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Perdere peso? Se ti stressi diventa impossibile

di Maria Rita Montebelli

Chi decide di perdere peso, deve sapere che il sabotatore numero uno dei buoni propositi è lo stress, che va dunque combattuto. Lo dimostra uno studio appena pubblicato su Neuron da alcuni ricercatori dell’Università di Zurigo, che attraverso la risonanza magnetica funzionale hanno scoperto come fa lo stress a indebolire la forza di volontà e a far fallire le diete

12 AGO - Il modo migliore per affrontare una dieta? Rilassarsi e scacciare tensioni e nervosismo. Lo stress, secondo i risultati di una ricerca appena pubblicata su Neuron, può far crollare auto-controllo e motivazione a seguire la dieta, andando ad alterare una serie di connessioni funzionali, all’interno dei circuiti decisionali del cervello. Lo stress insomma non aiuta a seguire una dieta. Anzi, mette decisamente i bastoni tra le ruote ai buoni propositi.
 
Fino ad oggi tuttavia non erano chiari i meccanismi neuronali, attraverso i quali lo stress va ad indebolire l’autocontrollo e la motivazione a indirizzare le proprie scelte verso cibi sani e a basso contenuto di calorie, ingredienti fondamentali per seguire una dieta.
 
Per cercare di colmare questa lacuna, i ricercatori dell’Università di Zurigo hanno coinvolto nel loro studio 51 volontari maschi, mettendoli di fronte a dilemmi di auto-controllo, circa la scelta di cibi ‘consolatori’ o di cibi ‘sani’, dopo essere stati sottoposti ad uno stress (immersione delle mani in acqua gelata per tre minuti, mentre un ricercatore li riprendeva) o senza esposizione allo stress (il gruppo di controllo immergeva le mani in acqua a temperatura ambiente per tre minuti). Il ‘cold stress’, sebbene possa sembrare banale, produce un livello di stress assimilabile a quello di una litigata sul posto di lavoro o con il coniuge, o al rimanere imbottigliati nel traffico quando si è già in ritardo per un appuntamento.
 
Per scavare nelle pieghe dei loro pensieri e scoprire i meccanismi perversi utilizzati dallo stress per fiaccare la forza di volontà, i partecipanti allo studio sono stati sottoposti  ad un test. A tutti, sia quelli sottoposti al cold stress, sia ai controlli, venivano proposte dallo schermo di un computer due immagini di cibi (patatine, biscotti, mele o kiwi), invitandoli a scegliere quello che ritenevano più salutare. In seguito il computer presentava una scelta di due cibi e ne sceglieva uno in maniera random, proponendo al volontario di mangiarlo. I partecipanti allo studio potevano accettare la proposta o scartarla, scegliendo l’altra opzione e sapendo che al termine del test sarebbe stato chiesto loro di mangiare davvero il cibo selezionato. Mentre erano impegnati nella scelta dei cibi proposti dal test, tutti i soggetti arruolati nello studio sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica funzionale, per decifrare il substrato neuronale e i circuiti cerebrali attivati per operare queste scelte.
 
Il risultato del test è stato che lo stress, oltre  ridurre l’autocontrollo, porta ad indirizzare le scelte alimentari verso i cibi dal sapore-‘ricompensa’. In questo studio infatti, i soggetti sottoposti al cold stress avevano il 24% in più di possibilità di ‘capitolare’ di fronte ai cibi allettanti e saporiti (patatine, biscotti), rispetto alle persone non stressate.
 
Il substrato neuronale alla base di tutto ciò, evidenziato dalla RMN funzionale, è un aumento della connettività funzionale tra la corteccia prefrontale ventro-mediale, l’amigdala e le regioni striatali,che sono quelle  deputate a decodificare i sapori.
Lo stress è risultato inoltre associato ad una ridotta connettività tra la corteccia prefrontale ventro-mediale e le regioni corticali prefrontali dorso-laterali, implicate nel successo dell’autocontrollo.
 
Il cortisolo, ormone dello stress per antonomasia, esaltava l’attività di quella parte del cervello implicata nel processamento dei sapori e rinforzava le connessioni tra quell’area e le parti del cervello deputate a gestire i giudizi e le attività decisionali. Insomma è come se una regione del cervello urlasse con un megafono ‘sapore-sapore-sapore’, facendo arrivare forte e chiaro il messaggio alle zone implicate nel prendere delle decisioni, come quella di optare per la scelta dei cibi più saporiti, rispetto alla frutta. Allo stesso tempo, lo stress mette a tacere le regioni ‘grillo parlante’, quelle che dovrebbero aiutare a mantenere i buoni propositi per centrare un obiettivo di lungo termine, come appunto la dieta.
 
“Essere in grado di regolare e controllare le proprie scelte, implica un complesso dialogo tra diverse parti del cervello – spiega Todd Hare, Laboratory for Social and Neural Systems Research, Department of Economics, Università di Zurigo e autore senior dello studio. L’autocontrollo non risiede cioè in un’unica regione del cervello, in grado di accendersi e spegnersi come un interruttore. Perché la forza di volontà e l’autocontrollo abbiano la meglio è necessario che si attivino all’unisono e in maniera sincrona una serie di regioni cerebrali. Lo stress interferisce andando a distruggere questa sincronia.”
 
Studi condotti in passato avevano già dimostrato che lo stress porta la gente a mangiare cibi a più elevato contenuto calorico; fatto questo che potrebbe in parte spiegare l’epidemia di obesità, che travolge il mondo occidentale, sempre più esposto allo stress.
 
I risultati dello studio pubblicato su Neuron suggeriscono adesso che lo stress può compromettere le decisioni guidate dall’autocontrollo, sia aumentando il ‘canto delle sirene’, cioè la desiderabilità dei ‘cibi-ricompensa’, sia facendo capitolare la determinazione e l’autocontrollo necessari per attenersi ad un regime dietetico.
Il consiglio degli esperti dunque indirizzato a quanti vogliano intraprendere una dieta è di ridurre il carico di stress, prima di iniziare. Per evitare un flop tanto prevedibile, quanto frustrante.
 
Maria Rita Montebelli

12 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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