Lazio. Caos Pronto Soccorso è un problema di "sistema"
di Roberto Polillo
Eccessivo tasso di ospedalizzazione, carenza di PL in RSA e strutture intermedie, eccesso di spesa sanitaria. Queste le causa del collasso del Pronto Soccorso denunciato in questi mesi. E poi anche mancata attuazione della medicina d’iniziativa, del chronic care model e dell’ADI a elevata intensità
06 FEB - L’
intervento del segretario della Simeu Dott.
Rocco Pugliese ricontestualizza il problema delle lunghe permanenze in PS/DEA, facendo giustizia di una serie di miti razionali fin troppo presenti nel dibattito. E primo tra tutti quello che i medici addetti a tali servizi ricovererebbero con eccessiva frequenza per codardia o per non incorrere in eventuali azioni di rivalsa (medicina difensiva). Il segretario aziendale dell’Anaao del San Camillo Dott.
Bruno Schiavo nel segnalare l’importante contributo di Pugliese, evidenzia il concetto che “l’affollamento del PS è un problema di tutto l’ospedale”. L’intento di entrambi è quello di proporre una visione dell’assistenza ospedaliera di tipo sistemico in cui il singolo ospedale non è più visto come una monade ma come il nodo di una rete che solo nella sua interezza può svolgere la sua funzione di assistenza ai malati affetti da patologie acute.
In tale prospettiva è chiaro che i ritardi della Regione Lazio nella implementazione delle reti, in primis quello dell’emergenze e delle altre strutture tempo-correlate, ha scaricato sul singolo ospedale i problemi assistenziali relegando tale struttura nell’unico ruolo che esso non dovrebbe svolgere ovvero sia quello della cattedrale nel deserto a cui tutti si rivolgono per mancanza di alternative.
E anche qui è giusto sottolineare come Pugliese sfati un altro mito che attribuisce ai codici bianchi il malfunzionamento dei PS e DEA ( su questo tema ricordo un
intervento su QS di
Pagnanelli, Ribaldi e Polillo in cui abbiamo dimostrato l’inconsistenza di tale problematica).
Il vero problema è dunque ben diverso e riguarda quella specie di “circolo delle quinte” i cui elementi costitutivi sono: 1) eccessivo tasso di ospedalizzazione; 2) carenza di PL in RSA e strutture intermedie; 3) eccesso di spesa sanitaria.
Nella nostra regione il tasso di ospedalizzazione registrato nel 2012 è ancora eccessivamente lungo (173/160), nonostante i miglioramenti segnalati dall’Agenas. Un eccesso di ospedalizzazione che chiama in causa la mancata attuazione della medicina d’iniziativa, del chronic care model e dell’ADI a elevata intensità. In buona sostanza ci si ricovera di più perché non esistono luoghi alternativi per il trattamento delle patologie croniche in fase di riacutizzazione.
La drammatica carenza di PL in RSA e in strutture intermedie impedisce poi la dimissione dei pazienti (spesso impropriamente ricoverati) e ne dilata oltre misura la degenze senza che da questa ne derivi un miglioramento degli outcomes di salute.
Ed infine dal concorso di tali inefficienze organizzative deriva un aumento della spesa che si scarica sui cittadini attraverso eccesso di tassazione, tickets e si traduce in minori investimenti per l’ammodernamento delle strutture e delle tecnologie. Le due tabelle riportate illustrano in modo molto evidente il tipo di correlazione appena segnalato.
In conclusione mi sembra di potere affermare che entrambi i contributi sono concordi nel rifiutare una logica di semplificazione e reductio ad unicum della problematica a vantaggio invece di una visione di tipo sistemico in cui il risultato non è mai la semplice sommatoria delle parti. More is different è il titolo di un celebre articolo del futuro premio Nobel della fisica Philip Anderson: pubblicato nel 1972 su Science in cui si dimostrava come il comportamento di aggregati grandi e complessi di particelle elementari non si possa spiegare in termini di una semplice estrapolazione delle proprietà di poche particelle, ma come al contrario, ad ogni livello di complessità compaiano proprietà interamente nuove.
Il sistema sanitario non sfugge a tale regola e in tale contesto il more è la risultante della integrazione di strutture sanitarie diverse sia per caratteristiche intrinseche (ospedali Hub e spoke a intensività di cura crescente) e sia per caratteristiche estrinseche (l’estensività di cura dell’assistenza primaria e la promozione della salute verso la cura del singolo problema clinico tipico dell’assistenza ospedaliera).
Farsi carico di questa complessità è l’unico modo per uscire dalla strettoia del Piano di rientro che altrimenti rischia di tradursi in una mera operazione di ristrutturazione del debito in cui il disavanzo non viene ridotto attraverso la riqualificazione dell’assistenza ma per il taglio dei servizi e l’incremento della tassazione.
Roberto Polillo
06 febbraio 2014
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