Ictus. La cioccolata aiuta a prevenirlo. Bastano 50/60 grammi a settimana
La riduzione del rischio arriva 15-20%. La ricerca, effettuata su 37mila svedesi in dieci anni, è stata condotta in Svezia, dal Karolinska Institute di Stoccolma, e pubblicata su Neurology: l’effetto protettivo, spiegano gli scienziati, potrebbe dipendere dalla presenza di flavonoidi nell’alimento.
31 AGO - Prevenire l’ictus non è mai stato così dolce. Secondo uno studio del Karolinska Istitute di Stoccolma, infatti, per questo killer che uccide solo in Italia ogni anno circa 200 mila persone una forma di prevenzione per gli uomini è un’assunzione moderata ma regolare di cioccolato. Basterebbe consumare 60 grammi di cioccolata a settimana, ovvero poco più di metà delle normali tavolette che spesso si vedono sugli scaffali dei supermercati, per diminuire il rischio di quasi un quinto. La ricerca è stata pubblicata su
Neurology.
Per lo studio il campione arruolato è stato di 37.103 uomini svedesi, di età compresa tra 49 e 75 anni, seguiti per un periodo di 10 anni. A queste persone è stato dato un questionario per capire le abitudini alimentari, con particolare attenzione a diversi cibi e bevande e nello specifico al cioccolato. Tra tutti i partecipanti, nel corso della decade di studio, ci sono stati 1.995 casi di ictus.
Confrontando i dati del questionario, con la situazione clinica dei pazienti, gli scienziati si sono accorti che chi consumava più cioccolata (in media 63 grammi, circa un terzo di una tazza piena di gocce di cioccolato), presentava una probabilità minore di andare incontro all’evento, rispetto a chi non ne consumava affatto: 17% di rischio in meno, per essere precisi.
Un risultato supportato dall’analisi di altri cinque studi precedenti, che hanno coinvolto in tutto 4.260 pazienti affetti da ictus, nei quali è stato riscontrato che i consumatori di cioccolato presentavano il 19% in meno di probabilità di avere un ictus, rispetto al resto del campione. “Per ogni aumento di consumo di 50 grammi a settimana abbiamo riscontrato un rischio diminuito del 14%”, ha commentato
Susanna Larsson, autrice dello studio. “Gli effetti benefici, secondo noi, potrebbero essere collegati alla presenza di flavonoidi in questo alimento. Come è già noto da tempo, queste sostanze hanno infatti un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare, poiché sono potenti antiossidanti, antitrombotici e antinfiammatori. In più, i flavonoidi potrebbero anche aiutare a diminuire le concentrazioni di colesterolo ‘cattivo’ nel sangue, e dunque ridurre la pressione sanguigna”.
Laura Berardi
31 agosto 2012
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