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Cancro al seno. Meno rischi con la terapia ormonale sostitutiva con estrogeni


L’assunzione dei soli estrogeni in menopausa diminuisce il rischio di ammalarsi di carcinoma alla mammella del 23% e di morire se la neoplasia si sviluppa addirittura del 63%. Ma solo nelle donne che non sono ad alto rischio. Lo studio che ne parla pubblicato su The Lancet Oncology.

09 MAR - Le terapie ormonali post-menopausa potrebbero prevenire il rischio di sviluppare cancro al seno. Questa la scoperta dei ricercatori dell’Università della California e del Brigham and Women’s Hospital di Boston. La ricerca, pubblicata su The Lancet Oncology, dimostra che le donne che hanno assunto solo estrogeni come sostituto ormonale mantenevano percentuali più basse di casi di carcinomi alla mammella anche dopo cinque anni dalla fine della terapia.
 
I dati su cui si basa lo studio,derivano dal follow-up di un famosissimo trial clinico sulla menopausa della durata di 15 anni, il Women's Health Initiative. Decine di migliaia di donne sono state arruolate per questa sperimentazione a partire dal 1993, il cui scopo era quello di chiarire rischi e benefici di due terapie ormonali sostitutive: estrogeni più progestinico – il trattamento che viene prescritto al maggior numero di donne – e il solo estrogeno, che invece è in generale somministrato alle donne che hanno subito un’isterectomia.
Entrambi i bracci dello studio sono stati interrotti perché le due terapie hanno riscontrato due tipi di rischio diversi: per le donne del primo gruppo il trattamento è stato bloccato nel 2002, perché aumentava il rischio di cancro al seno e non conferiva i benefici sperati al cuore; per chi era nel secondo gruppo invece la terapia è stata interrotta nel 2004, perché l’estrogeno sembrava aumentare le percentuali di ictus e trombosi. Allora però non era chiaro se questi ormoni potessero variare il rischio di sviluppare tumori.
È stato solo dopo anni di analisi su quegli stessi dati che i ricercatori si sono accorti che gli estrogeni non solo non aumentavano la percentuale di carcinomi alla mammella, ma che anzi potevano addirittura diminuirla, facendo crollare il rischio di morte a loro causa. Per dirlo i ricercatori hanno selezionato 7645 donne dal gruppo originale di 11 mila, seguendole per almeno cinque anni dopo che avevano interrotto la terapia ormonale. Gli scienziati hanno così scoperto che queste donne avevano una probabilità più bassa del 23% di sviluppare cancro al seno, rispetto al campione di riferimento.
Ma non solo. Tra quelle a cui veniva comunque diagnosticato un carcinoma, le donne che prendevano estrogeni vedevano un rischio ridotto addirittura del 63% di morire per questa malattia.
 
Il risultato però non si applica ugualmente a tutte le donne:quelle che sono ritenute a rischio, per una familiarità o per precedenti tumori benigni, non vedevano diminuire la probabilità di sviluppare la patologia. “La ricerca è molto rassicurante per tutte le donne che non sarebbero considerate a rischio, ma lo stesso risultato non si applica a quelle che teoricamente sono più in pericolo”, ha spiegato Marcia L. Stefanick, ricercatrice della Stanford University che partecipò al Women's Health Initiative. “Inoltre la terapia sostitutiva continua ad avere il problema di aumentare la possibilità che si sviluppino trombi o episodi ischemici”.
I ricercatori, inoltre, non sanno spiegare perché una sostanza che di solito aiuta le cellule tumorali del seno a crescere possa diminuire il rischio di sviluppare il cancro in alcune donne. Una possibile risposta è che quando i livelli di estrogeno cominciano a diminuire con la menopausa, le neoplasie si adattino a svilupparsi anche in ambienti in cui l’ormone è meno concentrato, tanto che un eventuale aumento di esso dovuto alle terapie possa bloccare lo sviluppo del tumore.
È anche possibile, secondo i ricercatori, che sia solo il particolare ormone usato nel trial – un estrogeno equino derivato dall’urina delle giumente incinte – ad avere questo effetto, grazie alla sua capacità di abbassare gli estrogeni naturali.
Per capire quale di queste opzioni sia quella reale gli scienziati stanno testando gli effetti di estrogeni diversi o di altri metodi per somministrarli, cercando di evitare che questi aumentino il rischio di patologie cardiocircolatorie. Con la speranza che questa scoperta possa essere utile non solo per il cancro al seno ma anche per altri tumori.
 
Laura Berardi

09 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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