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Polmonite. Come fermare il flagello nell'infanzia dei paesi poveri


Ad un giorno dalla Giornata Mondiale della Polmonite, pubblicato su The Lancet uno studio che dimostra come sia possibile raddoppiare il numero di bambini curati con gli antibiotici. Basta pianificare cure a casa. Dove si è fatto 50% in più di guarigioni.

11 NOV - A chi vive in un paese industrializzato può sembrare strano che nel mondo si possa ancora morire di polmonite, eppure questa è la prima causa di morte per i bambini sotto i cinque anni. Questa malattia uccide più di 1,5 milioni di bambini ogni anno, di cui il 99% nei paesi in via di sviluppo. Un milione di queste morti potrebbe essere prevenuto con semplici interventi già esistenti.
Oltre al costo dei farmaci che per i più poveri è ancora proibitivo, il problema secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e Save the Children sono le grandi distanze. In molti dei paesi più colpiti, infatti, i piccoli centri abitati sono spesso troppo distanti dai più vicini servizi sanitari e non ci sono mezzi di trasporto disponibili. Ma secondo uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet, questo problema potrebbe essere risolvibile: in Pakistan, ad esempio, le cure a domicilio fornite dal programma Lady Health Workers hanno dimezzato il numero di trattamenti per la polmonite che non andavano a buon fine. Il programma prevede che in ogni villaggio con una popolazione di almeno 1000 persone ci sia almeno una donna – addestrata per diversi mesi – al lavoro per aumentare la consapevolezza riguardo la salute e per migliorare in particolare quella delle donne e dei bambini.
Lo studio e il lavoro delle Lady Health Workers. Ad un giorno dalla Giornata Mondiale della Polmonite, arrivano dunque buone notizie per chi lotta contro questa malattia nei paesi in via di sviluppo. Precedenti studi avevano già mostrato come l’aiuto di queste operatrici sanitarie potesse essere d’aiuto per ridurre la mortalità da polmoniti non gravi. Le linee guida dell’Oms per questa malattia vietano che i bambini che hanno le forme più severe possano essere curati a casa, ma che invece vengano portati nel più vicino centro di ricovero. Nonostante questo spesso le lady health workers devono somministrare loro la prima dose di antibiotici prima che sia possibile trasportarli in un ospedale. Fino ad oggi però non erano disponibili studi che mostrassero se effettivamente il lavoro di queste operatrici sanitarie fosse utile o meno per la cura dei casi di infiammazione più gravi.
Sono stati 3211 i bambini coinvolti nella ricerca, tutti affetti da polmonite severa nel distretto di Haripur in Pakistan. Una parte di questi veniva curato direttamente a casa, con antibiotici somministrati per cinque giorni consecutivi dalle operatrici. Al gruppo di controllo, come da prassi clinica, veniva somministrata una prima dose orale di antibiotici e poi venivano trasportati in ospedali. Di questi molti non sopravvivevano al viaggio, mentre altri una volta raggiunto il centro di ricovero non potevano comunque ricevere le cure necessarie. Per questo il tasso di fallimento delle cure è stato del 50% più alto in questo gruppo che non in quello sperimentale. Inoltre dopo cinque giorni di trattamento, il 18% dei bambini ricoverati risultava ancora malato, contro il 9% di quelli curati a domicilio.
“Lo studio – ha spiegato Salim Sadruddin di Save the Children, coordinatore dello studio – voleva dimostrare che i bambini curati a casa possono guarire dalle forme più gravi di polmonite esattamente quanto quelli portati in ospedale. E invece abbiamo dimostrato che la cura a domicilio, possibile grazie alle donne che si impegnano in prima linea, può essere addirittura più efficace”.

Ma lo studio riguarda anche l’accesso economico alle cure. “I risultati ottenuti in Pakistan sono promettenti anche perché il programma Lady Health Workers rende i trattamenti accessibili anche alle famiglie più povere e permettono ai governi di risparmiare risorse”, ha spiegato Elizabeth Mason, direttore del Department of Maternal, Newborn, Child and Adolescent Health del’Oms.
In questo senso sono stati anche sviluppati nuovi vaccini più economici. I vaccini usati generalmente sono diretti ad una varietà limitata di ceppi di pneumococco. Quelli sviluppati recentemente, invece, sono basati su proteine comuni a più batteri e garantiscono dunque uno spettro di protezione più ampio, agendo contemporaneamente su tutti i ceppi. In più, essendo basati appunto su proteine comuni, hanno processi di produzione più semplici ed efficienti e costituiscono dunque un’alternativa a basso costo.
“La polmonite è una malattia oggi facilmente curabile con antibiotici poco costosi, ma rimane comunque la prima causa di morte per i bambini”, ha commentato Carolyn Miles, amministratore delegato di Save the Children. “I risultati ottenuti da quest’ultimo studio sono esaltanti perché dimostrano che possiamo aiutare anche i bambini che vivono nelle comunità più sperdute. E queste donne che combattono in prima linea, sono il cuore della soluzione”.
 
Laura Berardi

11 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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