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Farmaci. Rasi (Aifa): “Assolutamente contrario a fascia C fuori da farmacie”. Concorda Pani


Il direttore uscente dell’Aifa e il suo successore sulla stessa linea anche in materia di vendita dei farmaci online: “Sì esclusivamente sui siti che appartengono alle farmacie territoriali”. Lanciato l'allarme sull'abuso di psicofarmaci: spesa in crescita di circa il 5,2% ogni anno.

11 NOV - “Il farmaco di fascia C è normato da regole e condizioni precise che li legano alla farmacia e che richiedono la presenza del farmacista, a cui riconosciamo un ruolo fondamentale a garanzia della conservazione ed erogazione corretta di questa tipologia di farmaci”. Interrogati separatamente, il presidente uscente dell’Agenzia italiana del farmaco (che tra pochi giorni passerà alla guida dell’Agenzia europea del farmaco, l’Ema), Guido Rasi, e il suo successore all’Aifa, Luca Pani (già recapitato il decreto di nomina anche se manca l’investitura ufficiale), rispondono allo stesso modo quando si parla di vendita dei farmaci di fascia C fuori dalla farmacia. E restano sulla stessa linea anche in materia di vendita online dei farmaci: “Sì solo nel caso di siti afferenti alle farmacie territoriali affinché sia garantita la qualità dell’erogazione anche attraverso la telematizzazione del servizio”. “L’Europa – ha affermato Rasi - ha deciso che le farmacie online ci saranno e l’Italia dovrà adeguarsi. Ma si dovrà anche aumentare il livello di sorveglianza per distinguere le farmacie vere da quelle false, per tutelare i cittadini dal rischio di acquisto di farmaci contraffatti o conservati male”.

L’occasione per incontrare Rasi e Pani è stata offerta dal Nobile Collegio Chimico Farmaceutico di Roma, che ieri ha promosso una serata di approfondimento sull’uso e abuso di psicofarmaci chiamando i due esperti ad intervenire su un tema che Pani ha definito “uno tsunami che ci sta travolgendo in pieno”.

Secondo i dati presentati da Rasi, infatti, il consumo di psicofarmaci in Italia è in costante crescita, con un trend di spesa che sale di circa il 5,2% ogni anno. In particolare, ogni anno il nostro Paese spende circa 700 milioni all’anno per l’acquisto di farmaci per il sistema centrale nervoso in fascia A, “ma l’andamento dei primi mesi del 2011 lascia prevedere che la spesa raggiungerà gli 800 milioni a fine anno”, ha precisato Rasi.

Le due categorie di farmaci per il sistema nervoso centrale più utilizzate sono gli antidepressivi e di antiepilettici, per un numero di confezioni vendute passato da 30 milioni nel 2005 a 39 milioni nel 2010. “Una cifra che, se si pensa agli antiepilettici, non è giustificato dall’incidenza della patologia tra la popolazione”, ha affermato Rasi sottolineandone dunque l’abuso di prescrizione al di fuori delle indicazioni terapeutiche. L’allarme dunque esiste, anche se, ha evidenziato Rasi, “il consumo di psicofarmaci in Italia è inferiore a quello di molti Paesi europei, ad esempio circa 20 milioni di dosi al giorno contro quasi il doppio consumato in Francia”.

Secondo Rasi, uno dei punti di forza del contenimento di abuso di farmaci in Italia è proprio legato all’istituzione della farmacia e al divieto di acquisto di farmaci online, “il che non significa che questo non avvenga, ma è importante che sia illegale e che l’erogazione dei farmaci sia competenza di servizi e professionalità definite e regolamentate come, appunto, la farmacia e il farmacista”.
A preoccupare il neo direttore dell’Ema è però “il contesto socio-economico-culturale, su cui il Paese dovrebbe aprire una profonda riflessione. È dimostrata, infatti, la correlazione tra questi fattori e l’aumento di uso di psicofarmaci”, ha concluso Rasi.

Luca Pani, che oltre ad essere biologo molecolare è anche psichiatra, ha poi rivolto l’attenzione a una particolare categoria della popolazione per cui l’abuso di farmaci sta diventando sempre più allarmante: i bambini e gli adolescenti. “Si assiste a casi – ha affermato - dove il consumo di sostanze non è conseguenza di un’alterazione del sistema nervoso bensì il contrario: è l’uso di sostanze che finisce per alterare il sistema nervoso di bambini e ragazzi”. Ma oltre all’uso improprio di psicofarmaci, l’esperto ha messo in guardia anche dal “mancato utilizzo causato dalla mancata diagnosi”. “Il farmaco – ha detto Pani – è uno strumento di grande importanza e utilità”. Ma affinché lo sia veramente, ha sottolineato l’esperto, “deve rispondere a criteri di appropriatezza”. A partire dagli studi clinici, che “tuttavia, oggi, si effettuato su una coorte di età compresa tra i 18 e i 65 anni. In pratica lasciando fuori dalle sperimentazioni sugli effetti dei farmaci quelle che sono le fasce di popolazione più sensibili: i bambini e gli anziani”.

Il delicato caso di abuso di psicofarmaci negli anziani era già stato sollevato dal presidente del Nobile Collegio, Giuseppe Fattori, nel corso dell’apertura dei lavori. “Gli anziani spesso vivono in condizioni di isolamento che favorisce l’insorgere di stati depressivi e quindi il consumo di psicofarmaci. Per questa fascia di popolazione – ha osservato Fattori – spesso la farmacia non è solo un importante presidio sanitario, ma anche uno dei pochi momenti di relazione e dialogo con gli altri”. Per questo Fattori ha sottolineato l’importanza del farmacista come professionista in grado di “ascoltare le persone e di coglierne i bisogni di salute. Il farmacista – ha affermato – deve saper coniugare professionalità, cultura e sensibilità, fornendo quell’aiuto e quelle indicazioni in grado di evitare l’uso inappropriato di farmaci”.

A chiudere i lavori della serata di approfondimento è stato l’arcivescovo Zygmunt Zimovski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. “Il messaggio che la Chiesa invia agli operatori del farmaco è di incoraggiamento. Ai farmacisti – ha detto l’arcivescovo – affidiamo la missione di servire la vita e la dignità della persona”.

 

11 novembre 2011
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