Aids. Colpire il virus prima che attacchi. Una molecola lo blocca prima che entri nelle cellule
Il meccanismo è semplice e l'hanno scoperto i ricercatori del San Raffaele. Alcuni peptidi si attaccano al recettore CCR5 usato dal virus per entrare nelle cellule. Viene così impedito che le particelle virali si leghino alle cellule bersaglio. E l'infezione è sventata. La scoperta potrebbe essere molto utile nella prevenzione.
16 GEN - È una ricerca tutta italiana quella che dimostrerebbe come bloccare l’ingresso del virus HIV nelle cellule sane: gli scienziati del San Raffaele, avrebbero infatti prodotto alcuni peptidi, cioè molecole a base di aminoacidi derivati da una proteina naturale prodotta dal nostro corpo (chemochina CCL5/RANTES), capaci proprio di bloccare il temibile virus. La
ricerca è stata pubblicata su
Chemistry & Biology.
Lo studio, diretto nelle fasi precedenti dal dott.
Paolo Lusso, ha coperto un arco di tempo di più di sei anni ed è stato condotto nell’ambito di due consorzi europei (European Microbicides Project, EMPRO e Combined Highly Active Anti-Retroviral Microbicides, CHAARM) in cui un network di circa trenta laboratori europei si coordina nello sviluppo di microbicidi anti-HIV.
Ma come funziona il meccanismo? Le nostre cellule presentano sulla loro superficie due tipi di recettori utilizzati dal virus come sito di ancoraggio per entrare nella cellula: i peptidi creati in laboratorio dai ricercatori legano il recettore CCR5 (usato dal virus dell’HIV per entrare nelle cellule) senza attivarlo, impedendo quindi l’insorgenza di uno stato infiammatorio derivante dall’attivazione cronica di CCR5. Lo sviluppo di questi peptidi fa dunque in modo che le particelle virali di HIV non riescano a legarsi alle cellule bersaglio del nostro organismo perché trovano il sito di attacco (CCR5) già occupato, un po’ come avviene quando si cerca di aprire una serratura in cui è già presente una chiave. Il risultato di questa azione molecolare è la mancata infezione delle cellule da parte del virus che si trova bloccato l’ingresso alla cellula.
Lo scenario terapeutico della patologia da infezione da HIV attualmente presenta un approccio farmacologico di eccellenza per i malati di AIDS (terapia HAART, Highly Active Anti-Retroviral Therapy), ma i costi della terapia HAART ne rendono difficile l’accesso soprattutto ai pazienti dei paesi in via di sviluppo. Inoltre non esistono ancora approcci in grado di debellare definitivamente il virus dall’organismo, perciò i malati sono tenuti ad un uso ininterrotto della terapia HAART. Afferma
Luca Vangelista, coordinatore dello studio: “L’ambito in cui rientrano i peptidi derivati da CCL5/RANTES è quello della prevenzione, poiché essi potrebbero diventare futuri candidati per lo sviluppo in fase preclinica di nuovi microbicidi che agiscano sulle mucose, bloccando il virus prima che possa infettare l'organismo”.
16 gennaio 2013
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