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La sanità post covid al centro del 15° Forum Risk Management a dicembre ad Arezzo

di Lucia Conti

Anticipate alcune delle tematiche che saranno affrontate nel corso della prossima edizione che torna ad Arezzo dal 15 al 18 dicembre. E se l’emergenza covid ha fatto emergere la necessità di potenziare il territorio e la telemedicina, è stata evidenziata anche l'importanza di ripensare e, se necessario, ricostruire dalle fondamenta gli ospedali italiani. Per garantire spazi adeguati, percorsi protetti e la flessibilità necessaria a permettere una riorganizzazione dei servizi rapida in caso di una nuova emergenza

01 LUG - Il Forum Risk Management sfida il covid. In tutti i sensi. Lo fa proponendosi come uno dei primi grandi eventi dal vivo dopo mesi e mesi di distanziamento sociale, ma soprattutto promuovendo una riflessione a 360 gradi sul futuro della sanità alla luce dell’esperienza coronavirus.

A caratterizzare la XV edizione del Forum Risk Management anche il ritorno ad Arezzo, luogo di nascita della Kermesse che per 4 anni si era spostata a Firenze. “Quella di tornare ad Arezzo è stata una scelta impegnativa - ha spiegato il fondatore del Forum, Vasco Giannotti -. Abbiamo voluto compiere come atto di responsabilità nei confronti della Città e del suo territorio in un momento particolarmente difficile a seguito dell’emergenza covid. Il Forum è nato e cresciuto ad Arezzo e oggi intende essergli accanto per stimolare le potenzialità economiche, turistiche e anche sanitarie. Da qui vogliamo partire per ripensare il nostro sistema sanitario, cercando di guardare avanti, sulla base dell’esperienza accumulata, per costruire una sanità di comunità. Il Forum è un laboratorio che parte dalla Toscana, ma che vuole parlare al paese”, ha detto Giannotti

Le tematiche sul quale verterà questa XV edizione del Forum Risk Management, in programma dal 15 al 18 dicembre, sono state anticipate ieri nel corso di un incontro proprio ad Arezzo, presente il sindaco della città Alessandro Ghinelli, con la moderazione del direttore di QS Cesare Fassari, al quale hanno partecipato tra gli altri Tiziano Binini, Presidente Binini Partners-uSafe Lab; Antonio D’Urso, Direttore Generale ASL Toscana Sud Est; Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico dell’IRCCS MultiMedica di Milano; Luigi Bertinato, responsabile segreteria scientifica del presidente dell’Iss e Francesco Enrichens, del Nucleo di valutazione e verifica investimenti pubblici in sanità.

Al centro del confronto, in particolare, la necessità di ripensare l'ospedale e il suo rapporto con il territorio per una sanità di valore e di prossimità.  Per Giannotti, infatti, “lo sforzo compiuto per rispondere all’emergenza covid, grazie alle capacità del personale ma anche dei manager, non deve essere dimenticato ma deve, al contrario, essere un punto di partenza per sviluppare nuove potenzialità”. Dunque ripensare l’ospedale e il territorio, investendo sulle tecnologie. Per il fondatore del Forum, però, questo percorso non deve puntare alla realizzazione di un modello. “L’obiettivo è cosa vogliamo garantire a tutti: prevenzione e tracciabilità, sicuramente. Poi integrazione sociale e sanitaria, domiciliarità e prossimità”.

Giannotti ha quindi lanciato l’idea della creazione, sul territorio aretino, di un “Centro nazionale di simulazione”. Lo ha definito “un luogo dove formare il personale a lavorare in equipe”. Un centro che può essere "pubblico-privato, magari con il consenso dell’università o anche delle imprese”.

Altra proposta, quella di un “Centro di riferimento e documentazione delle medicina di genere”, perché “anche il covid, che ha colpito meno le donne, ha reso evidente la necessità di comprendere le diversità di genere”.

Anche Bertinato, citando Rita Levi Montalcini, ha espresso l’importanza di "non temere i momenti difficili, ma partire da essi per realizzare qualcosa di buono”. Per il responsabile della segreteria scientifica del presidente dell’Iss, il Forum Risk Management sarà l’occasione per fare un bilancio nazionale e internazionale sul covid. “L’Italia è stato il primo Paese europeo ad essere colpito dell’epidemia. Abbiamo fatto, controvoglia, scuola. Ma possiamo dire, con un certo orgoglio, che ha seguito il nostro esempio ha sapute gestire meglio l’emergenza rispetto a chi non ha preso misure simili alle nostre”.

Il bilancio, secondo Berinato, sarà fondamentale soprattuto per riflettere sul Ssn che vogliamo dopo il covid. “Credo che uno degli aspetti più importanti emersi in questi mesi riguardi il rapporto tra professionisti dell’ospedale e professionisti del territorio. Mai come in questo periodo chi lavora in ospedale ha compreso l’importanza del lavoro svolto sul territorio per gestire l’assistenza ed evitare il ricorso all’ospedale, già in forte sofferenza. Ma anche i professionisti del territorio hanno visto quanto importante e impegnativo sia il ruolo del professionista ospedaliero. Credo che sia stata compresa l’importanza di lavorare insieme”. Una collaborazione che deve riguardare anche“Regioni e Stato, Regioni e aziende, Regioni e Regioni, per ché i virus non si fermano ai confini”. In questa partita l’Iss metterà sul tavolo “le armi della scienza: documenti, rapporti e linee guida, che saranno il frutto dell’esperienza di questi pochi mesi, che andremo ora ad approfondire e consolidare".

Ma la sfida, per Tiziano Binini, non può essere vinta senza un totale ripensamento degli ospedali. “Negli scorsi mesi abbiamo visto come alcune strutture abbiano gestito meglio l’emergenza covid ed altre peggio. E questo è dipeso da come erano strutturate. Ma non parliamo di una che non fosse già noto. Che un ospedale abbia bisogno di percorsi ed accessi protetti, anche a garanzia delle norme igieniche, e di aree pronte ad essere riorganizzate, lo sapevamo anche prima dell’avvento del coronavirus”. Eppure non tutti gli ospedali sono pensati così.

Per questo, secondo Binini “l’italia ha bisogno di ospedali nuovi, dove possibile. Strutturati in maniera completamente diversa”. Non si tratta, però, anche per il Presidente Binini Partners-uSafe Lab, di “inseguire un modello. Ci sono tanti modelli di ospedali perché diverse possono essere le vocazioni. E’ la programmazione che deve individuare la struttura di cui si ha bisogno”.

Ci sono, però, caratteristiche imprescindibili: “Meno cemento armato e muri portanti”, ha citato Binini. “La struttura esterna deve essere rigida, ma all’interno devono esserci ampi spazi, da potere organizzare con flessibilità e riorganizzare con facilità. Accessi e percorsi razionali e protetti, con soluzioni green che non sono solo più conveninenti, ma anche più igieniche e salutali”.

Un po’ quello che intende realizzare il Dg della Asl Toscana Sud Est, Antonio D’Urso, per il rilancio del San Donato di Arezzo. “Il San Donato - ha spiegato - è nato oltre 40 anni fa, con inaugurazioni che si sono susseguite fino a oltre il 2000. E’ stato un contenitore riempito piano piano, senza una idea di insieme. È un ospedale che non ha bisogno di manutenzione ordinaria, ma di un cambiamento totale, a cominciare dalla filosofia organizzativa sui cui basare questi cambiamenti. Voglio un ospedale snello, per garantire modularità e flessibilità".

Recuperando le riflessioni di Binini, D’Urso ha condiviso la necessità di “recuperare spazio”, anche “trasferendo sul territorio alcuni servizi che oggi hanno sede dentro l’ospedale ma che nulla hanno a che fare con la sanità ospedaliera”. Un ospedale, ha detto il Dg, “incentrato sui pazienti e non dei professionisti. Perché i pazienti devono girare per l’ospedale il meno possibile”, aspetto che, per D’Urso, permetterebbe anche una riduzione delle infezioni e dei contagi da covid.

“Ripensare e riprogettare” anche per parole chiave di Gensini, che ha posto l’attenzione sulla tecnologia e lo scambio di informazioni . “L’Italia era fortemente in ritardo su questo, ma ha trovato una spinta inattesa nell’emergenza covid, che ha reso indispensabile la gestione demateritliazzata di tante cose”.

Gensini ha quindi salutato con favore sia il progetto della Regione Toscana per seguire per un anno i pazienti post covid - “diventerà un importante data base che metterà a disposizione dati complessi da analizzare” - che l’idea di un Centro di Simulazione aretino: “Qui ad Arezzo e in Italia si respira aria di ripartenza”, ha detto il Direttore Scientifico dell’IRCCS MultiMedica di Milano.

Occorre, però, non farsi trascinare da facili entusiasmi. Perché per realizzare il cambiamento “bisogna anzitutto ragionare sul contesto e creare le precondizioni”, ha detto Francesco Enrichens. Il primo aspetto sui cui lavorare, per Enrichens, è “l’accessibilità e la trasparenza dei dati, il secondo è la Governance del sistema, decidere dove vogliamo andare. E poi, bisogna scegliere le persone giuste a governare il sistema, persone con le competenze e l’attitudine adeguate”.

Per Enrichens può essere opportunità anche una riflessione sull’autonomia regionale, perché nel corso dell’emergenza “abbiamo visto alcune regioni scricchiolare un po’”. E poi la questione Rsa: “Il problema di fondo di queste strutture - per Enrichiens - è uno, e riguarda la cultura della cura agli anziani. Idratazione, cura dell’igiene personale… queste erano criticità che erano presenti nelle Rsa anche prima del covid. La verità è che non dobbiamo ripensare le Rsa, ma recuperare il valore dell’assistenza agli anziani nell’ambito del quale la Rsa rappresenta solo un pezzettino, a cui ricorrere solo se non se ne può davvero fare a meno”.

Lucia Conti

01 luglio 2020
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