Presto inizierà, nei Consultori dei Piemonte, il lavoro dei gruppi pro-vita teso a scongiurare gli aborti. Lunedì scorso, infatti, la commissione Salute del Consiglio regionale ha dato parere favorevole (con il sì di Lega Salvini Piemonte, Forza Italia, Fratelli d’Italia, e il vito contrario di Pd, Movimento 5 Stelle, Misto Movimento 4 Ottobre Frediani) alla bozza di delibera per il cosiddetto “fondo vita nascente”.
Il progetto nasce da un emendamento presentato al Bilancio di previsione 2022-24 della Regione (Legge regionale 29 aprile 2022, n. 6) dall'assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia), lo stesso assessore che nel 2021 aveva ottenuto che tra i requisiti per entrare negli elenchi delle organizzazioni ed associazioni che possono operare nei servizi di tutela materno-infantile delle Asl, tra cui i consultori, fosse prevista “la presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento”.
Da Facebook tuona contro il progetto Sarah Disadatto (M5s): “La maggioranza, fregandosene di tutte le nostre denunce (15 minuti di intervento nel merito) e degli appelli a compiere un passo indietro, ha dato il suo assenso ad un atto che finanzia le associazioni antiabortiste e consente loro di “intercettare” le donne che si rivolgono ai consultori e alle strutture sanitarie per esercitare un diritto sancito per legge, il diritto all’aborto”, scrive.
Domenico Rossi e Diego Sarno (Pd), secondo quanto riferisce una nota di fine seduta diramata dall’ufficio stampa della commissione, hanno chiesto il rinvio della discussione a dopo l'approvazione della variazione di Bilancio "per ovviare a eventuali istanze di incostituzionalità e a possibili impugnative”.
Per Rossi sarebbe stato meglio, inoltre, prevedere di erogare i fondi ad Asl ed enti gestori, che avrebbero poi potuto coinvolgere le associazioni, come dimostra il caso di Novara, ove non esiste elenco di associazioni accreditate e, qualora non ce ne fossero con i requisiti, le donne di quel territorio rimarrebbero senza sostegno.
“Le donne in difficoltà vanno aiutate potenziando i consultori e i servizi sanitari, aumentano le risorse alle polemiche già esistenti (asili, assegno unico famigliare ecc...) oppure tramite attività di informazione e misure di prevenzione delle gravidanze indesiderate, non criminalizzando chi sceglie di esercitare liberamente il proprio diritto all’aborto”, sottolinea Diego Sarno su Facebook.
Francesca Frediani (M4o) si dice “favorevole” a "politiche che possano sostenere la #maternità e consentano alle donne di diventare madri con consapevolezza e serenità”. Ma la delibera presentata in commissione dall’assessore Marrone (#FdI), “suscita non poche perplessità. Prima di tutto, l’erogazione del Fondo di Vita Nascente passa attraverso gli elenchi delle associazioni beneficiarie che verranno cancellati dalla variazione di bilancio. In secondo luogo, rispetto alla facoltà di partorire in segretezza, riteniamo che i fondi siano insufficienti”.
La vicenda arriva anche all'attenzione della politica nazionale. “In #Piemonte la destra che governa la Regione ha scelto ancora una volta l’oscurantismo: 400mila euro alle associazioni #ProVita per aiutare le donne che decidono di non abortire”, scrive Chiara Gribaudo, deputata del Pd, su Facebook.
“Con il finanziamento di ben 400mila euro alle associazioni Pro Vita per aiutare le donne che `decidono di non abortire´, Fratelli d'Italia in Regione Piemonte sferra un altro colpo basso al diritto e all'autodeterminazione di chi vuole interrompere la gravidanza”, è il commento, in una nota, di Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali italiani e Vittoria Loffi, coordinatrice della campagna `Libera di abortire´. “Il fondo `Vita nascente´ voluto dall'assessore al Welfare, Maurizio Marrone, non è che un'emanazione della rete internazionale integralista che va dalla destra americana alla Russia di Putin e che investe milioni di euro anche in Europa e in Italia per finanziare i partiti e movimenti anti-scelta. Nulla che davvero ci sorprenda visto che nelle Regioni governate da Fratelli d'Italia il diritto di aborto sancito dalla legge 194 viene smantellato pezzo per pezzo ormai da anni, a partire da quello farmacologico”.
“Non servono — concludono Crivellini e Loffi.— mance una tantum ma serve finalmente realizzare politiche efficaci di conciliazione vita-lavoro che possano agevolare le donne nello scegliere liberamente per la loro vita e se avere un figlio o meno. Serve anche informazione trasparente e smettere di stigmatizzare e complicare in ogni modo la scelta dell'interruzione di gravidanza. Con la campagna Libera di Abortire siamo impegnate da anni su questi punti anche nello sforzo di migliorare la 194 ed eliminare le zone grigie di cui alcune Regioni a governo centrodestra sembrano ampiamente approfittare”.