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Diabete. Congresso SID. La telemedicina in aiuto del paziente: l'analisi di Stanton Newman (Londra)


Telemedicina e tele-care: ecco due nuove frontiere assistenziali per il paziente, in particolar modo nel caso del diabete. A spiegarlo è il preside della School of Health Sciences della City University di Londra. Dal monitoraggio della malattia all’assistenza anche da casa, dal controllo costante all’abbattimento delle liste d’attesa

29 MAG - Migliora il controllo e la convivenza con la malattia, libera risorse e abbatte le liste d’attesa. Insomma, è una porta verso l’assistenza del futuro: si tratta della telemedicina nel caso del diabete, di cui parla il Professor Stanton Newman, neuropsicologo e preside della School of Health Sciences della City University di Londra, durante il suo intervento al congresso della Società Italiana di Diabetologia in corso a Bologna.

Ma in cosa consiste questo strumento di monitoraggio e come può essere utilizzato? La strategia sfrutta strumenti che richiedono una partecipazione attiva del paziente o di un suo familiare. Questa persona invierà dunque le informazioni ad un centro d’ascolto specializzato, dove uno specialista potrà analizzarle e re-inviarle al paziente, accompagnandole magari con la prescrizione di una modifica del dosaggio delle terapie in corso, con la richiesta di nuovi esami oppure con il consiglio di recarsi al più presto ad una visita di controllo in ospedale, se necessario.
 
Di fatto “sono già stati messi a punto una serie di strumenti per monitorare la glicemia, ma anche la pressione arteriosa; e oggi è possibile fare una ‘tele-visita’ per esaminare un piede con un’ulcera o altri problemi”, spiega il Professor Newman. “È inoltre possibile registrare giorno per giorno le glicemie del paziente,  così da studiarne i trend in un determinato periodo di tempo e commentarli da remoto con i pazienti, per promuovere il loro empowerment nella gestione della malattia”. Da non dimenticare, la possibilità di controllare  anche la dieta alimentare e l’attività fisica.
 
Con questa metodica, in generale, il paziente può contattare in qualunque momento il proprio riferimento sanitario e avere un consulto video, attraverso un computer o smartphone e trovare immediatamente la risposta che cerca.
Insomma, si tratta di una prospettiva importante non solo per il paziente e per la sua salute, nella convenienza di poter contattare il medico e svolgere molte attività da casa, ma anche a livello socio-sanitario per le strutture. “In questo modo in ospedale o in ambulatorio andranno solo le persone che hanno reale bisogno in un dato momento di vedere il medico”, illustra Newman. “Questo sistema libera spazi per dare appuntamenti a pazienti che ne hanno realmente bisogno, abbattendo le liste d’attesa”.

Un altro discorso, poi, riguarda la ‘tele-care’, nella quale vengono invece utilizzati dispositivi di tipo passivo, e non attivo come nel caso precedente, tra cui in particolare sensori per registrare i movimenti della persona, soprattutto quando si trova a casa, spiega il Professore. “Pensa a tutto il device che monitora i movimenti all’interno della casa e le eventuali anomalie registrate vengono inviate al centro di ascolto che se necessario fa scattare un allarme. La telecare può naturalmente essere associata alla telemedicina”.
 
"Questi sistemi tecnologici richiedono di ridisegnare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria e non hanno ancora investito l’ambito dell’assistenza sanitaria. Prima che tutto questo diventi realtà, è necessario cambiare le aspettative dei professionisti della salute e anche quelle dei pazienti. Ma è l’unico modo per modernizzare il sistema”, conclude il Professore. “Ritengo che nell’arco dei prossimi 5 anni assisteremo a questa rivoluzione, perché c’è un’enorme spinta verso l’adozione di queste soluzioni”.

29 maggio 2014
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