Università di Padova diventa centro per la donazione di corpi alla scienza
Il riconoscimento è arrivato dal ministero della Salute, insieme a un finanziamento di 12 milioni di euro in tre anni. L’anatomia clinica dell’Ateneo è il settimo centro nazionale attivo per la conservazione e l'uso dei corpi dei defunti. De Caro: “In pochi anni siamo passati da un riconoscimento regionale a quello nazionale. Nuove possibilità per dare un contributo alla scienza, all’attività clinica dei nuovi medici e a tutti gli operatori sanitari”
di Endrius Salvalaggio
11 MAG - Dopo il riconoscimento da parte del ministero della Salute, il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova diventa il settimo centro di riferimento attivo in Italia per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti ai fini di ricerca.
Fra gli obiettivi principali di questi centri c’è quello di approfondire la conoscenza dell’anatomia umana e l’assistenza sanitaria in ambito chirurgico, consentendo ai medici in formazione di sperimentare nuove tecniche e approcci chirurgici, nonché la processazione di campioni biologici umani per lo sviluppo di materiali per l’ingegneria tissutale e la anatomia rigenerativa in ambiti di ricerca traslazionale.
Il Professore
Raffaele De Caro, direttore del dipartimento, precisa come presso l’Ateneo lo studio di anatomia concreta su cadavere avviene già da oltre un quarantennio. Corpi messi a disposizione che rendono possibili nuovi studi e una migliore formazione dei medici e di tutti coloro che operano in ambito sanitario.
“Andando per ordine – spiega De Caro - nel 2019 c’è stato il primo riconoscimento dalla Regione del Veneto presso l’istituto di anatomia dell’università di Padova, come il centro di riferimento regionale per la donazione del corpo. Nel 2020 tramite la Legge 10 nasce l’inquadramento che prevede la possibilità di donazione del corpo, con finalità e centri di riferimento. L’anno scorso è arrivato dal dal Ministero della Salute il riconoscimento vero e proprio come settimo centro di riferimento nazionale per la donazione del corpo umano per le finalità di studio, ricerca e formazione. In realtà i centri di riferimento sono 11, ma solo 7 attivi”.
Dopo questo riconoscimento da parte del ministero della Salute è arrivato anche il finanziamento statale di 12milioni euro in tre anni. Per mettersi a disposizione per la donazione del proprio corpo è sufficiente incaricare una terza persona che diventa il fiduciario, la quale, dopo la morte del disponente, si interfaccerà con il sistema sanitario per la donazione del corpo. Per avere informazioni più dettagliate per il Veneto, basta rivolgersi al centro di anatomia clinica regionale nell’università di Padova.
“Le principali finalità che tengo a sottolineare – afferma il direttore del dipartimento di Neuroscienze – di un corpo di un defunto messo a disposizione della scienza ha come obbiettivo principale quello di studio e fi formazione, riferibile per lo più ai medici specializzandi su come migliore la pratica chirurgica, c’è anche un altro fine altrettanto importante che è quello della ricerca in senso ampio del termine, ovvero anche quello del prelievo dei tessuti per la creazione della biobanca sulle malattie più ricorrenti ad esempio per chi in vita ha sofferto di Parkinson oppure di Alzheimer. Questo ci permette di portare aventi degli studi che senza la disposizione del cadavere non ci permetterebbe di eseguire”.
La legge 10/2020 prevede inoltre che i corpi donati vengano ricomposti e restituiti alla famiglia entro un anno e che gli oneri per il trasporto del corpo dal momento del decesso fino alla sua restituzione, le spese relative alla tumulazione, nonché le spese per l’eventuale cremazione sono a carico dei centri di riferimento.
Endrius Salvalaggio
11 maggio 2023
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