Diabete: eliminare l’insulinoresistenza è possibile
Uno studio pubblicato su Cell dimostra come “spegnendo” la proteina NCoR è possibile migliorare la sensibilità all’insulina e ristabilire il corretto assorbimento di glucosio. La scoperta potrebbe portare allo sviluppo di farmaci specifici per i tessuti adiposi e del fegato.
11 NOV - A pochi giorni dalla giornata mondiale sul
diabete arrivano buone notizie per i malati. La resistenza all’insulina, ormone centrale nella regolazione del metabolismo di carboidrati e grassi, è il marchio di fabbrica del diabete. Ma si può eliminare l’insulinoresistenza, ristabilendo il corretto assorbimento del glucosio all'interno delle cellule e sconfiggendo così il diabete? Secondo alcuni ricercatori dell’Università della California di San Diego e dell’Ecole Polytechnique Federale di Losanna è possibile, basta “spegnere” una particolare proteina regolatrice, chiamata NCoR. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista
Cell e potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci per la cura della malattia.
“Esistono diversi fattori di trascrizione che stimolano i geni, attivandoli o spegnendoli tramite i coattivatori e i corepressori”, ha detto Jerrold M. Olefsky, docente all’Università della California di San Diego, tra gli autori dell’articolo. “Il processo di trascrizione, alla base della biologia molecolare, dipende dall’equilibrio di queste particolari proteine”. Per questo i ricercatori si sono concentrati sul corepressore NCoR, proteina che si trova in molti tipi di cellula e che è risultata avere un ruolo inaspettato riguardo la resistenza all’insulina.
La molecola è uno dei maggiori corepressori di una particolare proteina che regola il metabolismo del glucosio e i depositi di acidi grassi, detta Peroxisome Proliferator-Activated Receptor gamma (PPAR-gamma). NCoR impedisce il processo biochimico che disattiva gli enzimi collegati a PPAR-gamma (chiamato fosforilazione), cosicché il recettore rimane attivo impedendo lo smaltimento dei grassi.
Così i ricercatori hanno allevato dei topi con cellule adipose in cui NCoR non fosse presente. In questo modo hanno scoperto che anche quando era loro somministrata una dieta ad alto regime calorico, e dunque sarebbero dovuti risultare obesi e inclini a sviluppare la malattia diabetica, i roditori mostravano una tolleranza al glucosio migliore di quanto ci si aspettasse. Inoltre, le cavie dimostravano un miglioramento nella risposta all’insulina nel fegato, nei muscoli e nei tessuti grassi, nonché una riduzione nell’infiammazione cronica, altra caratteristica distintiva del diabete. “Quando NCoR veniva cancellata la sensibilità all’insulina aumentava sensibilmente rispetto ai topi obesi, che invece rimanevano insulinoresistenti”, ha spiegato Olefsky. “Questo miglioramento si è notato in tutte le cellule, non solo negli adipociti. Ciò dipende dal fatto che senza la proteina, PPAR-gamma rimane attiva.”
La scoperta di questa nuova caratteristica di NCoR lo rende un buon candidato per un farmaco specifico per il diabete mellito di tipo 2 e per altre malattie legate alla resistenza all’insulina. Fino ad oggi, sebbene il ruolo della proteina come corepressore fosse noto, non si pensava di poter sviluppare medicinali a partire da essa perché bloccarne l’espressione poteva causare effetti collaterali: “Negli adipociti NCoR reprime PPAR-gamma, ma in altre cellule, reprime altri fattori di trascrizione. Ma se riusciamo a creare un farmaco che agisce nello specifico solo su alcuni tessuti – ha continuato il docente – l’uso di questa proteina è un ottimo modo per migliorare la sensibilità all’insulina.”
Una cosa che fino a poco fa non si pensava di poter fare, ma che oggi, secondo i ricercatori è possibile. “È fattibile – ha concluso Olefsky – visto che già siamo in grado di sintetizzare medicine che hanno come target specifico le cellule del tessuto adiposo o quelle del fegato. La combinazione di questa nuova scoperta e delle precedenti conoscenze, potrebbe essere la chiave per il successo”.
Laura Berardi
11 novembre 2011
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