Sindrome alcool fetale. Il monitoraggio in Italia deve diventare stabile
di Luigi Stella
10 SET -
Gentile Direttore,
sono trascorsi circa quattro mesi da quando ebbi modo di
complimentarmi con il Direttore e con tutto lo staff di Quotidiano Sanità (QS) per l’interessante articolo pubblicato il 14.05.2021 sull’alcool (
Aumentano i consumi e tra i giovani è ormai cronico il binge drinking e con pandemia boom home delivery) in occasione della Relazione Alcool 2020 del Ministero. Ricordo che a quel bell’articolo aggiunsi la sindrome alcool fetale (FAS). Oggi, devo complimentarmi ancora una volta per il puntuale articolo di QS in occasione sulla Giornata mondiale della sindrome feto-alcolica che rappresenta una vera piaga per la sofferenza, ma anche per i costi sanitari che induce, parlo anche dei costi sanitari, perché vorrei richiamare l’interesse dei politici. Ministero: “Parola d’ordine zero alcol in gravidanza”.
Nell’articolo, e come si riporta nel mio precedente, si parla di come è complicato fornire dati epidemiologici e quindi dare cifre verosimili, poiché non esistono ricerche attendibili che misurano prevalenza e incidenza. Ed ebbi a dire: è possibile che in un paese che si colloca tra i primi del mondo non siamo in grado di avere un sistema di sorveglianza della sindrome e come al solito dobbiamo ricorrere ad altri paesi europei e agli Stati Uniti. Citammo la legge 125 e la Sua mancata applicazione e come è necessaria la formazione per gli operatori sanitari per la prevenzione, perché nel caso specifico di questo si tratta. Trovo singolare che il Ministero dichiari: “la FAS si può prevenire al 100%, ma per farlo è indispensabile che i medici forniscano alle donne in gravidanza e in età fertile ……”.
E’ complicato individuare il motivo del perché i medici non forniscono informazioni utili, di questo. Purtroppo ciò non avviene perché l’abbiamo spiegato chiaramente c’è bisogno di formazione specifica nel percorso universitario, nelle specializzazioni, per esempio è noto che tutte le donne durante la gravidanza sono seguite dal ginecologo, ma anche dal medico di famiglia per la prescrizione dei vari esami e controlli. Un attento monitoraggio di tutti gli interessati porterebbe il nostro paese ad avere anche dei dati certi e attendibili. Importante è che finalmente, come riportato dal vostro articolo, che il Ministero della Salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità un progetto pilota (fondi CCM) - Prevenzione, Diagnosi precoce e trattamento mirato di FASD e FAS e che a fine anno saranno disponibili i dati. Ciò che chiediamo è di implementare un sistema che sia stabile e che faccia parte della normale pratica clinica.
Dicevo che è singolare che il Ministero denunci lo stato delle cose, perché è il Ministro che dovrebbe suggerire le leggi (e diciamo che in questo caso è stato legiferato 20 anni fa, ma la legge è rimasta sulla carta). Quello che chiediamo al Ministro è di essere protagonisti ed essere attenti a intraprendere un percorso di miglioramento e far applicare le leggi e laddove necessario di aggiornarle, non è più possibile piangersi addosso. Queste sono battaglie di civiltà, perchè evitare che sfortunati vengano al mondo, segnati per la tutta la vita è categorico.
Pertanto in conclusione chiediamo una risposta concreta che, come d’abitudine, viene posta con grande senso di responsabilità, nella consapevolezza che vanno fatte scelte che facciano uscire il Paese dalla grave crisi in cui si trova, considerando che ci sono scelte altrettanto irrinunciabili per interrompere una spirale di impoverimento ed emarginazione dell’assistenza Pubblica e Privata, con un aggravio sia in termini di sofferenze, di vite perse e di spesa.
Luigi Stella MD, PhD
Presidente Nazionale Società
Italiana Tossicodipendenze (SITD)
10 settembre 2021
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