allungarsi. Il 71% convinto che gli infermieri possano contribuire a snellire i tempi. I risultati del sondaggio Nursind-Swg


Controllo post ricovero, medicazioni semplici, piccole suture e prescrizione di presidi sanitari: così gli infermieri potrebbero contribuire ad abbattere le liste d'attesa, secondo il sondaggio condotto negli scorsi giorni tra 800 cittadini. Che chiedono assunzioni e risorse per estendere gli orari di apertura degli ambulatori, ma temono (il 53%) una riduzione dei servizi pubblici e della qualità delle prestazioni (35%). “E noi non possiamo dare loro torto”, commenta Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind. LA SURVEY

05 LUG - Sei italiani su dieci (il 60% esatto del campione) sono convinti che per risolvere il problema delle liste d’attesa occorra assumere più medici e infermieri e oltre la metà (il 56%) ritiene necessario investire più risorse nel settore pubblico per estendere gli orari dei servizi sanitari. Mentre è in corso in Senato l’iter del decreto liste d’attesa licenziato dal governo, Nursind ha voluto coinvolgere direttamente i cittadini su questo tema con una survey commissionata a Swg. “Un sondaggio – commenta il segretario nazionale Andrea Bottega - che rivela da un lato la consapevolezza da parte degli italiani della necessità di interventi concreti e non di misure spot senza risorse e dall’altro anche le loro preoccupazioni sulla tenuta del Ssn. Del resto, il fatto che solo un responder su dieci (11%) sostenga l’ipotesi di un rafforzamento del privato accreditato per abbattere i tempi dei servizi sanitari è spia di un timore crescente nella popolazione circa un progressivo scivolamento verso il privato della sanità”.

Dall’indagine emerge altrettanto chiaramente la convinzione da parte dei cittadini del ruolo che potrebbero giocare gli infermieri per contrastare le lunghe liste d’attesa: il 71% del campione crede infatti che tra visite di controllo post ricovero, medicazioni semplici, piccole suture e prescrizione di presidi sanitari, contribuirebbero a snellire i tempi di risposta. Un italiano su cinque pensa addirittura che questa soluzione migliorerebbe di molto la situazione.

“Pur volendo, però, il problema numero uno - commenta Bottega - rimane la carenza di professionisti e, ammesso che si voglia assumere personale infermieristico, l’ostacolo da superare è ancora una volta la scarsa attrattività del nostro lavoro. Un appeal sempre più sbiadito che non solo noi, come parte in causa, ma anche gli italiani (l’84%) adducono in primis agli stipendi bassi e a carichi di lavoro eccessivi, oltre che (l’80%) a un irrilevante riconoscimento del valore della professione”.

Un comune sentire tra cittadini e infermieri che riguarda anche i timori per il futuro. “Condividiamo con gli italiani le stesse ansie - prosegue il segretario -. Ben nove italiani su dieci si dichiarano preoccupati per la grave carenza di infermieri che si profila nei prossimi anni. E noi lo siamo quanto loro. Come diretta conseguenza di ciò, il 53% degli intervistati da Swg teme una riduzione dei servizi pubblici a favore di quelli privati, mentre il 35% una riduzione della qualità delle prestazioni. E noi non possiamo dare loro torto”.

Senza contare che “il 39% del campione paventa un allungamento delle liste d’attesa. Una prospettiva cui guarda con timore anche il Nursind, preoccupato già adesso dagli effetti dell’attuale decreto. Non a caso – conclude Bottega - abbiamo subito messo in guardia governo e Parlamento sul rischio di uno spostamento dei tempi d’attesa dalla fase diagnostica a quella terapeutica”.

05 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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