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Riforma 118, se la Fnomceo va contro le società scientifiche

di Comitato Direttivo Nazionale SIIET

13 SET - Gentile Direttore,
facciamo riferimento al documento proposto in audizione in Senato, il 9 Settembre scorso, dalla presidenza FNOMCeO e riguardante la riforma del sistema di emergenza urgenza sanitaria. In tale documento, riferendosi ad alcuni DdL in esame, si puntualizza in primis come il SET 118 debba essere un “servizio territoriale”.
 
Cade in questo modo quanto riportato, peraltro anche con l’assenso delle maggiori società scientifiche di area medica ed infermieristica, l’assunto per cui il sistema dovrebbe essere invece integrato profondamente con la parte ospedaliera dipartimentale afferente all’emergenza urgenza, questo proprio per garantire continuità nei percorsi e per poter sfruttare le alte professionalità e specializzazioni presenti in questi sistemi. Si torna, in un momento, a modelli vetusti e non performanti in disuso da decenni.
 
Non solo, forse non accorgendosi che esiste un sistema 112, già implementato in molte parti d’Italia, si intende cancellare anche questo a vantaggio del vecchio 118, “allo scopo”, si legge, “di agevolare la rapidità degli interventi”, senza per spiegare in che modo o la fonte scientifica che renda così assoluto tale assunto.
 
Continuando si elencano necessità formative di tipo ECM, da rivolgere ai professionisti medici ed infermieri, che per appaiono, per come declinate, adatte più ad un banale corso abilitante per laici , mostrando di ignorare le vere necessità formative e le carenze pure presenti, e certamente da sanare, nel sistema.
 
Si inserisce nel documento anche un po’ di COVID, che non guasta mai, chiedendo di sviluppare l’organizzazione del sistema 118 provinciale, “sulla base delle esperienze acquisite durante la pandemia”. In che modo e sotto quale punto di vista?
 
Scorrendo ancora il documento, sul quale ancora altro ci sarebbe da dire, si legge una declinazione puntuale dei mezzi che a parere dei rappresentanti di FNOMCeO dovrebbero essere garantiti.
 
Ecco che riappare un vecchio motivo di frizione tra le parti medica (almeno una parte minimale di essa) ed infermieristica. Il mezzo avanzato viene definito come quello con a bordo sia il medico che l’infermiere. Nessun problema su questo assunto, se non fosse che tale affermazione è in contrasto con quanto dichiarato nella legge quadro del 1992 e che non tiene conto di tutti gli altri, sia quello infermieristico che quello con solo medico a bordo, che diventano così mezzi di soccorso di cui si fatica, stante quanto si va ad affermare, a comprendere la capacità assistenziale. Su questi mezzi, poi, non viene neppure definita la possibilità della presenza di un autista soccorritore ma solo, eventualmente, di personale volontario.
 
Le conclusioni portano poi ad una posizione che lascia ancora una volta perplessi: “La presenza di un medico a bordo, secondo le evidenze, fa la differenza riguardo a tutte le condizioni cliniche di emergenza, medica e chirurgica, in cui il ragionamento clinico diagnostico differenziale precoce, conseguente alla valutazione obiettiva del paziente, e non riferita tramite telefono, unitamente alla terapia medica di emergenza precoce assumono comprovato ruolo salvavita, come, ad esempio, nell’arresto cardiaco improvviso”.
 
Davvero si fatica a comprendere quanto affermato, in primis perché si continua a parlare di diagnosi effettuate sul territorio, citando evidenze che per non vengono mai esposte, poi perché per meglio contestualizzare la frase ci si riferisce all’arresto cardiaco improvviso che è per , come chiunque lavori in quest’area sa bene, la situazione maggiormente codificata e codificabile in questo setting, oggetto di specifici corsi di formazione (come l’ACLS, che per si dà atto non compare in quelle che FNOMCeO ritiene essere primaria necessità formativa, almeno leggendo questo documento).
 
Inoltre, preme sottolineare come questa affermazione vada in netto contrasto con quanto dimostrato nello studio condotto dalla FIASO nel 2018 che fissa al solo 5% la necessità di in supporto medico sull’evento normalmente gestito dal SET 118.
 
A nostro avviso, in un Paese moderno tale studio predisporrebbe, da solo, le basi per la riorganizzazione del SET stesso a favore di sistemi performanti demedicalizzati o con medicalizzazione molto specialistica e maggiormente limitata nei numeri, preoccupandosi di centralizzare la preziosa risorsa medica in contesti strategici fortemente sotto pressione come ade esempio i Pronto Soccorso.
 
La più volte sbandierata diagnosi medica in questo contesto, e non certamente in ambito territoriale, risulterebbe determinante e di fondamentale utilità per la collettività, come largamente evidenziato negli anni dalla SIMEU.
 
Purtroppo quello che leggiamo appare un appoggio incondizionato ad una visione non maggioritaria e ad uno specifico disegno di Legge, quello Castellone, che già ha visto la bocciatura senza appello da parte di moltissimi attori, tra cui per l’area medica quello di SIIARTI e SIMEU o AAROI-EMAC e per quella infermieristica di ANIARTI e SIIET, solo per indicarne alcuni tra i molti estensori di un documento intersocietario già precedentemente pubblicato.
 
Perché quindi una Federazione Nazionale degli Ordini non tiene conto di quanto la parte scientifica maggioritaria della professione che rappresenta afferma e continua a perseguire posizioni minoritarie e certamente poco fondate da un punto di vista tecnico e scientifico?
 
Comitato Direttivo Nazionale Società italiana infermieri emergenza teriitoriale (SIIET)
 


13 settembre 2021
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