Gli Stati generali della salute. Perché sono stati la solita moina
di Ivan Cavicchi
Il grande assente è stato il cambiamento. Nessuno ha proposto qualcosa di nuovo. Ma a nessuno, a parte poche eccezioni, è venuto in mente di sottrarsi, di protestare, di fare un gesto per sottolineare il disagio
14 APR - Un giornalista cerca sempre di distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è. La rilevanza fa la notizia e la notizia fa il titolo. Per un analista si tratta di comprendere anche ciò che apparentemente è irrilevante e quindi cercare dietro i titoli. Un analista è una specie di “birdwatcher” che osserva e ascolta gli uccelli, e tenta di riconoscerne e comprenderne il canto. Di quello che egli vede e ascolta non butta via niente. Qualche cosa per lui ha un significato, indipendentemente dal suo grado di presunta rilevanza o irrilevanza.
Circa gli “Stati generali della salute” quello che ho visto ed ascoltato mi dice tanto degli uccelli che hanno cantato quanto della voliera nella quale svolazzano. Se avessi dovuto fare dei titoli avrei scritto: “Trionfo del senso comune”, ”L’invarianza ricompatta la sanità”, “Contro i tagli ma per difendersi le terga”, “La sanità si dichiara pronta al patto per la salute cioè a essere emarginata per l’ennesima volta”, ecc.
Avrei così cercato di offrire una cornice di senso per comprendere quello che si trova dietro ai titoli riportati dai giornali : “Pronti a condividere una nuova agenda della sanità”, “Scossa al sistema; ”Matura l’inversione di marcia....
; "Dobbiamo restituire normalità al sistema", “Apriamo una nuova stagione”. Frasi come queste sono ingannevoli perché danno l’illusione di un cambiamento che non c’è.
Agli Stati generali della salute il grande assente è stato proprio il cambiamento. Nessuno in realtà ha proposto qualcosa di nuovo ... che so....un operatore totipotente, o un ospedale colosseizzato cioè senza porte per integrarlo meglio nel territorio, oppure una azienda pubblica partecipata in luogo di quella dinastica per lottizzazione partitica e di natura monarchica, ecc. No niente di tutto ciò, la moina che è andata in scena ha riproposto la solita commedia e i soliti commedianti: rivoluzionare, scuotere, invertire.... ma per essere sempre invariantemente uguali a se stessi cioè... “normali” come ha dichiarato il mio vecchio amico Montaldo i
mustache più attraenti della sanità.
Non sono mancate vistose contraddizioni: da una parte la solita retorica sulla salute e dall’altra, come uno schiaffo in piena faccia, la denunciaInizio modulo di SiTi, SIMeVep e SNOP sul fatto che in alcune regioni non si fanno neanche le vaccinazioni e che i tagli sono sulla prevenzione delle malattie; si fanno gli Stati generali chiamando gli amici degli amici (non tutti coloro che avrebbero avuto titolo per parlare) e nello stesso tempo ci vogliono scodellare un Patto per la salute rigorosamente chiuso e istituzionale.
E tutti cantano, tutti svolazzano nell’uccelliera, a nessuno viene in mente di fare uno sberleffo, di lasciar cadere una piccola deiezione sulla camicina della ministra Lorenzin. Ma forse l’insania più disorientante è quella che ci viene rivelata da un banale benchmark storico con altri avvenimenti simili.
Vi ricordate “Meridiano Sanità”? Otto anni fa fu il più grande avvenimento sulla sanità organizzato dallo studio Ambrosetti, con un impiego assurdo di risorse, finanziato da una grande multinazionale americana, con il meglio del meglio, con un board prestigiosissimo, commissioni tematiche, gruppi di lavoro preparatori ecc.
Nel mio libro “il pensiero debole della sanità” lo assunsi come esempio paradigmatico della montagna che partorisce il topolino. Quell’avvenimento si concluse con un rapporto che mi sono andato a rivedere. Ebbene negli Stati generali della salute la stessa struttura di analisi, gli stessi problemi, le stesse soluzioni , suggerimenti, richieste di quel rapporto. Le uniche novità sono poche parole comparse all’orizzonte dal governo Monti in poi, cioè i tagli lineari, la spending review, i costi standard....ma che sono andate ad aggiungersi semplicemente al vecchio discorso senza scalfirne la mediocre struttura argomentativa. Allora come oggi sovrano il Patto per la salute.
Questo senso comune impressiona, a parte l’Anaao, che agli Stati generali della salute (giustamente preoccupata delle chiacchiere sui tagli degli stipendi ma non solo), ha dato forfait, a nessuno è venuto in mente di sottrarsi ,di protestare, di fare un gesto per sottolineare un disagio ...tutti gli uccelli della voliera hanno disciplinatamente cantato come in un coro polifonico ...e tutti la stessa pallosa canzoncina di sempre.
Eppure ce la passiamo male e a quanto pare ce la passeremo peggio ,ma siccome è primavera si canta anche in mezzo alle rovine o come degli stolti sotto la pioggia senza mai avere neanche un sussulto e un po’ di resipiscenza. Il governo Renzi ha proposto di aggiustare il titolo V, una occasione imperdibile, per tutti, ma la sanità sonnecchia, continua a vivacchiare delle proprie cose, l’intersindacale medica si consolida, ma non è interessata a garantirsi un altro modello di governance come se i suoi interessi fossero una variabile indipendente dal modello di governo della sanità, le confederazioni tacciono condizionate dalle loro consorterie di partito, il conflitto tra operatori divampa e a nessuno di questi super eroi multitasking viene in mente di suggerire un modello di governo più adeguato alla sanità, le società scientifiche piene soprattutto di mancati ministri si fondono con altre società scientifiche per avere maggiore influenza, ma nessuno di loro pensa di dare una mano per cambiare il titolo V.
Eppure basterebbe poco... andare dalla ministra Boschi.. e dirle: questo è ciò che proponiamo noi della sanità. Giuro che il prossimo che sento lamentarsi dell’azienda, dei direttori generali, delle regioni, delle autonomie soccombenti ...e che mi parla di atto medico o di competenze avanzate … lo mando… a quel paese .
Ivan Cavicchi
14 aprile 2014
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Studi e Analisi