Cancro del colon retto. Colpito oltre un italiano ogni mille, dalla Calabria parte l’appello alla prevenzione
Nel 2022 il 4,8% di italiani che si sono sottoposti a screening colon-retto è risultato positivo, mentre nella Penisola è stato identificato un carcinoma in 1,1 persone ogni mille e un adenoma avanzato in 5,5 ogni mille. In Calabria, due anni fa, l’adesione agli screening per il Cancro del colon retto era appena al 2,72% contro la media nazionale del 28,23%. In un documentario, 12 gastroenterologi calabresi sensibilizzano i cittadini su screening e stili di vita corretti.
05 DIC - Una sfida per la prevenzione, un appello accorato partito simbolicamente dalla Calabria, regione in coda alla classifica delle adesioni agli screening, e rivolto all’intero Paese. L’informazione e l’accessibilità agli esami diagnostici è cruciale nella lotta ai tumori, ancor di più se si tratta del cancro del colon-retto (Crc), un killer tanto pericoloso quanto troppo spesso invisibile. Parlano chiaro i dati presentati dalla Fondazione Gimbe all’evento ‘Prevenzione del cancro del colon-retto in Calabria: uniti per la salute di tutti’, tenutosi ieri al Teatro Comunale di Catanzaro, con il patrocinio della Regione Calabria. Nel 2022 il 4,8% di italiani è risultato positivo tra quelli sottoposti a screening colon-retto, mentre nella Penisola è stato identificato un carcinoma in 1,1 persone ogni mille e un adenoma avanzato in 5,5 persone ogni mille. In Calabria, invece, il ritardo sulla prevenzione del Crc è ancora enorme: l’adesione agli screening due anni fa era appena al 2,72% contro il dato italiano del 28,23%.
Per invertire la rotta, durante l’iniziativa è stato presentato in anteprima un documentario con il contributo di 12 gastroenterologi calabresi che sensibilizzano l’opinione pubblica sugli stili di vita corretti per prevenire il Crc e illustrano i sintomi dai quali riconoscere la patologia. Il video è anche un viaggio nei reparti, nella formazione specialistica e nella rete di screening della regione, con un focus sull’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie diagnostiche.
Un lavoro incentrato sul cancro del colon retto, ma che in un certo senso è un appello generale alle prevenzione. Anche il tumore alla cervice uterina vede, intatti, un tasso di partecipazione ai controlli che in Calabria si ferma al 12,29% contro il 41,23% italiano e per quanto riguarda la mammella siamo all’8,61% nella punta dello Stivale a fronte del 43,1% nel Bel Paese. Secondo il Gimbe, in Calabria non sono stati identificati quasi il 96% dei carcinomi (13 diagnosticati su 301 diagnosticabili) e degli adenomi avanzati (64 diagnosticati su 1.507 diagnosticabili). Tirando le somme, mentre in Italia, dal 2005 al 2011, la mortalità per tumore al colon-retto è calata in media del 25%, con punte del 45%, in Calabria è rimasta stabile, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità.
“I dati sugli screening – ha commentato il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta - sono particolarmente allarmanti nelle regioni del Sud. Questa situazione compromette la possibilità di una diagnosi precoce e di un trattamento tempestivo di tumori che, se individuati nelle fasi iniziali, potrebbero salvare molte vite. Stiamo sprecando un'opportunità cruciale per ridurre la mortalità. È indispensabile un piano straordinario che migliori sensibilizzazione e accessibilità, riportando gli screening al centro delle politiche sanitarie. Solo così possiamo tutelare la salute e il benessere della popolazione”.
Guido Costamagna, direttore Centro di malattie gastrointestinali Ospedale Isola Tiberina Gemelli, a sua volta ha chiosato: “Sul fronte delle tecnologie diagnostiche abbiamo a disposizione strumenti che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Ma il problema è l’aderenza delle persone alla prima fase dello screening per poi arrivare alla colonscopia, che comporta rischi bassissimi e altissima probabilità di trovare lesioni e rimuoverle per chi ha rinvenuto in prima battuta sangue occulto nelle feci. La sfida è italiana, non solo calabrese, anche in altre regioni i numeri della prevenzione non sono brillanti. È un peccato mortale – ha rimarcato l’esperto – far finta di nulla a fronte di tecnologie ormai strabilianti”.
Proprio sul tema delle innovazioni diagnostiche Guido Beccagutti, neo-direttore generale di Confindustria dispositivi medici, ha spiegato che “le tecnologie servono ai medici e questa filiera produttiva ha in Italia molte eccellenze, perché la nostra creatività si sposa ai fabbisogni del mondo clinico”. Ciò vale in tutta Italia, Calabria compresa.
Ernesto Esposito, sub-commissario alla Sanità della Regione, ha evidenziato: “È cruciale potenziare gli screening, ma è un boomerang non avere poi una rete oncologica che prenda in carico i pazienti. Come struttura commissariale, in prima battuta abbiamo aumentato gli inviti alla prevenzione di quasi il 50% e raggiunto il 72,5% della popolazione target. Se l’adesione rimane al 2% sul colon-retto, allora si tratta di un problema di consapevolezza, ecco perché abbiamo intrapreso una campagna informativa massiccia. Poi bisogna colmare la carenza della medicina di prossimità: per il 2025 abbiamo previsto l’acquisto di cinque motorhome attrezzati per gli screening dei tre tumori principali, cervice uterina, mammella e appunto colon-retto. Saranno uno per provincia, in modo da raggiungere anche i piccoli centri più remoti. Infine – ha concluso Esposito – c’è l’attività con i medici di medicina generale: nell’accordo integrativo regionale abbiamo previsto che lo screening oncologico sia istituzionale in seno alle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft)”.