Contratti sanità privata e Rsa, sciopero dei lavoratori il 23 settembre. Cgil, Cisl e Uil Lazio: “Schillaci intervenga”
Cortei e presidi in tutta Italia a partire dalle 10, a Roma appuntamento sotto il ministero della Salute. E la protesta proseguirà “finché non avremo costretto Aris e Aiop ad aprire i tavoli sui rinnovi per chi svolge servizio pubblico”, avvertono Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. Secondo cui “le istituzioni non possono rimanere immobili di fronte a chi ne calpesta i diritti. A partire dalla Regione Lazio”, ma “anche dal ministro Orazio Schillaci”.
20 SET - “Chi garantisce la salute di tutti i cittadini merita dignità nel lavoro. Lunedì 23 settembre incroceranno le braccia per tutto il giorno le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture in cui si applicano i contratti Aiop e Aris sanità privata e Aiop e Aris Rsa”. Cn queste parole
Fp Cgil, Cisl Fp e
Uil Fpl ricordano lo sciopero nazionale in programma per il prossimo lunedì. “Saremo presenti con cortei e presidi in tutta Italia, a partire dalle ore 10”. Ancona, Bologna, Firenze, Milano, Genova, Palermo, Abano Terme, Napoli, Trieste, Campobasso, Bari, Pescara, Torino, Roma, Trento, Cagliari e Catanzaro sono solo alcune delle città coinvolte.
“Abbiamo chiesto – sottolineano i sindacati - da mesi l’apertura dei tavoli: quello per il rinnovo del contratto sanità privata Aris Aiop, fermo al triennio 16/18, e quello per il nuovo contratto unico delle Rsa dove i lavoratori attendono lo sblocco della contrattazione da oltre 12 anni. Le due Associazioni li hanno però negato entrambi, vincolandoli al finanziamento da parte dello Stato. Una risposta per noi inaccettabile”.
Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl i presidi saranno “l’occasione per chiedere a gran voce che venga revocato l’accreditamento alle strutture che non rinnovano i contratti o che applicano contratti che non rispettano la dignità del lavoro garantendo salari dignitosi. Queste strutture, destinatarie di appositi finanziamenti pubblici da parte delle singole regioni, stanno continuando a svilire e sottopagare oltre 200mila lavoratrici e lavoratori che ogni giorno si prendono cura di chi ha bisogno di assistenza. A tal proposito, saremo a Roma, presso il Ministero della Salute, a Napoli, sotto la Regione Campania, e a Milano, davanti la Regione Lombardia, per sensibilizzare il governo a trovare soluzioni che garantiscano ai dipendenti, a parità di lavoro, stessi salari e diritti di lavoratrici, lavoratori e professionisti della sanità pubblica, insieme ai quali concorrono a garantire ai cittadini di poter accedere al servizio pubblico previsto dalla Carta Costituzionale. C’è bisogno di cambiare il sistema garantendo che il valore del lavoro ritorni ad essere al centro della discussione”.
“Non intendiamo fermarci fino a quando non sarà adeguatamente riconosciuta la loro professionalità”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Il 23 settembre anche le lavoratrici e i lavoratori del Lazio incroceranno le braccia per lo sciopero nazionale sui contratti. “E siamo pronti a far crescere ancora una mobilitazione che portiamo avanti da mesi. Proseguiremo finché non avremo costretto Aris e Aiop ad aprire i tavoli sui rinnovi. I 25 mila lavoratori della sanità privata accreditata e i 10 mila delle Rsa della nostra regione sono stanchi di aspettare: pretendiamo salario, tutele e riconoscimento professionale per chi ogni giorno, insieme ai colleghi del pubblico, assicura salute alle persone e alle comunità”. A dichiararlo, in una nota,
Giancarlo Cenciarelli, Giancarlo Cosentino e
Sandro Bernardini – vertici regionali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – che annunciano battaglia per superare l’intollerabile attesa cui le associazioni datoriali stanno costringendo il personale delle strutture sanitarie private e delle residenze sanitarie assistenziali.
“Le promesse fatte non sono state mantenute, le trattative per il contratto unico delle Rsa e per il rinnovo di quello della sanità privata non sono partite. Nel primo caso, grazie alla battaglia dei lavoratori tra ottobre e gennaio, le segreterie nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno sottoscritto due accordi ponte per il settore delle Rsa con l’obiettivo di arrivare entro giugno al contratto unico di settore, mettendo fine a 12 anni di blocco della contrattazione e al dumping contrattuale che mortifica chi lavora. Ma a mesi di distanza la trattativa non si è aperta e viene vincolata alla garanzia di copertura delle risorse da parte del Ministero e delle Regioni. Nel secondo caso, i dipendenti con contratto sanità privata Aris Aiop hanno visto riconosciuto un rinnovo contrattuale solo nel 2020, dopo 14 anni di blocco della contrattazione, e solo allora è stato possibile riallineare le retribuzioni a quelle della sanità pubblica allora in vigore. Ad oggi in sanità pubblica c’è stato un altro rinnovo del contratto (2019-2021) e si sono aperte le trattative per quello successivo (2022-2024). In sanità privata, invece, anche in questo caso le associazioni vincolano il rinnovo alla copertura delle risorse. Una vergogna”, spiegano i sindacalisti. “Noi non ci stiamo: è inaccettabile che il personale di un comparto che nel Lazio copre oltre il 40% delle prestazioni sanitarie e quasi la totalità del sanitario-assistenziale debba essere di nuovo ostaggio di imprenditori predoni che fanno cassa sulla pelle di infermieri, oss, tecnici, ostetriche, professionisti, terapisti, specialisti della riabilitazione, personale amministrativo e di assistenza che si spende ben oltre il proprio dovere per assistere i pazienti”.
“Stiamo parlando di dipendenti che svolgono servizio pubblico, al pari dei colleghi della sanità pubblica, garantendo il diritto costituzionale alla salute e l’universalismo delle cure. Per questo le istituzioni non possono rimanere immobili di fronte a chi ne calpesta i diritti. A partire dalla Regione Lazio che, come promesso, deve esercitare ogni pressione possibile su Aris e Aiop e in Conferenza Stato-Regioni: chiediamo di chiudere i rubinetti delle risorse pubbliche alle strutture che non rispettano i lavoratori e di togliere l’accreditamento a chi si rifiuta di rinnovare i contratti. Ma anche dal ministro Orazio Schillaci che di fronte a questa vergogna deve intervenire. Ecco perché lunedì prossimo, il 23 settembre, sarà sciopero in tutta Italia e, con i lavoratori del Lazio, saremo in presidio sotto la sede del Ministero della Salute dalle ore 10 alle 13”, concludono Cenciarelli, Cosentino e Bernardini. “Noi non ci fermeremo e se sarà necessario proseguiremo, insieme alle federazioni nazionali di categoria, con ancora più determinazione verso un obiettivo chiaro: stesso lavoro, stesso salario, stessi diritti”.
20 settembre 2024
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