Abolizione del tetto di spesa per privato per ridurre le liste d’attesa al Nord? Ganau e Sanna replicano a Doria
di Elisabetta Caredda
Si accende il dibattito sulle dichiarazioni di Doria in merito all’abolizione del tetto al privato per superare il divario tra Nord e Sud dell’Isola. Ganau: “E’ superato nei fatti sia dalla norma che ha permesso la nascita e il finanziamento del Mater Olbia, sia dalle risorse disponibili per il contrasto alle liste d’attesa”. Sanna: “L’assessore rilancia la discutibile strategia del dare le colpe a chi ha governato in passato, dimenticando che la Giunta è in carica da ormai 4 anni”.
13 APR - Le dichiarazioni dell’assessore alla Sanità,
Carlo Doria, in merito alla possibilità di riprendere la battaglia sull’abolizione del tetto della spesa della sanità privata convenzionata imposta dalla spending review per ottenere una maggiore distribuzione delle risorse da destinare ad un riequilibrio delle prestazioni tra il nord e sud Sardegna, non convincono il capogruppo PD
Gianfranco Ganau, componente della commissione Salute, ed il presidente dell’associazione sarda di AcliSalute
, Salvatore Sanna.“Sulle dichiarazioni rilasciate dall’assessore Doria riguardo alle motivazioni che hanno portato al divario fra il centro-nord Sardegna ed il sud dell’isola nella disponibilità delle prestazioni sanitarie – commenta Ganau -, teniamo ad approfittare dell’occasione dell’argomento toccato per fargli un breve riassunto per quanto riguarda alcune sue affermazioni non corrispondenti, però, alla realtà”.
In merito alla conoscenza del divario tra nord e sud della rete ospedaliera, spiega il capogruppo PD “c’è da segnalare che il divario esistente nasce dalla presenza dell’azienda sanitaria regionale del Brotzu che è azienda di interesse nazionale e fornisce funzioni per tutta la Regione. Tuttavia per quanto riguarda le azioni di riequilibrio verso le altre aree più in difficoltà, da Nuoro alla Gallura all’Ogliastra al Medio Campidano, gli interventi effettuati risalgono ai piani sanitari regionali dell’assessore Dirindin e dell’assessore Arru. Non si registra durante le tre legislature guidate dal centrodestra negli ultimi 25 anni alcun intervento di riequilibrio della rete ospedaliera, e, in questa, i soli interventi maldestri sul microcitemico sottratto al Brotzu e sul Marino di Alghero sottratto per darlo all’AOU di Sassari, sono poi risultati, per quel che vediamo, entrambi progetti assolutamente fallimentari. In ogni caso nessuna azione di riequilibrio, che pure è possibile per legge, può essere datato in queste tre ultime legislature a guida centrodestra”.
“Per quanto riguarda il divario nelle dotazioni delle strutture private convenzionate – prosegue il consigliere -, la rilevazione di questa inaccettabile differenza (10 euro al sud per 1 euro al centro-nord per cittadino) risale solo al 2018, e non a generazioni precedenti, quando con l’azienda unica sono state rese trasparenti e intellegibili l’uso di queste risorse prima allocate nelle singole Asl. L’intervento dell’allora DG Fulvio Moirano è stato un immediato riequilibrio delle risorse attraverso la limitazione della spesa storica al solo 65% dell’intero ammontare e ad una distribuzione su base degli abitanti e dei bisogni effettivi dell’altro 35%. Questo riequilibrio è stato mantenuto, in virtù della delibera Moirano per il biennio 2018-19, per poi essere totalmente cancellato negli anni 2020, 2021 e 2022, così come il vincolo di mantenimento della spesa storica per delibera della Giunta Regionale è stato riportato alla totalità, salvo nuove convenzioni”.
“Quanto al tema del tetto massimo da superare – aggiunge Ganau -, che non dipende dalla spesa in sanità ma sta in una legge di rilevanza economica risalente al Governo Monti, questo è superato nei fatti sia dalla norma che ha permesso la nascita e il finanziamento del Mater Olbia, sia dalle risorse che possono essere disponibili per il contrasto alle liste d’attesa. Infatti, nel 2020 con il direttore
Marcello Tidore, per impegno pubblico preso dal Presidente Solinas, venne stanziata una somma aggiuntiva di 2 milioni euro che venne ripartita in base alla popolazione residente mentre l’anno successivo con il cambio di direzione e il cambio di direzione nell’azienda unica, la somma aggiuntiva fu ripartita anch’essa sulla base della spesa storica, aumentando il divario tra centro-nord e sud dell’isola.
“Se si perde tempo solo ad inaugurare cose che non si aprono davvero o raddoppi fittizi di reparti o altre banalità – conclude il capogruppo Pd -, e non si studia né si ascolta chi ti può dare consigli, anche dall’opposizione, il rischio di dire cose sbagliate è molto elevato come quello di lasciare un ricordo peggiore dei propri predecessori. L’assessore dunque ha la possibilità di essere giusto nei confronti dei cittadini e distribuire le risorse, anche con gradualità sulla base dei residenti e non degli operatori oppure lasciare tutto così com’è. Anche gli 8 milioni annunciati già due volte e mai arrivati agli operatori e quindi ai pazienti. Ai tempi di Pigliaru e Arru, spesso denigrati, molto ingiustamente, Moirano lo aveva fatto, così come lo ha fatto Tidore con questa giunta. Chi è venuto dopo di loro non ha avuto il coraggio di farlo, ma come dice Manzoni il coraggio non ce lo si può dare se non lo si ha”.
Per il presidente dell’associazione sarda di AcliSalute, Salvatore Sanna, “a leggere le risposte dell’Assessore Doria sul mancato riequilibrio delle liste di attesa tra Sud e Nord dell’isola c’è da rimanere sconvolti e oltremodo preoccupati”. “Dopo aver in prima battuta snocciolato numeri e dati – prosegue Sanna -, smentibili da qualsiasi cittadino che cerca invano di programmare una visita specialistica o un esame diagnostico nel centro nord Sardegna in tempi non biblici, l’assessore rilancia la discutibile strategia del dare le colpe a chi ha governato in passato, dimenticando di far parte di una giunta in carica da ormai quattro lunghissimi anni. E come non bastasse afferma che per avere un riequilibrio delle risorse per il centro nord bisognerebbe lanciare una battaglia contro i tetti di spesa ancora vigenti in tutte le regioni. E vorrebbe fare questa battaglia proprio nel momento in cui ci sono da far crescere gli stipendi degli operatori del sistema pubblico”.
“Prendendo sul serio questa boutade – osserva in conclusione il presidente dell’associazione AcliSalute - verrebbe da domandare chi darebbe il via libera a questa assurda idea nel 2024 considerati i conti pubblici. Verrebbe poi da chiedere quanto devono aspettare i cittadini sassaresi, nuoresi o galluresi per potersi fare una risonanza o una tac, o avere una visita cardiologica. Domande a cui evidentemente il dott. Doria non saprebbe rispondere perché quel che sembra certo leggendo le sue affermazioni, è un totale disallineamento con la realtà dei fatti percepita da ogni singolo cittadino del centro nord Sardegna”.
Elisabetta Caredda
13 aprile 2023
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