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Veneto. Cisl Fp di Padova e Rovigo aprono tre vertenze contro le aziende sanitarie

Il diritto alla mensa, al buono pasto per il personale turnista e al riconoscimento del tempo di vestizione per il personale sanitario, questi i temi al centro delle proteste. Turato: “Abbiamo scritto alle Aziende sanitarie e alla Regione, ma ancora abbiamo ottenuto solo un rimpallo di responsabilità, con l’amaro risultato che ancora oggi i lavoratori continuano a vedersi negati diritti per noi,  della Cisl Fp, sacrosanti”.

di Endrius Salvalaggio 
09 MAG - La Cisl Fp Padova-Rovigo si mobilita e, su mandato di oltre 500 iscritti, apre tre vertenze nei confronti di Azienda Zero, Iov, Uss 6 Euganea, Azienda Ospedaliera Università di Padova e Ulss 5 Polesana su temi ancora oggi inascoltati come il diritto alla mensa, al buono pasto per il personale turnista e al riconoscimento del tempo di vestizione per il personale sanitario.

“Abbiamo innanzitutto scritto alle Aziende sanitarie in questione e alla Regione – spiega il coordinatore sanità pubblica Cisl Fp Padova Rovigo, Fabio Turato -, ma ancora non abbiamo ricevuto una risposta concreta, anzi, abbiamo ottenuto solo un rimpallo di responsabilità, con l’amaro risultato che ancora oggi i lavoratori continuano a vedersi negati diritti per noi, della Cisl Fp, sacrosanti”.

Andando nello specifico i lavoratori chiedono per voce dell’organizzazione sindacale:

- il riconoscimento del tempo di vestizione: “Il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa deve essere considerato orario di lavoro e quindi retribuito – spiega Achille Pagliaro della Cisl -. E’ un principio sancito già nel contratto 2016-2018. Il riconoscimento è applicato a macchia di leopardo, con l’esclusione di intere categorie di infermieri, OSS, ostetriche, tecnici sanitari, personale della riabilitazione, personale vigilanza e operatori tecnici”.

- il diritto alla mensa per il personale turnista, considerato che, specifica Emiliano Bedon, sempre della Cisl, “in base alle sentenze della Suprema Corte di Cassazione e dai pareri Aran ormai è pacifico il riconoscimento del diritto alla mensa o al buono pasto sostitutivo a prescindere dalla fascia oraria interessata, garantendo così un trattamento equo”.

“Ma quello che più grida l’ingiustizia è il valore del ticket restaurant, fermo da oltre trent’anni alle vecchie 8.000 lire (4,13 euro). E’ inaccettabile – afferma Turato - mantenere il valore nominale dei buoni pasto a 5,16 euro, considerato l'aumento del costo della vita negli ultimi 35 anni, sembra che il tempo, per alcuni, si sia fermato. II lavoratori sono costretti ad utilizzare il buono pasto a giorni alterni oppure, a pagare di tasca propria per avere un pasto decente. Il personale sanitario è fanalino di coda dietro ad aziende pubbliche e private che vanno dai 7 ai 12 euro. Oggi i lavoratori sono costretti a partire da casa con la cosiddetta marmitta o la gavetta per mangiare nel posto di lavoro dietro a qualche sgabuzzino”.

L’organizzazione sindacale Cisl Fp Padova e Rovigo, seppur intenzionata a portare avanti con fermezza queste tre iniziative che, come riportano Turato, Pagliaro e Bedon, mirano innanzitutto a “ridare dignità e giustizia ai lavoratori”, lascia comunque una porta aperta augurandosi che le Aziende sanitarie coinvolte (Azienda Zero, Azienda Ospedaliera di Padova, Istituto Oncologico Veneto, Azienda ULSS 6 Euganea e Azienda ULSS 5 Polesana) riconoscano le richieste già formalizzate dai lavoratori evitando le conseguenze, per tutti, che una azione giudiziaria avrebbe sul clima organizzativo interno e sulle relazione con i propri professionisti.

Endrius Salvalaggio

09 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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