Migrazione sanitaria: urge intervento del legislatore
16 DIC -
Gentile Direttore,i dati forniti da Agenas sulla migrazione sanitaria del 2023 inducono le seguenti riflessioni. Cresce in Italia il costo della transumanza sanitaria. Nel 2023, il fenomeno migratorio è costato 4,55 mld di euro rispetto ai 4,31 mld del 2022. Dal 2013 al 2023, il valore economico della migrazione sanitaria è cresciuto del 15,6%. Rispetto al 2019, la spesa è lievitata di circa il 3%, con un calo della spesa per ricoveri e con una crescita del 6% della specialistica e del 33% della farmaceutica.
Il 69% della spesa migratoria riguarda i ricoveri, il 17% la specialistica, il 10% la farmaceutica ed il restante 5% le altre voci di costo. Il 38% dei ricoveri in mobilità è di bassa complessità o addirittura potenzialmente inappropriato.
Delle 19 regioni e 2 provincie autonome, solo 6 regioni e la provincia autonoma di Trento chiudono il 2023 con saldi economici attivi di migrazione. L’Emilia-Romagna si conferma la “regina” del 2023 per attrazione, con un saldo economico di 387 mln di euro, prodotto per il 61% dalle strutture private accreditate in mobilità attiva extra-regione. La Campania detiene anche nel 2023 la “maglia nera”, con un saldo economico negativo di circa 211 mln di euro.
Tuttavia, a tal riguardo, giova evidenziare la circostanza che, a parere di chi scrive, l’analisi della migrazione sanitaria non può prescindere dal dato della popolazione residente e dalla consistenza del numero dei posti letto di cui dispone un sistema sanitario regionale, essendo entrambi correlati in via diretta con i flussi migratori, in volumi e valori economici.
TABELLA
Dal prospetto si evince che, rapportando la spesa sostenuta dalla Campania nel 2023 per i ricoveri effettivi in migrazione passiva, alla popolazione residente e alla consistenza dei posti letto regionali, il costo per abitante (euro 38) è addirittura inferiore al valore medio nazionale (euro 39).
Pertanto, l'analisi andrebbe implementata inserendo i richiamati indicatori.
Ma non è tutto. Un ulteriore elemento di riflessione è rappresentato dalla natura delle patologie che generano migrazione sanitaria.
Le malattie e i disturbi del sistema muscolo-scheletrico costituiscono infatti la prima voce di costo dei ricoveri in migrazione. In Emilia-Romagna, ad esempio, il 60% del surplus economico viene generato da tali patologie e il sistema privato accreditato contribuisce addirittura per il 78%.
Dati che inducono fondatamente a ritenere che la “migrazione sanitaria” debba essere oggetto di urgente intervento da parte del legislatore nazionale, poiché l’attuale disciplina si presta a possibili abusi e ad eventuali scelte opportunistiche, oltre che potrebbe arrecare pregiudizi ai sistemi sanitari regionali maggiormente esposti al fenomeno migratorio, anche a causa di attuali vincoli normativi che ingessano le scelte organizzative delle regioni, soprattutto quelle sottoposte ai piani di rientro.
D’altronde, se il 38% dei ricoveri è di bassa complessità o potenzialmente inappropriati, e circa il 70% dei ricoveri totali è di appannaggio del sistema privato accreditato, c’è qualcosa che non va.
Inoltre, se anche il costo della specialistica ambulatoriale in migrazione sta crescendo, è verosimile che gli accordi tra Regioni non stanno funzionando.
Pertanto, è giunto il momento che si tenga un approccio critico sulle scelte del passato in materia di migrazione sanitaria, e che si intervenga urgentemente su di essa, dal momento che questa alimenta possibili fenomeni distorsivi, anche sotto il profilo della concorrenza tra operatori economici.
Maria Triassi e Antonio Salvatore Presidente e Vice Presidente della Fondazione Triassi per il Management Sanitario
16 dicembre 2024
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