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Arriva il primo deambulatore robotizzato intelligente per aiutare persone con difficoltà motorie. A realizzarlo l’Università di Trento 

di Endrius Salvalaggio 

Pensato per le persone con difficoltà motorie causate da gravi deficit neuro-cognitivi. Ricercatori già al lavoro su un secondo prototipo con funzionalità più ampie. De Cecco, coordinatore del progetto: “A differenza di altri strumenti già in uso, questi deambulatori sono collaborativi, interagendo direttamente con il paziente, usabili sia per l’ausilio del paziente sia come strumento di riabilitazione motoria”.

11 LUG - Per chi soffre di malattie neurodegenerative sin dall’età pediatrica come la tesaurismosi, la sindrome di Rett, atassie spinocerebellari, atrofia spinomuscolare, camminare rappresenta una delle sfide più grandi. Queste patologie interessano il sistema neurologico e comportano la perdita della motricità, l’incapacità di eseguire lo schema naturale del passo, i movimenti manuali in maniera corretta. Accanto alla ricerca genetica e a quella medica per trovare una possibile terapia, si studia il modo di supportare queste persone nella loro quotidianità, con strumenti che possano agevolare la deambulazione. L’Università di Trento ha realizzato un primo supporto robotizzato e sta contemporaneamente lavorando a un secondo prototipo con funzionalità più ampie e personalizzabili. Il tutto, verrà costruito anche grazie ai fondi Pnrr ed una campagna di donazioni per sostenere il progetto.

“Sono contributi che arrivano dalla robotica - spiega il Professore ordinario del dipartimento di Ingegneria Industriale, Mariolino De Cecco – nello specifico dal Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento che ha fabbricato un deambulatore meccatronico, che grazie all’impiego di software e algoritmi avanzati, facilita gli spostamenti che permettono a pazienti con sindromi rare di riacquisire l’abilità nel compiere i passi”.

“A differenza di altri strumenti già in uso – continua De Cecco - che non sempre consentono un utilizzo senza assistenza, questo deambulatore è collaborativo, interagisce con l’utente, sente e asseconda la sua volontà, stimolando la sua funzionalità deambulatoria residua”.

Ma, se la conquista dei passi per questi pazienti passa attraverso questo dispositivo impiegato non solo come strumento di riabilitazione motoria ma anche come ausilio, l’Università di Trento sta già lavorando ad un nuovo prototipo che permetterà non solo ai pazienti di interagire con il loro deambulatore ancor più in forma completa, che potrà essere di supporto anche a caregiver e professionisti clinici tramite un’interfaccia collegata a un tablet che potranno stabilire percorsi di riabilitazione o interagire per stimolare le fasi della camminata.

“Nell’evoluzione del secondo dispositivo si prevede una telecamera tridimensionale rivolta verso le gambe del soggetto, che permetterà di acquisire la forza di spinta dal bacino e l’incipit della camminata. Oltre alla telecamera, il secondo deambulatore potrà ricevere i dati provenienti da sensori fisiologici indossati dall’utente allo scopo di stimare il suo livello di stress. In base allo stato emotivo e di benessere, il robot potrà adattare i parametri di controllo per eseguire l’azione. Per la sua totale realizzazione ci vorranno oltre dodici mesi”. Conclude il Professore ordinario del dipartimento di Ingegneria Industriale.

Per contribuire alla realizzazione di questo ausilio innovativo e alla sua applicazione a beneficio dei soggetti con gravi deficit neuro-cognitivi è stata avviata dall’Università di Trento la campagna di raccolta fondi “Sosteniamo ogni passo”.

Endrius Salvalaggio

11 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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